Se nel 2022 c’era l’attenuante della novità, questo campionato sta confermando che l’impianto impostato da Liberty Media e dalla FIA per rendere la F1 uno sport più competitivo non sta funzionando. I fatti dicono che, nonostante gli sforzi del legislatore nel creare un contesto normativo che doveva produrre equilibrio ed imprevedibilità, ci troviamo calati nel bel mezzo di un nuovo dominio. Oggi a comandare non c’è più la Mercedes bensì quella Red Bull che già alla fine della vecchia era tecnica aveva messo in scacco il team dei record.
A vedere come sono andate le prime cinque gare di questo mondiale si può affermare che questa Formula Uno sarebbe davvero avvincente se non esistesse la Red Bull. Quello stesso Circus nel quale Liberty Media prova in tutti i modi, ormai da anni, a contenere l’idea di meritocrazia con un regolamento che vuole affliggere i più bravi, i più capaci, quelli che operano meglio degli altri. A Milton Keynes non ci badano, vanno avanti per la loro strada, creano macchine straordinarie e vincono in maniera perentoria.
F1: i pilastri di Liberty Media poggiano su basi argillose
Perché si è arrivati a tutto questo? Dove sono le falle nel sistema? La colpa è anche di un regolamento che doveva bloccare le posizioni dominanti e che invece sta favorendo il dominio di un unico soggetto. Il discorso è molto semplice: in un quadro finanziario e regolamentare così incatenato sarà molto difficile per gli avversari ridurre la quota di distacco dalla vetta.
È proprio quel Circus che ricerca spasmodicamente il livellamento per aumentare lo spettacolo che determina la noia mortale alla quale probabilmente assisteremo nel prosieguo del campionato. Infatti, ad ora, è inimmaginabile che, con il budget cap e il contingentamento delle ore di lavoro, Aston Martin, Mercedes e Ferrari possano incollarsi alle RB19.
Dopo il Gran Premio del Bahrain, George Russell ebbe a dire che questa Red Bull avrebbe potuto vincere tutte e 23 le gare. Qualcuno saltò dalla sedia affermando di attendere altri palcoscenici. Piste diverse, asfalti meno esigenti con gomme e macchine. Ebbene, dopo aver visto la F1 in azione su cinque piste è salito a galla un unico soggetto ad imporre il proprio spartito musicale: la Red Bull.
Monopolio Red Bull in F1: FIA e Liberty media condivido le colpe con i top team
La F1, quindi, si ritrova nel bel mezzo di un nuovo regno. La massima serie dell’automobilismo a ruote scoperte è ricaduta in quella condizione che i decisori provavano ad arginare con le nuove regole tecniche, finanziarie e sportive. Quindi le colpe sono da attribuire a chi ha impostato questo quadro operativo? Ovviamente sì, ma FIA e Liberty Media non possono essere considerati i soli responsabili. L’unico soggetto ad essere esente da “colpe” è proprio la Red Bull, che ha saputo leggere meglio di ogni altro il mutato scenario.
I correi degli organi federali e della proprietà sono proprio quei team che erano chiamati a reagire con ben più efficacia alla mutazione genetica incontro alla quale è andata la Formula Uno. Christian Horner, il numero uno della squadra austriaca, non ha esitato a sottolineare l’altrui fallimento, a voler ribadire che le regole sono uguali per tutti ma che non tutti le sanno ugualmente interpretare.
“Cinque gare, cinque vittorie più la Sprint e quattro doppiette: non abbiamo mai avuto un inizio così. Ci chiediamo <<dove sono gli altri?>>. Durante l’inverno abbiamo avuto un incremento di prestazioni che definirei normale, ci domandiamo piuttosto dove siano finite Ferrari e Mercedes”. Queste le domande che il team principal ha lanciato ai microfoni di Sky Sports UK.
Forse Horner non è riuscito a celare una punta di sarcasmo nelle sue parole, ma è difficile dargli torto. Ferrari doveva presentare “la vettura più veloce di sempre” (clamoroso autogol verbale di Benedetto Vigna, ndr), Mercedes doveva portare, con La W14 zero sidepod, quei vantaggi che si erano visti al simulatore ma che una volta in pista si sono dissolti come neve al sole.
Dei fallimenti dei rivali più accreditati la Red Bull si è chiaramente nutrita accumulando un vantaggio che difficilmente verrà colmato nel prosieguo del campionato. Anche se Horner, da questo punto di vista, cerca di dare un po’ di speranza agli appassionati che temono un altro monologo.
“Sono sicuro che [Mercedes e Ferrari] stanno lavorando a grandi aggiornamenti per l’Europa e con la penalità che abbiamo per sviluppare la macchina più avanti nell’anno è importante che ci sia più spazio possibile tra noi e gli avversari”.
Red Bull, che in Azerbaigian ha portato delle interessanti ed importanti modifiche alla zona degli inlet, ritiene che gli effetti del balance of performance tecnico e delle penalità comminate dalla Federazione in seguito all’infrazione del cost cap, nel corso dell’anno, possano limitare lo slancio della RB19 che dovrebbe pertanto temere il ritorno della Ferrari, della Mercedes e della solidissima Aston Martin.
Non bisogna farsi troppe illusioni: quando Max Verstappen e Sergio Perez hanno dovuto spingere facendo emergere il vero potenziale della RB19 si è davvero compreso quanto le altre squadre siano in ritardo rispetto alla vettura di Milton Keynes.
Visto che Ferrari è ancora alle prese con la comprensione dei problemi della SF-23 e che Mercedes non è poi così sicura che la W14 “B” riuscirà subito ad alzare notevolmente le prestazioni, è verosimile ritenere che il vantaggio di cui gode la creatura di Adrian Newey non sia del tutto erodibile da qua a fine campionato.
Anche perché, come evidenziato in apertura, questo quadro regolamentare è molto limitante per chi deve recuperare. Anche se Ferrari, Mercedes e Aston Martin hanno più ore di lavoro a disposizione, non possono spendere più di quanto possa fare la Red Bull. E questa cosa è quasi una pietra funeraria sulle speranze di rimonta dei team in difficoltà. Gli errori concettuali dell’impianto normativo e la cattiva interpretazione dello stesso da parte delle scuderie più accreditate sono un comodo assist alla scuderie anglo-austriaca che difficilmente non centrerà la doppietta iridata
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari