Molti ritenevano che il 12 dicembre 2021 fosse la personale cesura storica di Lewis Hamilton. Una data dopo la quale qualcosa è cambiato e non necessariamente in positivo. La mazzata presa ad Abu Dhabi fu pesante anche perché non arrivò per una colpa particolare del pilota o della Mercedes, ma per un’interpretazione molto criticata del diritto sportivo di cui parlare ancora una volta è superfluo visto che se n’è ampiamente dibattuto e considerando che ha determinato molti cambi tra il personale e nelle procedure applicative.
Fatto sta che da quel momento la carriera del conducente che è stato otto volte iridato fino a pochi chilometri dal traguardo ha preso una piega diversa, inattesa, che non lo soddisfa. Nel 2022, per la prima volta nella sua storia motoristica, Hamilton non ha conosciuto la gioia della vittoria. Quest’anno la rincorre vanamente perché davanti si trova ancora lui, il cannibale Max Verstappen che ha fatto sei su otto lasciando briciole e illusioni ridate al compagno di squadra che è entrato in una crisi apparentemente profondissima.
Lewis ha intrapreso una parabola discendente determinata dalle difficoltà tecniche in cui è incappato il suo team. La W13 è stata un fallimento concettuale e il recente e definitivo abbandono del concept “slim” lo certifica in via incontrovertibile. L’erede, la Freccia Nera che nasceva dal trionfo brasiliano dell’anno scorso, si è presentata ripulita dal porposing ma lenta nell’insieme. Come se eliminare il difetto più evidente ne avesse fatti emergere altri più grossi.
Mercedes: valori ribaltati in un anno
Da qui la sterzata tecnica che sta giovando a Hamilton. Ma ci arriveremo. Per ora diamo uno sguardo ai numeri che difficilmente mentono. L’anno passato, dopo otto round, Russell era a quota 99 punti con tre podi. Hamilton, con un solo podio, quello del rocambolesco Bahrain caratterizzato dal doppio ritiro della Red Bull, inseguiva a 62 punti. Un gap che, più o meno, i due si sono portati fino al termine della stagione.
Oggi la fotografia ci riporta a una situazione diametralmente opposta: Lewis è quarto con 102 punti, George è sesto con 65. Cosa è intervenuto per ribaltare in maniera così netta il trend? Innanzitutto l’esperienza. Le vetture di nuova generazione non erano andate troppo a genio a Hamilton che ha impiegato più tempo di quanto non sia servito a Russell per adattarsi. Ma non solo. L’anno scorso il sette volte titolato fece a lungo un lavoro oscuro e logorante per portare fuori dalle sabbie mobili una macchina deficitaria in molti aspetti e questa cosa, sulla lunga distanza, condizionò l’azione del pilota.
All’inizio di questo campionato le cose non è che fossero migliorate troppo visto che in qualifica, nei primi appuntamenti, Russell si era stabilmente piazzato davanti al collega. Ma è in gara che Hamilton è stato sistematicamente capace di sciorinare un passo migliore; cosa tra l’altro verificatasi anche nel mondiale 2022. Ma la differenza sostanziale la sta facendo la ritrovata fiducia di Lewis nel “ferro del mestiere”.
E’ necessario riavvolgere il nastro. Ricorderete sicuramente le schermaglie verbali sulle responsabilità di un progetto tecnico errato. Hamilton aveva apertamente criticato la scelta di continuare con la filosofia zero sidepod affermando che in inverno vi si era opposto. Dall’altro lato, forse in un gioco pressorio per prendere spazio all’interno del team, Russell affermava che entrambi i piloti, durante la pausa, avevano avallato l’idea di continuare sulla scia della W13 che si pensava avere del potenziale inespresso che poi non si è più visto.
Scaramucce che Toto Wolff ha tenuto nei limiti di guardia ma che non hanno evitato l’inevitabile: cambiare passo e rotta perché quella configurazione non aveva più margini di sviluppo. Alla fine ha pagato Mike Elliott che è stato spostato in altra mansione per far spazio a James Allison che s’è messo a lavorare nuovamente in pianta stabile alla vettura. Con risultati che si stanno intravedendo.
Mercedes: la W14 “B” ha ridato fiducia a Hamilton
Hamilton soffriva con la W14 “A”. Non era in fiducia e, specie dalle qualifiche, ne scaturivano prestazioni deludenti che venivano parzialmente riequilibrate in gara. Non ha mai fatto mistero, Lewis, di faticare con un avantreno poco preciso, frenate ballerine e un retrotreno “leggero”. Elementi che poco si sposano con il suo driving style e che Russell è riuscito ad amministrare meglio.
Il problema della monoposto, irrisolvibile completamente per questioni di budget cap perché si dovrebbe impostare e produrre un telaio nuovo, è dato dalla posizione di guida troppo avanzata che secondo Hamilton renderebbe disarmonico l’intero progetto. Le migliorie apportate a Montecarlo, primo dei altri due pacchetti che dovrebbero debuttare a Silverstone e a Spa Francorchamps, hanno risolto una parte dei difetti. La sospensione anteriore rivista è uno dei segreti alla base del ritrovato feeling di Lewis con la macchina.
Ora il driver di Stevenage si sente più tranquillo nello spingere perché è maggiormente assecondato dal mezzo. Serenità nel guidare significa trovare decimi di secondo sul giro secco e passo in gara. Cose nelle quali, per un motivo o l’altro, sta mancando a Russell che, da quando la W14 “evo” è scesa in pista, ha sempre visto gli scarichi della gemella col n°44 sulle fiancate. Un caso? Potrebbe essere. Ma osservando l’andamento delle gare si nota un minor adattamento alle nuove caratteristiche della macchina.
Mercedes: il rinnovo imminente depressurizza Hamilton
Se il nuovo package ha dato sicurezze a Lewis sottraendone a George lo capiremo nel prossimo mese, quello delle quattro gare quasi a raffica: Austria, Inghilterra, Ungheria e Belgio. Nel frattempo c’è un altro elemento, stavolta immateriale, che potrebbe aver aiutato Lewis Hamilton: l’imminente rinnovo contrattuale con la Mercedes.
Lo aveva detto lo stesso pilota che la trattativa, anche inconsciamente, sottraeva energie e concentrazione. Ora la contrattazione, lunga e serrata, sta finalmente per sbarcare in porto. Lo ha ammesso Wolff prima del Gp del Canada, lo ha ratificato Lewis che ha parlato di firma che può arrivare da un momento all’altro (nella sua Inghilterra?). Hamilton, con un probabile biennale, è stato rimesso al centro del progetto tecnico-sportivo anche se, in effetti, mai ne era stato allontanato.
Ma le ratifiche hanno un valore più elevato degli accordi di intenzione e la cosa genera certezze fugando dubbi e ansie. Un fattore decisivo per chi sfreccia ad oltre 300 km/h. Hamilton, che qualcuno pensava essere sul viale del tramonto, sta rispondendo coi fatti provando a far crescere la vettura per riproporsi, all’avvio del prossimo campionato del mondo, come il primo rivale di Max Verstappen. Per fare ciò era necessario prima battere la concorrenza interna facendo capire al nuovo che avanza che il potenziale è intatto.
La stagione è lunga, Russell ha tutto il tempo di ricalibrare se stesso e il suo driving alla vettura rimodellata nella filosofia. Forse, a ben guardare, serve anche quel pizzico di fortuna che l’anno scorso lo ha sovente accompagnato. A volte basta una scintilla per riaccendere il fuoco. E George è alla ricerca dell’innesco perché non ci pensa minimamente di fare da spalla allo scafato collega di casacca.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team