Ferrari e le strategie, uno dei tasti più dolenti del team italiano. Parliamo dell’arte di utilizzare il potenziale intrinseco, pilota/macchina, nella maniera più efficace e produttiva possibile verso un chiaro scopo: vincere. In questo Red Bull fa scuola. Lo ha dimostrato a più riprese durante gli ultimi lustri. E invece il Cavallino Rampante continua a manifestare una certa riluttanza verso tale scienza. Cambiano i tecnici, le situazioni, piste di ogni genere, ma il risultato difficilmente muta.
Ogni tanto ci azzecca come nel Gran Premio del Canada edizione 2023 ed è talmente raro che, malelingue e detrattori, sostengono sia per puro caso. Chissà… forse a volte hanno ragione. Per di più esiste un altro fattore che fa riflettere. Si tratta di una particolare idiosincrasia del muretto Ferrari, raramente avvezzo al parere altrui. Lo si nota molto facilmente attraverso gli on board, dove le decisioni prese con le gambe sotto il tavolo, domenica mattina nel consueto briefing che precede la gara, si attestano come “oro colato” dal quale non si può sfuggire.
Innumerevoli le occasioni dove i due “Carlo” vorrebbero poter dire la loro ed essere ascoltati. E invece no. Gli ingegneri prendono atto delle comunicazioni ma restano spesso sulle proprie idee. E allora si fidano e accettano i provvedimenti malgrado il disaccordo. D’altronde tutti quegli individui preposti alla strategia avranno più mezzi per fare la scelta corretta, penseranno i piloti.
Red Bull: la scuola strategica dalla quale Ferrari vuole apprendere
Le battaglie non sempre sono di facile lettura. A Red Bull piace vincere facile. Lo sappiamo. E con la vettura di questa stagione, la RB19, ne hanno piene facoltà. Tuttavia le situazioni dove un approccio intelligente risulta utile alla causa anche durante la campagna agonistica 2023 serve eccome. Dominare un week end non è cosa semplice. Come ci si riesce?
La risposta al quesito è banale per quanto concerne la competitività dell’auto. Senza una macchina al top non si vince. Non importa chi la guida. Per il resto si tratta di massimizzare tutte le potenzialità fruibili per ottenere il massimo. Non parliamo di segreti, pertanto. Red Bull “spadroneggia” semplicemente perché sa sempre cosa fare.
Gli uomini di Milton Keynes pensano prima e durante la gara. Sì perché a differenza della Ferrari, gli strateghi sanno interpretare le prospettive. Aspetto che durante il mondiale in corso ha concesso un vantaggio addirittura superiore in diverse gare a Max Verstappen e, al medesimo tempo, favorito diverse rimonte a un Perez non sempre perfetto in qualifica.
Saper leggere le varie situazioni in un contesto tattico che cambia e si deforma consente la massimizzazione del risultato. Fattore primario per una costanza di rendimento, del tutto indispensabile se una scuderia mira ad ambedue i titoli iridati. Lo ha dimostrato Red Bull ma anche Mercedes nel recente passato, anno 2018 ad esempio, quando in diverse occasioni ha racimolato più punti della rossa malgrado le performance fossero di poco inferiori.
Ferrari studia il modello strategico Red Bull
Ferrari vuole tornare a fare sul serio. Su questo punto i dubbi non esistono. Ma il massiccio insourcing di personale in atto risulta tremendamente più complicato di quanto si potesse pensare. Ne abbiamo discusso tramite uno scritto dedicato, analizzando la situazione futura sulla quale si sta lavorando. Nel frattempo si deve comunque affrontare. Cercare di adottare la metodologia di lavoro Red Bull va oltre il mero piano tecnico concernete gli update.
Quella che in gergo viene definita “modellazione dati” non è propriamente un’arte oscura, anche se per lo schema operativo strategico utilizzato in GES a volte lo sembra. Si tratta di una fitta elaborazione ottenuta tramite i calcolatori che possa mostrare la strada più funzionante in merito alle decisioni da prendere in gara. Soprattutto quando alcuni fattori come Safety Car o condizioni metereologiche avverse alterano gli schemi.
Da quanto appreso dalla nostra redazione, una parte del gruppo strategico della rossa sta realizzando una sorta di “reverse engineering”, a livello di impostazione, sulle abilità Red Bull. L’obiettivo mira ad acquisire abilità nel campo strategico, ovviamente. Sì perché alla fine dei conti è come giocare una partita a scacchi, dove la mossa corretta è capace di mettere in una posizione di forza, quasi inattaccabile, un determinato pilota all’interno di un contesto preciso.
Per raggiungere tale maestria la comprensione dei limiti riguardo le proprie monoposto all’interno delle scenario valutato risulta cruciale. In questo il supporto dei piloti tramite i feedback maturati alla guida recitano un ruolo chiave. Starli a sentire, pertanto, è vivamente necessario. Solo in questo modo la “gestione del rischio” sarà ottimale. Non si tratta solo di numeri.
In ultima istanza, nell’attesa che l’ulteriore provvedimento del mandato Vasseur sia reso fattuale, dobbiamo considerare un aspetto molto importante. Per mettere in atto lo scenario descritto c’è un elemento senza il quale tutti gli sforzi risultano vani: parliamo dell’unione di intenti, aspetto che purtroppo in questo periodo storico della Ferrari non si riesce propio a raggiungere.
Autore : Andrea Bovone
Immagini: Scuderia Ferrari