Il Circus si sposta verso Monaco per il sesto GP stagionale. La cancellazione dell’evento imolese avvolge la F1 in un alone di mistero poiché alcune squadre, Mercedes su tutte, avevano “in canna” diverse modifiche da applicare alle proprie monoposto. Anche la Ferrari, che intende introdurre update più consistenti in Spagna, sperava di testare qualche ulteriore novità in un processo di sviluppo graduale e contingentato.
Montecarlo non sarà la pista più adatta per far progredire una vettura, ma di certo le squadre non se ne staranno con le mani in mano perché il lavoro da fare per provare a colmare la distanza dalla Red Bull è enorme. Dopo tre mesi di attività piuttosto balbettante (ricordiamo che Imola, dopo la Cina, è il secondo weekend saltato per cause di forza maggiore) è chiaro che la vettura progettata in quel di Milton Keynes abbia letteralmente spiazzato la concorrenza che non si aspettava di dover amministrare divari così grossi.
Volendo osservare i fatti da un’altra angolazione, si potrebbe addirittura sostenere che non sono le scuderie che ora arrancano ad aver “ciccato” i rispettivi progetti, ma che la RB19 è andata al di là delle più drammatiche (per gli altri) previsioni. A dare un rapido sguardo all’evoluzione cronometrica tra il 2022 e il 2023 si nota che tutte le scuderie, nonostante le nuove regole sui pavimenti e sull’altezza degli stessi, hanno ottenuto guadagni.
Ferrari spiazzata dalla crescita della Red Bull
Il caso più clamoroso è quello della Aston Martin che ha compiuto un balzo incredibile. Considerando la sostanziale stabilità regolamentare, si pensava che le prestazioni potessero convergere e soprattutto che Red Bull, anche a causa delle limitazioni determinate dalle regole tecniche e dalla penalità inflitta dalla FIA, potesse progredire meno delle altre.
Questo elemento ha spiazzato squadre come Mercedes e Ferrari che, in inverno, avevano evidenziato dei guadagni cronometrici nella sfera simulativa che si ritenevano potessero essere sufficienti per essere ingaggiati in lotta con i campioni del mondo. Già nei test del Bahrain è giunta la doccia fredda dalla quale è scaturita la necessità di rimaneggiare le proprie vetture. Mercedes con un piano rivoluzionario e d’impatto, Ferrari con modifiche graduali votate alla conservazione del concept attuale.
Che a Maranello siano rimasti straniti dalle prestazioni della RB19 lo ha confermato Charles Leclerc. Il monegasco – non riusciamo a trattenere un pizzico di stupore – afferma che l’auto sta funzionando proprio come previsto. “Onestamente, la macchina sta facendo esattamente quello che ci aspettavamo che facesse, quindi non è che abbiamo fatto un cattivo lavoro o non siamo stati all’altezza delle nostre aspettative“.
Il pessimo avvio iridato della Ferrari si spiegherebbe quindi con una Red Bull che avrebbe migliorato più del preventivabile. “Sfortunatamente la Red Bull ha fatto un passo due volte più grande rispetto a noi”, ha sottolineato Charles confermando che Maranello è in linea coi piani.
Ma la realtà attuale è un’altra e la Ferrari deve ricalibrare il tiro. Da qui l’implementazione di un pacchetto di upgrade che dovrà essere impattante ma non stravolgente del concetto. “Ci sono alcune cose che abbiamo capito che dovrebbero apparire molto meglio per il futuro. Ora capisco un po’ di più perché siamo qui in questo momento“, ha spiegato Leclerc.
“Sono fiducioso per il futuro, probabilmente non a breve termine, perché il gap con la Red Bull è significativo. Ma sono sicuro che torneremo. Non voglio dare una scadenza, ma lavoreremo il più possibile per farlo presto“.
La filosofia che caratterizza la SF-23 non è quindi in discussione. Lo aveva anticipato Frédéric Vasseur parlando del futuro immediato, lo conferma Leclerc il quale svela che a Maranello sanno già su quali aree dovrebbero concentrarsi per ridurre il divario dalla Red Bull.
Ferrari: la dolce bugia di Leclerc
“Stiamo studiando il concetto della vettura, ma è ancora troppo presto per trarre conclusioni. Non ha funzionato come volevamo, ma ciò non significa che dovremmo cambiare completamente d’ora in poi. Abbiamo già alcune idee su dove dobbiamo lavorare per raggiungere la Red Bull“.
Dalle parole dell’ex Sauber si desume un’evidenza: il ritorno della Ferrari non sarà veloce e non è detto che possa realizzarsi nel corso di un campionato che ha un padrone riconosciuto: Max Verstappen la cui forza non spiazza nessuno.
A proposito di disorientamento. Ammettiamo che Red Bull sia andata oltre certe previsioni (si fa fatica a prendere questo concetto per oro colato, onestamente), l’idea che Ferrari possa non essere stata ingannata nelle sue valutazioni arriva dall’ascesa della Aston Martin che ha dimostrato che progressi ben più importanti erano possibili, anche in un contesto normativo che esprimeva una linea di continuità.
Forse la verità è un’altra rispetto a quella espressa da Leclerc: la SF-23 è una vettura che non ha saputo correggere i difetti espressi dalla progenitrice F1-75. Perché i problemi della macchina non riguardano solo la prestazione pura (in qualifica le cose non vanno poi così male), ma investono soprattutto la gestione delle lunghe distanze, quando l’auto soffre nell’amministrare gli pneumatici. Quella di Leclerc sembra una dolce bugia espressa per togliere pressione all’ambiente e per dare tempo agli ingegneri di uscire dalle sabbie mobili in cui il team è finito.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari, Oracle Red Bull Racing, Mercedes AMG