Ancor prima delle vittorie, la vera “ossessione” della Red Bull è la programmazione. Solo grazie a una grande capacità di pianificazione la scuderia di Milton Keynes è riuscita, negli anni, a cavalcare le diverse stagioni tecniche restando sempre ai vertici della F1.
Quante storiche scuderie abbiamo visto annaspare nelle difficoltà dopo aver perso un motorista o dopo aver affrontato dei cambi normativi? La mente corre alla Ferrari che non riesce a vincere un titolo piloti dal 2007 ed uno costruttori dal 2008, ma ancor di più va alle nobili decadute come Williams e Mercedes che stanno affrontando una crisi di risultati senza precedenti.
Red Bull invece è sempre lì, solida e monolitica. Uno scoglio massiccio che non viene scalfito dal mare in tempesta. Caratteristiche che non possono non solleticare piloti affamati come Max Verstappen che, non a caso, ha creduto nel progetto siglando un accordo molto munifico fino al 2028 che rappresenta il legame contrattuale più lungo della storia della Formula Uno.
Red Bull: la fiducia di Max Verstappen
Max ha dato fiducia al team quando questo è andato a scegliere Honda come motorista. Un costruttore che nel momento dell’accordo non veniva certamente da stagioni esaltanti. La stessa fiducia è stata rinnovata dall’olandese nel momento in cui Chris Horner, Helmut Marko e le altre figure apicali hanno deciso di metter su un proprio reparto powetrains che dal 2026 fornirà i propulsori alla compagine austriaca e alla controllata AlphaTauri.
C’è una figura intorno alla quale la Red Bull ha creato le sue fortune. Parliamo ovviamente di Adrian Newey, il geniale ingegnere di Stratford-Upon-Avon che si unì alla squadra nel febbraio del 2006. Non molti pensavano che da quel momento sarebbero passati pochi anni per imporre un dominio lungo, con Sebastian Vettel gran protagonista, che potrebbe essere bissato considerando ciò che Max Verstappen s’ messo a scrivere dal 2021.
Continuità ed elasticità. Anche quest’altro elemento è alla base dei successi della scuderia austriaca che, pur di tenersi stretto il suo capotecnico, gli consente di poter lavorare su progetti paralleli tramite i quali ricarica la batteria degli stimoli per presentarsi ogni anno più creativo che mai. L’esperienza accumulata con le wing car all’inizio della sua carriera ha permesso alla Red Bull di sfruttare al meglio le nuove regole tecniche e di porsi in una posizione di comando che difficilmente verrà sovvertita nel breve periodo dagli avversari.
Red Bull: continuità flessibile
Red Bull, ogni volta che arriva qualche proposta per il proprio tecnico, fa muro concedendogli sempre qualcosa in più per evitare che possa portare altrove i preziosissimi segreti concettuali che ha definito. Chiaramente questa cosa incontra la volontà dello stesso Newey che è sempre stato restio ad allontanarsi dall’Inghilterra come confermato a più riprese dagli esponenti del mondo Ferrari che non hanno negato di avergli fatto delle offerte importanti.
E’ in questo contesto che matura la convinzione di Max Verstappen a rimanere legato con il team Red Bull che più di ogni altro, grazie alla flessibile regolarità, riesce a superare i naturali ostacoli che via via vanno a presentarsi sul cammino del team.
Verstappen, pur negando che la permanenza di Newey influenzerà i suoi piani futuri, è fermamente convinto che sia fondamentale per la Red Bull mantenere l’intelaiatura tecnica che ha permesso al team di diventare la stella polare della F1. Da questa considerazione si capisce perché Chris Horner ed Helmut Marko si siano letteralmente messi a protezione dagli attacchi che la Ferrari sta sferrando alla squadra campione del mondo per cercare di rimpolpare il suo staff tecnico.
Quello imposto da Red Bull, quindi, è un nuovo modello operativo ed organizzativo che sta facendo scuola in Formula Uno. Se andiamo ad osservare ancora una volta ciò che accade in Ferrari, vedremo come è differente l’approccio del team italiano. Se a Milton Keynes si opta per una continuità manifesta, a Maranello prevalgono i cambi improvvisi che determinano un furioso avvicendarsi di team principal e di figure tecniche di riferimento.
La storia recente sta narrando – e Mercedes ne è un altro esempio fulgido – che in Formula Uno paga la stabilità e non la discontinuità umorale. In Red Bull hanno dimostrato di riuscire a tenere la barra dritta anche nei momenti difficili. Cosa che in altre realtà avrebbe invece portato a rimescolamenti dirigenziali che nel lungo periodo non riescono a sortire gli effetti desiderati.
Il modello è stato quindi definito, si fa fatica a capire perché non tutti riescano ad applicarne uno simile. Forse la risposta sta nell’assenza di un rivoluzionario della tecnica quale è Adrian Newey, il pivot del paradigma Red Bull.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing