La Red Bull non si ferma più: ora è arrivata anche la “manita”. Ormai il campionato di Formula Uno 2023 è un intruglio dal sapore di una bevanda energetica. Le RB19 non hanno rivali. Solo per una serie di circostanze fortuite le doppiette in stagione si fermano a quattro. Sono serviti un Perez distratto in qualifica, in Australia, e un super Lewis Hamilton che è andato ad agguantare il secondo posto in quel di Melbourne per non stare qui a parlare di cinque “uno-due”.
Quando George Russell, subito dopo il Gran Premio del Bahrain, ebbe a dire che la creatura di Adrian Newey aveva il potenziale per vincerle tutte, da Milton Keynes si schernirono e risposero allontanando con forza quest’immagine. Beh, i fatti stanno dando ragione al pilota della Mercedes. In questo momento, sebbene molti team abbiano in cantiere versioni particolarmente evolute delle proprie monoposto, non si vede chi possa mettere il bastone tra le ruote ai due portacolori della Red Bull.
Red Bull: Max Verstappen spaventa la F1
Quello di ieri è stato un vero e proprio atto di forza, l’ennesima dimostrazione che probabilmente non ce ne sarà per nessuno da qua alla fine. E’ Max Verstappen ad esser salito in cattedra considerando che ha sciorinato una prestazione da urlo. Un mix di forza, tecnica, perseveranza e gestione delle gomme visto che partiva nono ed è stato in grado di issarsi sul gradino più alto del podio battendo il compagno di squadra che scattava dalla pole position.
Il capolavoro dell’olandese è stato costruito “in combutta” con gli strateghi della sua scuderia. Tutte le analisi dicevano che la tattica più coerente sarebbe stata quella di partire con gomma media, per poi switchare sulla hard. In effetti ciò che hanno fatto la maggioranza dei conducenti, a partire da Sergio Perez. Max ha ribaltato questa prospettiva ed è stata la chiave del successo. Ma per arrivare al trionfo è stato necessario prodursi in un primo stint capolavoro.
“Bella gara. Sono rimasto fuori dai guai all’inizio e poi ho avuto un GP pulito. Sono riuscito a iniziare la rimonta sin dal primo giro e sono stato fuori a lungo con le gomme dure. Questo ha fatto la differenza oggi”, ha spiegato Verstappen al termine dell’evento.
“Ho avuto una battaglia breve ma bella con Checo alla fine. Il duello è stato molto pulito ed è la cosa più importante oggi. Sono molto felice. Rimonta speciale? Sabato ho avuto un contrattempo, ma oggi abbiamo mantenuto la calma e corso in modo pulito. Vincere partendo dal nono posto è sempre molto soddisfacente. Strategia diversa? Ne abbiamo parlato ieri (sabato, ndr). Non sapevamo quale sarebbe stato il meteo, ma eravamo sicuri che questa strategia avrebbe pagato. Per fortuna è stato così”. Queste le parole di un raggiante Verstappen che sa di aver dato una bella spallata ai sogni di gloria del collega messicano che è apparso provato dopo i 57 giri del round americano.
Perez, che aveva lavorato bene in qualifica approfittando delle difficoltà dell’olandese ma anche sfruttando l’errore di Charles Leclerc che di fatto aveva annullato l’ultimo assalto della Q3, ha perso la gara nel primo stint condotto al risparmio e senza riuscire ad attivare correttamente il compound a mescola media.
“Ci ho provato, ho dato tutto. Credo che il primo stint sia stato molto scarso perché non avevamo abbastanza passo. Questo ha compromesso la mia gara, non sono riuscito a fare la differenza sulle gomme. Max oggi era particolarmente forte, è stata una vittoria meritata per lui. Credo che le medie all’inizio non abbiano reso come ci aspettavamo. Sono andate molto peggio e questo ha compromesso il nostro passo. Onestamente credo che oggi Max avesse un ritmo straordinario con le gomme hard. Dobbiamo analizzare cosa sia andato storto perché semplicemente non avevamo il passo”.
Un’onesta fotografia dei fatti è un’ammissione di inferiorità tecnica nei confronti del compagno di squadra che ieri aveva una fame inarrestabile. E ha voluto mettere un punto esclamativo su questa stagione, definendo bene i ruoli e affermando ancora una volta i rapporti di forza in seno alla scuderia.
Red Bull: una stanca passerella iridata?
Cinque gare sono andate in archivio e ormai è possibile tracciare dei bilanci perché le vetture hanno girato su piste molto differenti tra loro nelle caratteristiche. E, in ognuna di queste, è emersa in maniera chiara la Red Bull RB19. Alle spalle della vettura anglo-austriaca c’è il vuoto che sembra addirittura allargarsi gara dopo gara. Si osservano una Aston Martin che si conferma solida, una Ferrari che si ritrova altalenante, imprevedibile e incostante e una Mercedes incapace di sviluppare velocità in qualifica e che si rimette parzialmente sui binari in gara. Ma restando comunque a distanze siderali.
I primi cinque GP della stagione, quindi, offrono delle tendenze, ma dovrebbero essere anche una fase che va ad archiviarsi perché, a Imola, dove si correrà tra due settimane, qualcuno dovrebbe cominciare a reagire. Almeno si spera. Se Mercedes non ha rivisto i suoi programmi a causa dello switch Allison – Elliott, nel Gran Premio dell’Emilia Romagna dovremmo ammirare finalmente la versione B della Freccia Nera.
Una monoposto nella quale gli anglo tedeschi ripongono molte speranze che forse sono condivise da tanti osservatori della Formula Uno. L’obiettivo è quello di evitare che il mondiale si trasformi in un lungo monologo Red Bull animato da un duello tra Verstappen e Perez che, osservando quanto accaduto in Florida, potrebbe terminare abbastanza presto premiando nuovamente l’olandese.
Se a Imola inizieremo a capire se Red Bull avrà un avversario nella Mercedes, a Barcellona avremo altre risposte. E all’inizio di giugno, infatti, che gli uomini di Maranello contano di portare un massiccio upgrade alla SF-23 che si sta rivelando un mezzo quasi disastroso visto che ieri a tratti faticava a tenere dietro anche la cugina Haas.
Questo, però, potrebbe significare che la scuderia italiana dovrà giocare altre due gare in difesa: la casalinga Imola e la suggestiva Montecarlo. Non una prospettiva esaltante per i tifosi che ormai hanno compreso che anche il 2023 potrebbe essere un anno di transizione. Portare un modello evoluto a Barcellona, ottavo appuntamento in calendario, vorrebbe dire aver accumulato un ritardo massiccio rispetto ai fuggitivi della Red Bull che difficilmente sarà colmato nelle restanti gare.
Resta la sorprendente è sempre più solida Aston Martin, ma in tutta sincerità non si vedono prospettive di miglioramento così clamorose da pensare che nel giro di qualche gara possa essere ingaggiata a duello con le vetture di Milton Keynes. La verità è una sola: per ora gli effetti del balance of performance tecnico e delle sanzioni per lo sforamento del budget cap non hanno sortito alcun tipo di effetto sulla Red Bull.
Se vogliamo è questo il grande fallimento di Liberty Media e della FIA che hanno voluto delle regole per spezzare un imperio e si sono ritrovate a creare l’ennesimo e noioso monopolio. Nessuno ce ne voglia, ma c’è una gran nostalgia dei valori espressi nel 2021, quando la F1 era all’apice delle vecchia era tecnica. Quando l’incertezza regnava sovrana e lo spettacolo era ai massimi livelli.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Aston Martin