Carlos Sainz è alla terza stagione alla corte del Cavallino Rampante. Dopo due anni completi e uno scorcio di mondiale è possibile fare un primo bilancio della sua esperienza in Ferrari. Se al debutto ha sorpreso un po’ tutti riuscendo a finire davanti al compagno di squadra, nel 2022 le cose si sono allineate andando incontro a quello che era il pensiero dominante, ossia che lo spagnolo non avesse la consistenza globale di Charles Leclerc.
L’avvio della stagione scorsa è stato difficile per l’ex McLaren che, in alcune fasi, ha quasi bisticciato con la F1-75, la monoposto che doveva soddisfare le nuove esigenze regolamentari. Il processo di comprensione delle vetture “Next Gen” e stato molto lungo e solo alla metà dell’annata il madrileno ne è venuto parzialmente a capo, iniziando a sciorinare delle prestazioni di un certo rilievo. Su tutte, chiaramente, la vittoria di Silverstone, la prima in carriera. Ma anche la tenacissima gara canadese in cui è stato una fastidiosa spina nel fianco di Max Verstappen.
Quei due GP, oltre ad altri eventi, avevano dato la sensazione che il processo di apprendimento e di comprensione fosse prossimo al compimento totale. E invece restano ancora delle problematiche irrisolte e questo avvio del 2023 lo sta dimostrando. Mentre in qualifica Leclerc chiarisce di essere il solito fenomeno, Sainz arranca. In gara le cose forse vanno peggio ancora, visto che è costante l’apertura di una forbice prestazionale tra i due alfieri della Rossa.
Charles non è mai stato in grado di portare la SF-23 sul gradino più alto del podio, è vero, ma le sue performance sono sempre state molto più solide di quelle di Carlos che invece ha spesso bivaccato nell’anonimato, così come è accaduto nell’ultimo Gran Premio dell’Azerbaigian.
Sainz non si è mai del tutto adattato alla “F1 2.0”
La verità è che Sainz sta combattendo con questa tipologia di macchine sin dai test di Spagna del 2022. Le vetture di nuova generazione sono cambiate sensibilmente nel modo in cui affrontano la frenata e, di conseguenza, gestiscono il calo della downforce in base alla velocità. Le transizioni di forze sono più lente a causa dell’accresciuto peso del corpo vettura.
La fase in cui si marca la più grande differenza tra le monoposto 2021 è quelle attuali è quindi quella di arresto. Questo perché le auto che si reggono aerodinamicamente sui canali Venturi mutano maggiormente, rispetto al passato, le loro caratteristiche in base alla velocità d’esercizio. Il carico aerodinamico generato sotto il fondo, infatti, dipende molto più dalla velocità rispetto a prima. Questo perché una quota superiore di aderenza rispetto al passato si crea nel sottoscocca.
Frenando ad alta velocità i conducenti avvertono una grande quantità di aderenza scaturente dall’aerodinamica. Che, però, crolla molto più di prima a parità di decelerazione. Un bel rompicapo da gestire perché la cosa necessita un approccio diverso. E da qui la difficoltà di alcuni driver ad adattarsi al nuovo contesto. Vedasi, nel caso di specie, Carlos Sainz.
I conducenti devono quindi modulare diversamente il momento della frenata. All’inizio della stessa sono chiamati ad aggredire con forza ma poi bisogna gestire il momento in cui si rilascia il pedale perché l’effetto suolo tende a calare sensibilmente facendo perdere aderenza e, susseguentemente, capacità di arresto. Staccando troppo in fondo le ruote anteriori si bloccano. Pertanto è meglio se si anticipa la manovra di una decina di metri. Così si evita il bloccaggio e soprattutto si riesce a posizionare più correttamente la macchina in curva.
La nuova F1 premia chi non è abituato a staccare tardi. Il nuovo stile di guida impone di essere più puliti e “rotondi”. L’obiettivo è quello di arrivare all’apex delle curve quanto più dritti possibile per aprire il gas prima. Questo è il frangente nel quale, per molte gare, Sainz ha pagato dazio a Leclerc che ha uno stile meno aggressivo in frenata.
