venerdì, Novembre 22, 2024

Ferrari: la peggior nemica di se stessa

Gli avversari della Ferrari, se mai essa in questo momento rappresentasse un potenziale pericolo, sanno di poter contare sulla Ferrari. Nel senso che la gloriosa scuderia italiana è la prima nemica di se stessa. Prendiamo quanto accaduto durante le qualifiche a Leclerc. Ha avuto buon gioco Alberto Sabbatini a spiegare: “Facciamo chiarezza sulla polemica Ferrari-Leclerc. In teoria con un clima così è giusto fare un giro con le intermedie per avere un tempo e poi mettere le slick. Ma se sei l’ultimo del gruppo avrai un giro in meno con le slick e rischi di non sfruttarle. Quindi aveva ragione Leclerc”.

Mettiamo anche che ci fosse un “concorso di colpa” (errori di Leclerc), c’è anche un altro fattore da segnalare. Se metti i tuoi piloti sempre in condizioni critiche, è più facile che loro sbaglino. Potrei dire che è lapalissiano. E Sainz direte? Lui il tempo lo ha fatto! Peccato che poi sia arrivato l’impeeding. Bè, anche avvisare un pilota che sta arrivando un altro pilota è responsabilità del muretto. E sappiamo che in Ferrari sono recidivi in merito, no!?

Se è vero che vincere aiuta a vincere e perdere aiuta a perdere, la Ferrari sembra ben lontana dall’avere gli ingredienti necessari per vincere non dico continuativamente, ma anche saltuariamente. Perché arrivi sul gradino più alto del podio devono allinearsi una quantità incredibile di fattori e non è neanche detto che bastino.

Ferrari
Lo sguardo perso nel vuoto di Leclerc dopo l’eliminazione nel Q2 delle qualifiche del GP del Canada

Molti di noi ricordano la bruciante umiliazione di Monaco 2022, con un’intera prima fila rossa, persa malamente ai box. Una roba talmente improbabile da essere diventata oggetto di studi pure da parte della Nasa e delle odierne Intelligenze artificiali.


Ferrari: prendi esempio da Red Bull

Prendiamo l’esempio di macchina organizzativa perfetta: Red Bull. Certo, avere la monoposto di gran lunga dominante aiuta. Eppure ogni volta o quasi che scattano le varie fasi delle qualifiche, una o due monoposto del team campione del mondo si piazzano davanti al semaforo in uscita dalla pit lane. Anche due, tre minuti prima. E soprattutto se le condizioni climatiche non sono chiare o volgono al brutto.

E’ una chiara operazione vinci/vinci. Se ti trovi male con le gomme hai il tempo per cambiarle, se ti va bene hai stampato già un crono e hai le spalle coperte per passare il taglio. Quasi mai avete visto Ferrari fare queste cose. E’ una questione di mentalità, direte. Certo, ma è anche una questione di elasticità e intelligenza, aggiungo. Non è che gli altri top team siano esenti da errori, compresa Red Bull. Ma li minimizzano, mentre massimizzano gli aspetti positivi.

Oso arrivare a dire che anche diversi team del gruppo di mezzo fanno molto meglio di Ferrari. Credo che in una ipotetica classifica che prendesse in considerazione l’operatività del muretto, Maranello sarebbe tristemente fanalino di coda. E mi spiace assai dirlo. Ma il riscontro lo abbiamo quasi ogni “maledetta” domenica. Quali sono i motivi di quanto stiamo vedendo da anni, amplificati l’anno scorso dalle tante occasioni sprecate con una macchina vincente e quest’anno dalle poche, giocoforza, occasioni regolarmente buttate alle ortiche?

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Enrico Cardile, DT ad interim della Scuderia Ferrari al termine del GP di Monaco, affiancato da Riccardo Adami e Diego Ioverno

Ci sono tre ipotesi a mio parere:

che il muretto sia composto da persone mediocri (nell’accezione scolastica o comunque non all’altezza del compito) dove manca una chiara leadership (cosa fare e quando). O che il modello operativo sia talmente rigido e preveda sostanzialmente pochi e determinati modi di intervenire (se accade questo faccio questo, non conta cosa dice il pilota) che appena le variabili aumentano va nel pallone. O che, ancora, la paura di sbagliare sia così tanta (è indubbio che la Ferrari abbia un’esposizione mediatica superiore a tutti gli altri team) che, naturalmente, si sbaglia. La classica profezia che si autorealizza.

A corollario di tutto questo, aggiungo che la mano del team principal sembra, ad essere gentili, i questo momento, evanescente. E il lavoro di far “lavorare bene” il materiale umano che ha è eminentemente il suo lavoro (le ripetizioni sono volute). Avrà bisogno di tempo, ma intanto per ora c’è una palese involuzione anche dal lato operativo. Aggiungo, infine, che non è detto che i tre possibili fattori citati poc’anzi non siano presenti contemporaneamente, in percentuali più o meno variabili, in quel grande e drammatico rebus, vero e proprio oggetto oscuro che è la Rossa di oggi.


Autore: Andrea Bovone

Immagini: Scuderia Ferrari

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