Non si tratta dell’ennesimo scritto che dà conto dell’attuale situazione Ferrari. Ormai è chiaro, a Maranello stanno ristrutturando un bel po’ di cose e del tempo è necessario affinché si possano osservare i risultati tangibili di un processo che, per natura e portata, richiede tempo. Proprio in uno scritto pubblicato ieri dalla nostra testata si dava conto di quale sia l’approccio che Frédéric Vasseur sta usando per riequilibrare tutta la struttura dopo “il regno” Binotto.
Al centro dell’agire del manager francese c’à la coralità orizzontale che si oppone al decisionismo del singolo. Un modello, questo, che in altre latitudini produce vittorie a raffica e soddisfazioni senza fine. Citofonare Red Bull per un riassunto del concetto.
Quando si parla di Ferrari non esistono mezze misure. Le reazioni sono sempre viscerali, talvolta smodate, e risulta difficile analizzare i fatti con lucido distacco. C’è chi si prodiga in difese sperticate che scadono nel fideismo. E ciò porta ad una narrazione difettosa. C’è chi, dall’altro lato, si lancia in accuse feroci senza tener conto del contesto, delle mutazioni in corso, del necessario rispetto per chi sta lavorando per riportare la gloriosa scuderia italiana sul gradino più alto del podio. Magari in pianta stabile.
Ferrari: Damon Hill accusa e auspica un ritorno al passato
Alla seconda categoria, a quelli che non lesinano bordate belliche, appartiene Damon Hill che, negli ultimi tempi, sembra aver preso di mira il Cavallino Rampante fatto oggetto di uscite verbali poco simpatiche, per così dire. Un accanimento non costruttivo che sinceramente si fa fatica a comprendere e a giustificare. Ma veniamo ai fatti.
Il Campione del Mondo 1996, parlando della Ferrari, ha dichiarato quanto segue: “Sembra che soffrano sempre di un malessere permanente e non sappiano mai chi sia il responsabile. Hanno bisogno di qualcuno con il pugno duro come Ross Brawn o Jean Todt per affermarsi e convincere tutto il team a marciare con loro“.
Fatta l’analisi rapida, trovata la soluzione vincente. Semplice, no? ma tutto ciò po’ riduttivo, non trovate? E’ facile, microfono alla mano, emettere sentenze e tracciare percorsi che professionisti ben più preparati nell’amministrazione aziendale stanno provando ad impostare dovendo, contestualmente, gestire le attività della pista e rimodellare una gestione sportiva che, in effetti, non si è dimostrata all’altezza delle velleità di successo covate dal Cavallino Rampante.
Le valutazioni di Hill, se proprio vogliamo dirla tutta, non sono nemmeno così sbagliate, ma hanno il difetto di cozzare con la realtà. Si tratta di modelli onirici che, per una serie di ragioni concrete, non si possono più applicare. O non possono funzionare pienamente come accadde all’epoca in cui i due professionisti citati dall’inglese fecero le fortune della Ferrari.
I fatti nudi e crudi dicono che Ross Brawn è andato ufficialmente in pensione alla fine dell’anno scorso dopo una carriera gloriosa spesa tra Benetton, Ferrari, la sua scuderia, Mercedes e nelle vesti di dirigente sportivo accreditato presso la proprietà della Formula Uno. Jean Todt, che a febbraio di anni ne ha compiuti 77, è impegnato in altri progetti marginali dopo aver esaurito il doppio mandato, con tanto di proroga, alla FIA.
Ferrari deve ripartire dai modelli ereditati, non dai totem
Nessuno nega il savoir faire dei due e le smisurate competenze acquisite a suon di trionfi, ma ad un certo punto bisognerebbe anche affrancarsi dal ricorso ai santini da idolatrare in maniera dogmatica. Per quello ci sono le chiese. C’è una stagione per ogni cosa e la Ferrari non può contare sugli uomini che l’hanno fatta grande. Deve invece ripartire dai modelli organizzativi che quei professionisti hanno teorizzato ed applicato per aprire un ciclo di vittorie che ancora fa sognare tifosi e appassionati.
Ed è proprio ciò che Vasseur e i suoi collaboratori (sempre in quell’ottica di non fare tutto da sé, ma di aprire i cervelli al confronto serrato, sistematico e proficuo) stanno facendo da quando, a inizio gennaio, hanno potuto avere le chiavi degli uffici della GES. Il cammino sarà lungo, forse anche tortuoso e caratterizzato da qualche fisiologica frenata, ma l’impegno e la determinazione a svoltare una volta e per tutte ci sono.
Da fuori appare chiaro. Ecco perché sorprendono certi giudizi inaciditi che forse mirano a provocare reazione pruriginose atte a far parlare di sé e ad alzare polveroni che in era di sovraesposizione mediatica fanno sempre comodo. Ma servirebbe un briciolo di buon senso. D’altro canto, come insegna Benedetto Croce, “la critica è un fucile molto bello: deve sparare poco”. Hill, probabilmente, ignora questa massima e mai leggerà questo scritto. Ma lo faranno molti appassionati che, per fortuna, hanno a cuore le sorti della Rossa e non si perdono in commenti tanto taglienti quanto inutili.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari
Buongiorno, chi ha avuto un glorioso passato invecchiando pensa di essere ancora nei momenti gloriosi e, spesso,
le spara grosse. È da giustificare ma non approvare. Ogni grande cambiamenti ha necessità di tempo perché possa essere applicato e digerito da moltissime persone.
Io spero che Vasseur sua la persona adatta e lo vedremo nei prossimi mesi. Forza Ferrari…. ed un consiglio a Damon Hill ….
Un bel tacere non fu mai scritto ????????????