Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. Sei location diverse, altrettante vittorie per la Red Bull. Montecarlo, così come ognuna delle cinque precedenti piste sulle quali si è corso in questo campionato del mondo 2023, ha evidenziato quanto la vettura di Adrian Newey sia davvero di un altro pianeta rispetto a Ferrari, Mercedes e qualsiasi altro competitor.
Questa F1 sta dimostrando di essere combattuta nelle posizioni di rincalzo. Se per assurdo Red Bull non esistesse saremmo dinanzi ad un campionato incerto. Ma è proprio nella volontà di Liberty Media di limitare in tutti i modi l’idea di meritocrazia con un regolamento che vuole affliggere i più bravi, i più capaci, quelli che operano meglio degli altri che si sta costruendo l’imperio di Milton Keynes.
Mercedes. La F1 è un modello imperfetto che favorisce i domini
Se si è arrivati all’applicazione di questo modello imperfetto è perché quel regolamento che doveva bloccare le posizioni dominanti sta invece favorendo l’emersione di un unico soggetto. Il discorso è molto semplice: in un quadro finanziario e regolamentare così incatenato sarà molto difficile per gli avversari ridurre la quota di distacco dalla vetta.
È proprio quel Circus che ricerca in maniera maniacale il livellamento per aumentare lo spettacolo che determina la noia mortale alla quale probabilmente assisteremo nel prosieguo del campionato. Infatti, ad ora, è inimmaginabile che, con il budget cap e il contingentamento delle ore di lavoro, Aston Martin, Mercedes e Ferrari possano incollarsi alle RB19.
Qualcuno ha detto che Adrian Newey ha spinto sull’acceleratore perché sapeva di non poter sviluppare puntualmente la macchina. Nei mesi futuri capiremo se questa cosa è vera e soprattutto comprenderemo se le nobili decadute, Ferrari e Mercedes, saranno davvero in grado di colmare il gap o se resteranno lì a spartirsi i gradini più bassi del podio in una lotta col nuovo soggetto emergente che risponde al nome di Aston Martin che ha lavorato a fari spenti e senza fare troppi proclami. Quelle dichiarazioni funamboliche, ad esempio, di cui si è reso protagonista Benedetto Vigna e che oggi risuonano come una freddura che non fa ridere.
Mercedes: ll balance of performance non è una soluzione
Come fare per mettere una toppa a questa situazione? Inizia a serpeggiare l’idea di applicare il balance of performance (BOP), quel meccanismo afflittivo che mortifica chi vince e avvantaggia chi insegue, un artificio normativo eticamente discutibile che non è né può essere la soluzione agli errori commessi nello stilare le regole tecnico-sportive della categoria. Chiaramente chi è contrario all’istituto è chi ora comanda le operazioni. A rigor di logica, invece, dovrebbe piacere a chi insegue affannosamente. Ma così non è.
“Il Balance of Performance rovinerebbe il nostro sport. La F1 è meritocratica, il miglior pilota e la miglior macchina a parità di condizioni economiche vincono e questo non deve essere alterato. Se si infrangono le regole si deve essere pesantemente penalizzati, ma non se si svolge un buon lavoro”. Parole e musica di Torger Christian Wolff che esprime un punto di vista ammirevole dato che non pretende assist e regali, ma vuol vincere con le sue forze. E per provare a farlo, con la sua equipe, ha messo in cantiere una serie di massicci sviluppi che abbiamo iniziato ad osservare a Monaco.
Per ora il nuovo pacchetto non ha schiodato la Mercedes dalla posizione in cui si trovava in precedenza. Ma il budello del Principato non è un teatro idoneo per valutare una monoposto che possiamo definire nuova visto la sterzata concettuale che è stata imposta da James Allison che ha ripreso possesso della progettazione dell’auto. A Barcellona, lo ha riferito lo stesso team principal austriaco, sarà possibile raccogliere più dati. Anche se le ambizioni sono alte, non si punta immediatamente a soverchiare Aston Martin e Ferrari.
“Si tratta più di capire cosa fa questa macchina ora, come impostarla e dove siamo davvero. Dobbiamo solo raccogliere i dati e impostarla e settarla in modo corretto. Negli ultimi due anni e mezzo abbiamo avuto una macchina buona per la gara ma meno per la qualifica, dobbiamo correggere questa lacuna”, ha spiegato Wolff.
Mercedes, quindi, sembra aver capito dove mettere le mani e attende il verdetto di una pista più probante per valutare se i correttivi apportati siano davvero efficaci. Quella definita a Monaco è una versione base, una linea di sviluppo inedita che potrebbe richiedere del tempo per dare i suoi frutti. A Brackley intendono risollevare le sorti di questa stagione o, nella peggiore delle ipotesi, lanciarsi all’assalto di Red Bull nel 2024. Ma vogliono farlo senza che una mano più o meno visibile vada a smorzare l’efficacia della vettura concorrente .
Il legislatore deve piuttosto pensare a scrivere le regole 2026 in maniera più puntuale invece di immaginare di cambiare il corso delle cose in via artificiale e mentre la stagione si sta dipanando. Lo sport non può essere schiavo dello show, pertanto, come Wolff, anche noi auspichiamo che non intervenga alcun correttivo fantasioso in corso d’opera. C’è di mezzo la credibilità della F1.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Mercedes AMG