Il Gran Premio d’Austria si avvicina a grandi falcate e Sergio Perez, che sta attraversando un momento no che dura da un po’ troppo tempo, è in cerca di risposte. Il passaggio particolarmente delicato è un problema più per il pilota che per la Red Bull. Provocazione? Forse, ma ci arriveremo più avanti.
Facciamo qualche passo indietro e riportiamo le lancette e il datario al 30 Aprile 2023, giorno del Gp dell’Azerbaijan vinto da Sergio Perez che andava a pareggiare il numero di trionfi di Max Verstappen. Il messicano sembrava poter tener testa al collega che stava patendo l’avvio a palla di cannone della RB19 n°11.
Poi qualcosa si è rotto. Sergio ha preso a soffrire la sua monoposto, specie in qualifica. Max è entrato nella modalità asso pigliatutto e ne ha piazzate quattro su quattro allargando la forbice in classifica che si è aperta trasformandosi in un crepaccio profondissimo.
Red Bull, Sergio Perez: una diga implosa
Sergio Perez, in qualche modo, era l’unica barriera che poteva opporsi alla furia di Max Verstappen che, più passano le gare, più diventa aggressivo. La fame del pilota di Hasselt non si placa mai, nemmeno dopo essere giunto a quota 41 vittorie pareggiando lo score di un gigante del motorsport come Ayrton Senna.
Ma cosa non sta funzionando nel rapporto tra Perez e la sua vettura? Cosa si è spezzato dopo un avvio idilliaco che si sta trasformando lentamente ma inesorabilmente in una crisi sempre più seria? “Ho problemi con la frenata. Ho bisogno di lavorare con la squadra per capire cosa sta succedendo“.
E ancora: “Mentalmente mi sento forte. Non sono in un tunnel di negatività o altro. Nelle gare più recenti mi è mancato il passo, è vero, ma non a Monaco dove sono stato veloce per tutto il weekend. Ho solo commesso un errore. So che supererò questo periodo difficile”.
Solo un momentaccio? Forse, anche perché, a differenza dell’anno scorso, Red Bull non ha apportato massicce modifiche alla monoposto che iniziò ad andare nella direzione tecnica di Verstappen che salì in cattedra andandosi a prendere di prepotenza il secondo titolo iridato. La RB19, tranne la modifica alle prese d’aria del motore, è sostanzialmente quella che abbiamo osservato in Bahrain e soprattutto non ha modificato le sue caratteristiche peculiari.
Fatto sta che non sembra esserci rimedio al “buco spaziotemporale” che si è aperto tra Perez e Verstappen. Quest’ultimo, quasi a voler girare il dito nella piaga per imporre ulteriormente il suo imperio all’interno della scuderia austriaca, dopo il GP del Canada, non ha lesinato provocazioni nei riguardi del driver di Guadalajara, come a volergli dare la mazzata finale sulle sue friabilissime aspirazioni iridate. Leggere per credere:
“Chissà cosa sarebbe accaduto in Red Bull se non ci fossi stato io, sicuramente le cose sarebbero molto diverse. Personalmente non sarei felice di non arrivare in Q3 per tre volte di fila. Ma io non sono preoccupato. Resto del tutto impegnato sul mio lato del box. Faccio attenzione a questo”. E per fortuna che doveva rimanere impegnato nel suo lato di garage. Forse Max s’è scordato del missile lanciato nella metà campo di Perez.
Red Bull: il modello a una punta è uno schema di successo
Clima di guerra in casa Red Bull, quindi? Nient’affatto. Ordinaria amministrazione in una scuderia che ha messo al centro del progetto l’uomo forte che, a suon di prestazioni da incorniciare, dimostra di meritare lo status di punto di riferimento indiscusso. E con questo veniamo alla provocazione riportata all’inizio di questo scritto.
La crisi di Perez è totalmente gestibile dalla squadra che ha tutto sotto controllo e che non si duole per prestazioni sottotono considerando che Max spacca la schiena a tutti e che la classifica costruttori, stante la mancanza di un avversario credibile, è tutt’altro che plumbea.
Helmut Marko il sincero, questo potrebbe essere il nome tramandato ai posteri come si faceva con i vecchi imperatori, ha candidamente spiegato come funzionano le cose dalle parti di Milton Keynes: “Prendiamo seriamente anche problemi. Perez, in fondo, ha svolto il lavoro che ci aspettiamo da lui, contribuisce a portare punti per vincere il Costruttori e l’attuale classifica ci dà ragione“.
“In più – aveva aggiunto Marko – è un pilota che quando è in giornata può vincere i gran premi. Il resto dei discorsi è relativo, Verstappen è un pilota in costante miglioramento e allora dobbiamo domandarci chi sarebbe l’alternativa a Perez. Esiste qualcuno che potrebbe sfidare Max ad oggi? Personalmente non vedo nessuno in grado di farlo”.
La plastica dimostrazione di un modello che Red Bull ha impostato anni fa e che, nel corso delle stagioni, ha portato vittorie, soddisfazioni e titoli. Non a caso la franchigia fondata da Mateschitz, proprio in Canada, ha toccato quota cento vittorie andando a rimpinguare un ristretto club cui partecipavano Ferrari, McLaren, Williams e Mercedes. Perez, quindi, può stare sereno. Nessuno toccherà il suo sedile. Ma la controindicazione di questa comoda certezza è il doversi accontentare di scampoli di gloria che Verstappen lascia con molta fatica.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing