domenica, Settembre 8, 2024

F1: il format a 20 vetture è destinato a sparire

La F1 del futuro prende forma anche se i dettagli non sono ancora del tutto noti. Stavolta non ci riferiamo alle regole tecniche né alle gare in calendario, bensì al numero dei team partecipanti. Ormai è noto che la FIA aveva aperto un bando per le franchigie interessate. Ebbene, quel “contest” è chiuso visto che non si possono inviare ulteriori candidature e che si stanno valutando nel merito quelle giunte sui tavoli di Place de la Concorde

La Federazione è tenuta alla riservatezza totale, ma risulta che le candidature potenziali possano essere ben quattro. La più nota – e più concreta – è quella di Michael Andretti che sta letteralmente compiendo passi da gigante verso la massima serie a ruote scoperte. Il progetto è ambizioso visto che è pronto un programma che prevede un team di F1, uno di F2 e uno di F3. Michael e Mario vogliono fare le cose in grande e per questo hanno strappato un accordo con General Motors che sosterrà la cordata, col marchio Cadillac.

Figura chiave dell’operazione è l’ex direttore tecnico Renault, Nick Chester, che sta reclutando competenze che stanno confluendo in un reparto tecnico chiamato Top Tier Motorsport a cui è affidata la creazione di una monoposto per l’anno che precede il decongelamento regolamentare. John McQuilliam, ex Manor Grand Prix, e Chester Jon Tomlinson risultano essere Chief Designer e Head of Aerodynamics del suddetto gruppo.

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F1: tre realtà oltre ad Andretti?

Non è ancora chiaro se il gruppo opererà appoggiandosi alla sede Alpine di Enstone per scopi di modellazione, ma di certo è imminente l’inizio del lavoro progettuale. Ad oggi, quindi, Andretti è il soggetto più vicino alla discesa in campo. Ed è in buona compagnia, anche se “più da lontano”.

Il programma racing degli Andretti non è il solo che bussa alle porte della F1, dunque. Il business è invitante e altri potenziali team ne vorrebbero far parte. Altri tre erano i gruppi che, pare, si fossero organizzati vagliare l’opzione F1.

Il primo è Panthera Team Asia guidato da Benjamin Durand che può contare su fondi arabi. Un programma che ha conosciuto diversi stop e successive rimodulazioni che rendono la candidatura assai debole. Si osserveranno gli sviluppi ma senza troppe pretese perché sembra essere scemato l’interesse iniziale. 

Gli ultimi due conglomerati sono HiTech, guidata da Oliver Oakes, e quello capitanato da una vecchia conoscenza del motorsport a ruote scoperte: Craig Pollock. L’avventura dell’ex kartista sembra in salita poiché sono noti i legami con i Mazepin che, a causa della crisi russo-ucraina, sono banditi dalla F1.

Sebbene Oakes abbia negato i “lacci” che stringono HiTech e l’azienda russa sanzionata (Uralkali) restano dei dubbi che la Federazione e Liberty Media potrebbero tenere in considerazione nell’eventuale domanda di ammissione regolamentata da una specifica procedurale pubblicata dall’ente con sede a Parigi. Anche questo gruppo sembra non poter arrivare al traguardo.

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Craig Pollock e Jacques Villeneuve

Chi invece pare avere chance importanti è l’ultimo gruppo di pressione. Craig Pollock fu il fondatore della British American Racing acquisendo Tyrrell col contributo della BAT, munifica multinazionale del tabacco. Un uomo legato a Jacques Villeneuve visto che ne fu manager in CART e contribuì al suo approdo in Williams, scuderia con la quale, nel 1997, si laureò campione del mondo di F1. Dietro il vulcanico manager inglese, che pare fare molto sul serio, ci sono capitali sauditi riconducibili al principe Khalid che ha confermato l’avvio degli studi di fattibilità ammettendo che oggi entrare in F1 è più semplice.

I soldi sauditi stanno diventando una parte molto importante dell’attività della classe regina del motorsport, vedi Saudi Aramco che è in Aston Martin (non a caso diventata partner esclusivo di Honda) e che finanzia l’attività della F1 come sponsor strategico. L’asse del Circus, lo abbiamo raccontato più di una volta dalle nostre colonne, si sta spostando in quelle zone. E il fatto che Pollock abbia i Sauditi alle spalle non può che essere un punto a suo favore. Ma questo lo capiremo nei prossimi mesi.


F1, FIA: avviate le valutazioni

La Federazione ha ora tutte le carte in mano ed ha avviato il processo di verifica di conformità tra quanto richiesto e quanto presentato dai soggetti interessati. Da questo momento l’ente transalpino non accetterà più domande d’ingresso da altri candidati. In questa fase non vi saranno comunicazioni poiché la FIA si impegna a percorrere l’obbligo di riservatezza. I soli che saranno notiziati per eventuali chiarimenti saranno i  potenziali partecipanti.

Per tale ragione non verrà specificato il numero di domande che sono giunte sulla scrivania di Mohammed Ben Sulayem. I team dovranno garantire continuità progettuale raccogliendo e mantenendo finanziamenti sufficienti per consentire la partecipazione al campionato ad un alto livello competitivo. La FIA, quindi, cerca soggetti che non siano semplici comparse, ma che possano animare lo spettacolo con vetture competitive. 

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Stefano Domenicali e Mohammed Ben Sulayem

La palla è nelle mani degli esperti procedurali della Federazione Internazionale dell’Automobile che sono chiamati a riscrivere la categoria che è standardizzata sul format a 20 auto ormai destinato a diventare un ricordo. La disputa è sul numero che vedremo tra il 2025 e il 2026: 22 o 24 saranno le auto in pista? Non resta che attendere il compiersi di un processo al quale i team non possono opporsi proprio perché è il Patto della Concordia, l’accordo regolatore della F1, a prevedere l’allargamento.

Liberty Media, che non era troppo entusiasta di intaccare un paradigma dimostratosi efficace, ha chiesto – ed ottenuto – garanzie strutturali da parte dei subentranti. Ecco perché le candidature di Andretti-Cadillac e di Craig Pollock, supportato dai capitali arabi, sembrano quelle destinate a vincere il “concorso” perché capaci di allargare ulteriormente il business.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, FIA

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