F1 e FIA stanno studiando e sperimentando format alternativi al classico weekend di gara. La motivazione ufficiale è quella di rendere il fine settimana più denso di azione in pista aumentando l’attrattività dello spettacolo. Lo scopo subliminale è quello di conferire più imprevedibilità a una categoria in cui si sta configurando un duraturo dominio Red Bull all’alba della rivoluzione tecnica dello scorso anno. Anche sulla distanza ridotta delle sprint race le gerarchie vengono inevitabilmente ripristinate segmentando lo schieramento di partenza in tre gruppi ben distinti: la fuggitiva RB19, il pacchetto composto da Mercedes/Aston Martin/Ferrari e il resto dello schieramento.
Le uniche variabili che hanno sinora scardinato il suddetto rapporto di forze sono state le qualifiche e la pioggia. Basti pensare i primi quattro team della classifica costruttori hanno sinora raccolto quasi il 90% dei punti in palio. Più che al format il Circus dovrebbe prendere in considerazione l’idea di valorizzare le sessioni più emozionanti del weekend attraverso un sistema di punteggio più meritocratico.
Nonostante tutti i team abbiano colto almeno un punto dopo sette tappe del calendario è altrettanto vero che l’attuale livello di affidabilità delle monoposto elimina il fattore imprevedibilità che tante volte ha favorito exploit delle scuderie underdog. Ad esempio il punto addizionale del giro veloce dovrebbe essere assegnato a tutte le monoposto in gara, anche oltre il decimo posto. Una piccola azione che potrebbe garantire punti preziosi per i team del midfield o addirittura provocare un effetto domino capace di ravvivare le ultime fasi di gara tante volte soporifere. E poi c’è il discorso delle qualifiche.
Dal punto di vista della guida sembra assurdo che il giro più veloce in gara possa assegnare punti e veri capolavori di audacia solo una posizione più favorevole in griglia di partenza. Esibizione di talento destinata a essere vanificata dopo pochi giri di gara, in cui i valori delle monoposto normalizzano la classifica secondi il reale ranking del mezzo.
Partendo dall’assunto che l’attrattività di uno sport è fortemente legata all’imprevedibilità del risultato che può fornire momenti di gloria anche ai competitor meno quotati appare evidente che l’unica sessione del weekend che riserva sorprese sono certamente le qualifiche.
F1: l’imprevedibilità delle qualifiche meriterebbe la giusta gratificazione
In un momento storico in cui la Formula 1 non è più legata a un sistema meritocratico che tutela la storia della disciplina, perché non considerare l’assegnazione di punti anche ai piloti che accedono alla Q3? Una modifica al regolamento sportivo che non andrebbe a snaturare il format dei weekend e al tempo stesso non andrebbe ad assegnare punti in modo artificiale. Ad onor del vero il punto attualmente assegnato al giro veloce ha uno scarso valore e davvero poco meritocratico perché quasi sempre ad appannaggio dei top team.
Limitandoci ai sette round della stagione 2023, se considerassimo un sistema di punteggio che assegna 10 punti alla pole in modo decrescente fino al singolo punticino al decimo classificato l’assegnazione dei punti ai team del midfield sarebbe molto più consistente.
Nella nostra simulazione emergono dati molto interessanti. Il pilota con più punti sarebbe comunque Max Verstappen, tallonato da Carlos Sainz che nel giro secco non ha il proprio punto di forza. Ferrari accumulerebbe più punti tra i costruttori seguita da Red Bull. L’obiettivo dell’esercizio non è certamente conferire maggiore dignità alla stagione della Scuderia Ferrari ma dimostrare che le qualifiche rappresentano davvero il solo momento del weekend in cui i rapporti di forza possono cambiare senza alcuna alterazione del regolamento tecnico.
Con la suddetta disciplina dei punteggi nelle qualifiche i punti raccolti dai top team (Red Bull/Aston Martin/Mercedes Ferrari, nda) sarebbero pari all’80% ovvero dieci punti percentuali in meno rispetto a quelli raccolti in gara nelle prime sette gare della stagione. Introdurre l’assegnazione dei punti nelle qualifiche rappresenterebbe anche un grande deterrente contro le rotazioni selvagge dei propulsori mirate all’omologazione del maggior numero di unità turbo-ibride.
Il timore di perdere molti punti in qualifica obbligherebbe le scuderie alle sostituzioni delle componenti delle power unit solo a fronte di reali rischi in termini di affidabilità. In ultima analisi, l’eventuale adozione di questo sistema di punteggi non sovvertirebbe in modo artificiale i rapporti di forza delle scuderie. Sarebbe la giusta valorizzazione del gesto tecnico dell’uomo in grado di superare i limiti del proprio mezzo, basti pensare alla pole di Kevin Magnussen lo scorso anno in Brasile o i terzi posti di Ocon a Monaco e Norris nelle qualifiche del recente gran premio di Spagna.
Autore e infografica: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Scuderia Ferrari