Il Gp di Spagna, in questo straordinario avvio di campionato, non è certamente un evento da ricordare per gli uomini della Aston Martin. Un sabato difficile a cui è seguita una domenica stranamente sottotono per chi ci aveva abituato ad essere presenza fissa sul podio. Probabilmente il team di Silverstone paga lo scotto del noviziato alle zone alte della classifica non trovando il bandolo della matassa in un weekend nel quale, per la prima volta, Lance Stroll ha chiuso davanti a Fernando Alonso, un habitué del podio.
Il canadese, sesto al traguardo, e l’asturiano, settimo, hanno comunque portato buoni punti per una scuderia che attualmente è terza in graduatoria a una ventina di lunghezze dalla ritrovata Mercedes e con oltre trenta su una Ferrari ancora smarrita nel tentativo di capire la vettura e il pacchetto di update che al Montmelò non ha funzionato al meglio.
Il 2023 della franchigia inglese è comunque ottimo considerando da dove si partiva. Una vettura, la AMR23, che è stata in grado di limare oltre due secondi rispetto al fallimentare modello precedente che, proprio in Spagna, aveva subito un profondissimo maquillage che non aveva dato i frutti sperati. Ma che, evidentemente, ne aveva tracciato una nuova e più efficace linea di sviluppo che oggi sta pagando.
Aston Martin: la crescita definitiva passa per le nuove strutture
Un importante passo sul cammino del consolidamento è stato segnato un paio di settimane fa, quando il team ha annunciato la partnership con Honda a partire dal 2026. Un vero e proprio “colpaccio” che si propone di gettare le basi per diventare un blocco potentissimo che già spaventa i competitor.
Lawrence Stroll è ossessionato dal trionfo ed ha investito fior fiori di quattrini senza cavare il ragno dal buco. Ma il magnate canadese non demorde e lo dimostra ciò che sta mettendo su a livello aziendale. Honda è stata affascinata da questa determinazione e per tale motivo ha convintamente sancito il legame con la squadra inglese.
Ma c’è un altro elemento che ha persuaso i nipponici: la crescita che il team sta dimostrando di effettuare con l’implementazione di nuove strutture. Aston Martin è nel bel mezzo del passaggio alla nuova sede che va a pensionare la storica factory fondata da Eddie Jordan.
Il trasferimento è un processo graduale visto che alcuni uffici sono diventati da poco operativi. Tom McCullough, performance director della squadra, sostiene che la nuova struttura, quando sarà a regime, offrirà notevoli vantaggi visto che si tratterà di una realtà unipolare che consente di superare i problemi dati dal modello attuale basato su diversi poli non direttamente interconnesso.
“Farà una differenza più grande di quanto si possa immaginare, anche solo per la comunicazione. Ci si imbatte in persone alla stessa postazione caffè, agli stessi bagni, ci si confronta con le persone con cui si lavora a stretto contatto. Al momento siamo in edifici diversi, addirittura in siti diversi“, aveva spiegato l’ingegnere che ha posto anche l’accento sulla nuova galleria del vento che arriverà nel 2024 inoltrato.
Oggi Aston usa quella di Brackley di proprietà della Mercedes da cui si commiaterà a fine 2025. Anche in questo caso la parola d’ordine è integrazione poiché la struttura nuova sorgerà accanto ai capannoni che stanno via via andando a regime. “Se si ha un problema o si impara qualcosa, ci si può fermare, tornare indietro, produrre nuovi pezzi e riaccenderla”.
“Questo dà una flessibilità extra. Si può operare davvero sette giorni su sette. Al momento, il tempo a disposizione nel tunnel è limitato, quindi bisogna essere molto attivi e non si può reagire velocemente. Ma quando hai la galleria del vento sul posto chi disegna i pezzi è nell’edificio accanto. Questo aiuterà sicuramente la comunicazione“, aveva spiegato McCullogh.
Aston Martin e il modello orizzontale favorito dalla nuova sede
Il team principal Mike Krack, ricollegandosi alle considerazioni del suo performance director, afferma che, seppure il trasloco sia parziale, i benefici dello stesso cominciano a manifestarsi.
Dopo mesi di attesa, la nuova struttura che sorge vicino Silverstone ha accolto il primo gruppo di dipendenti. Il manager tedesco non nasconde la soddisfazione: “Non tutto è ancora pronto, ad essere onesti, ma il primo piano è pieno di gente. Vedo molti sorrisi e la comunicazione è molto migliorata. Abbiamo già visto, dopo un giorno, che c’è uno scambio molto migliore tra le persone”.
Aston Martin, quindi, sta applicando quel modello orizzontale postulato, ad esempio, da Sergio Marchionne in Ferrari (“Il vero problema dei manager è che più piramidi crei e peggio gestisci l’azienda, così palava il professionista teatino) e del quale Adrian Newey ne è un gran fautore. Non a caso uno degli uomini chiave della scuderia del magnate canadese sia quel Dan Fallows cresciuto proprio sotto la protezione del geniale tecnico di Stratford-Upon-Avon.
Lo scopo di questo modello organizzativo è quello di provare a far sì che i dipendenti, tutti, si stimolino il più possibile reciprocamente. Newey, che ispira Krack, è fortemente convinto che i progressi della monoposto dipendano dalla continua produzione di idee che non necessariamente si trasformano in pacchetti applicativi. Anche Aston Martin, quindi, impone una cultura rigida nella sua elasticità: ogni figura, qualsiasi sia il suo compito, deve essere a proprio agio nel proporre e suggerire idee in un contesto nel quale i colleghi siano predisposti ad ascoltarle.
Nella scuderia di Stroll senior si è forse compreso che per arrivare in cima bisogna “copiare” i migliori. O quanto meno avvicinarsi ad essi. Ecco perché è stata massiccia la campagna acquisti effettuata proprio a Milton Keynes. E non è un caso che, dopo mesi di trattative sotterranee, si sia puntato su Honda come partner strategico per diventare un punto fermo della Formula Uno del futuro.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Aston Martin