Il cammino sull’adattamento è stato comunque percorso da Sainz ma non è arrivato ancora a compimento. E dopo 26 gare totali della nuova generazione della Formula Uno si può addirittura pensare che potrebbe non accadere e che lo spagnolo, di tanto in tanto, mostrerà dei punti di sofferenza. Infatti, quel che colpisce, è come le prestazioni siano altalenanti: a gare molto solide ne corrispondono altre opache che vengono a generarsi su determinati tipi di pista che l’ex McLaren non riesce a digerire nonostante gli sforzi.
Baku è uno di questi tracciati e nel 2023 le difficoltà sono state rese più sensibili dal nuovo format del weekend. In parole semplici, Sainz ha potuto sfruttare soltanto una tormentata sessione di prove libere per definire, insieme ai suoi ingegneri, il setup corretto della SF-23. Ma non solo, in una sola ora di test non è stato in grado di trovare quel feeling necessario che si deve creare con la macchina in relazione alla specifica pista. Le altre sessioni, infatti, rappresentavano tutte un momento ufficiale: o definivano una griglia di partenza o mettevano in palio dei punti. E Carlos è arrivato impreparato a questi turni.
Sainz: un weekend normale per ritrovare serenità. Basterà?
In questo tortuoso percorso che lo spagnolo sta compiendo si punta almeno a un po’ di normalità. Il Gran Premio di Miami riproporrà il normale format. Fattore, questo, che potrebbe in qualche modo aiutare a definire un assetto corretto e a trovare il giusto adattamento alla pista.
“In un certo senso trovo positivo che la prossima gara arrivi rapidamente. Ovviamente, forse, avrei bisogno di un po’ più di tempo, ma abbiamo cambiato le cose in passato in tre o quattro giorni e mi aspetto che faremo lo stesso prima di Miami. Penso di aver bisogno di un weekend normale per riprendere confidenza con la macchina. E se il feeling è lo stesso di qui, avrò alcune sessioni per sperimentare il set-up. Ma non mi aspetto che sia lo stesso del mio weekend australiano dove sono andato molto forte“, aveva spiegato il madrileno alla fine del GP di Baku.
L’ultima affermazione riporta tutto nella dimensione delle non grandi aspettative per la prossima gara. Cosa che accade un po’ per le difficoltà che il pilota sta affrontando, un po’ perché la SF-23, anche se ha chiuso col primo podio stagionale, è ancora una macchina convalescente che è ben lontana dalla Red Bull e che deve sempre guardarsi le spalle dalla Aston Martin e dalla Mercedes.
“Penso che abbiamo ancora molto lavoro da fare in gara. Quando vedi quanto siamo stati più veloci rispetto ad Aston in qualifica e questa è stata sulla coda di Charles per tutta la gara capisci che la macchina ha ancora una debolezza fondamentale nel passo gara; quindi mi aspetto che continuiamo a fare piccoli passi nella giusta direzione”.
Sainz è molto lucido nel fotografare i fatti. La SF-23 non è una macchina da gara perché soffre nella gestione delle gomme e sulle lunghe distanze cede preziosi decimi di secondo alla concorrenza. Carlos però acuisce questa dinamica, visto che sulla lunga distanza non riesce ad essere quasi mai incisivo rispetto a Leclerc. E questo fattore riconduce alle difficoltà che sta incontrando da un anno a questa parte.
Con una Formula Uno che annovera ben sei gare sprint in calendario, quindi con un format anomalo, i problemi di Sainz potrebbero addirittura aumentare. Anche perché i piloti sono sempre meno protagonisti in pista e più attivi ai simulatori. Cosa che evidentemente non sta aiutando il madrileno nel suo percorso di comprensione del mezzo. Un bel rompicapo che il figlio d’arte deve risolvere se vuole dare un senso alla sua esperienza rossa che, dopo l’avvio roboante, si è appiattita. Al momento non si vedono sussulti, sarà in grado di produrne?
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari