sabato, Novembre 23, 2024

Gran premio d’Ungheria: Alonso contro le “nuove” Pirelli

Hanno fatto clamore, e non poco, le dichiarazione rese ieri da Alonso dopo le qualifiche del Gran Premio d’Ungheria. Le riporto: “Credo che in tutte le sessioni di libere abbiamo visto una griglia un po’ mista, tutto il weekend è stato un po’ strano. Un po’ è il circuito, un po’ questa nuova costruzione di Pirelli di cui si parla poco ma che ha cambiato un po’ le cose. Red Bull dominava con primo e secondo posto tutte le gare e adesso non fa neanche la pole e Checo ha difficoltà ad entrare in Q3. Con Aston Martin abbiamo avuto un calo di performance dal niente. La McLaren va forte, l’Alfa Romeo va forte: quando cambi le regole a metà campionato non è mai bello”.

Può darsi che il Alonso fosse assai contrariato perché questa Aston Martin sembra essere la lontana parente di inizio mondiale e nelle ultime gare le prestazioni della monoposto sono andate via via calando. Forse non hanno azzeccato qualche sviluppo e quindi sarebbe ingeneroso mettere sul banco dell’accusa gli pneumatici (o solo gli pneumatici).

Tuttavia è anche vero che il pilota due volte campione del mondo ha lanciato il proverbiale sasso nello stagno memore anche di quanto accadutogli nel 2013 con Ferrari. E ora, delle gomme che hanno debuttato da Silverstone se ne comincia a discutere in modo più chiaro, meno in sordina.

Alcune doverose premesse. L’oggetto “gomma” è qualcosa di estremamente sofisticato che riguarda la chimica, la deformazione dei materiali sotto stress e via discorrendo. Domanda: è possibile che aggiungendo un elemento alla “miscela”, quella gomma non cambi anche il proprio comportamento?

Analizziamo le parole che a suo tempo ha rilasciato Mario Isola sui motivi del debutto della nuova “costruzione”: “La nuova specifica rende il pneumatico più resistente alla fatica ma non ne altera altri parametri tecnici né il suo comportamento in pista. Tutti i team hanno avuto la possibilità di testarla in occasione dello scorso Gran Premio di Spagna, quando abbiamo messo a disposizione due set supplementari per ciascun pilota: i commenti ricevuti sono stati in linea con quelle che erano le nostre aspettative, soprattutto in termini di trasparenza della prestazione. ”

F1
Mario Isola, direttore della divisione motorsport di Pirelli

“Inoltre, la nuova specifica consente a Pirelli di mantenere sostanzialmente inalterate rispetto allo scorso anno le pressioni dei pneumatici anteriori e posteriori, pur in presenza di un significativo incremento medio dei carichi. Il debutto avverrà su una delle piste tradizionalmente più impegnative per le gomme: non è un caso che nella nostra scala interna di misurazione Silverstone sia al vertice in termini di stress e di forze laterali esercitate, in particolare sul pneumatico anteriore sinistro”.

L’intento del costruttore era chiaro e lodevole. E, difatti, non abbiamo più visto (per ora) la Pirelli intervenire sulla pressione delle gomme. Tuttavia, torno alla domanda di prima riformulandola: se un prodotto non è uguale a quello di prima, pesa un pelino di più (e in Formula 1 contano pure i grammi, ad esempio all’anteriore possibile sottosterzo?) è plausibile che possa comportarsi esattamente nello stesso modo di quello che sostituisce? Qui sorgono legittimi dubbi (si badi bene dubbi, non certezze).


Pirelli: l’incertezza prestazionale sulle nuove gomme esiste per Alonso

Sommiamo poi il fatto che ogni circuito ha le sue peculiarità e che banalmente il tipo di asfalto, la sua temperatura e quella ambientale influenzino inevitabilmente lo pneumatico. Possibile che le nuove gomme siano più resistenti allo stress da carico e conservino linearmente lo stesso degrado prestazionale di prima?

Ancora: i piloti prima dei giri lanciati per le qualifiche sono abituati da moltissimi anni a “scaldare” le gomme in pista per farle “accendere” nel giro lanciato. Affinché garantiscano il massimo dell’aderenza per tutto il giro di qualifica. E anche nel giro “buono” devono saperle gestire. Una scienza sperimentale dove si procede letteralmente a tentoni. Se le scaldi troppo le bruci prima di finire il giro, se le scaldi poco non ti fanno fare il giro perfetto e vai più lento. E così via.

Anche in questo caso, possibile che non ci sia stata dalle “vecchie” gomme a quelle “nuove” una seppur minima variazione? E come si può avere tale certezza se si sono provate relativamente poco le due “costruzioni” e soprattutto non risulta si sia fatto un riscontro incrociato prolungato (e non solo pochi giri) in più circuiti? Ecco, credo che sia legittimo porsi queste domande. Come è sacrosanto pensare che Pirelli sia stata trasparente e chiara nell’urgenza di portare queste nuove specifiche per la sicurezza dei piloti.

Tuttavia, in modo altrettanto chiaro, si può affermare che non ci può essere certezza assoluta che queste gomme si comportino nello stesso identico modo di quelle precedenti. A parere di chi scrive, dopo aver letto molti parere illustri e sentendo alcune voci provenire dal paddock (usiamo questa perifrasi) ciò che potrebbe essere cambiato sostanzialmente non è la prestazione che offrono nelle varie gradazioni (hard, medium e soft), ma il modo in cui si “accendono” e come gestiscono il degrado.

Ferrari
Vista dall’alto della SF-23 di Leclerc nel corso delle qualifiche del gran premio d’Ungheria

Chiaro che chi fosse più lesto a capire come funzionano le “nuove” gomme rispetto a quelle precedenti potrebbe avere un vantaggio. Altra variabile che non deve essere sottovalutata per dovere di cronaca: il nuovo format delle qualifiche con l’obbligo di usare in Q1 le hard, in Q2 le medium e in Q3 le soft. Ognuna di queste gomme ha bisogno di un diverso lavoro per essere portata nella temperatura ottimale per rendere nel giro lanciato.

Qui c’è da rilevare un fatto. Le uniche gomme fatte espressamente per le qualifiche sono le soft. Quindi ogni team ha dovuto trovare l’alchimia per accendere in poco tempo gomme affatto differenti e qualcosa si è rimescolato. Fattuale. Ci potrebbe essere anche un’altra variabile, quasi fantascientifica. Potrebbe essere anche accaduto che casualmente un telaio/monoposto che non andava benissimo con le vecchie gomme ora vada bene.

Questo al netto del fatto che c’è chi sicuramente ha lavorato sodo, ha portato cambiamenti significativi alle proprie monoposto e ora vede premiato il suo lavoro (ad esempio McLaren). Resta sempre un interrogativo. E’ giusto, sportivamente parlando, variare in corsa gli ingredienti di un mondiale (che si tratti di regolamento o gomme poco cambia)? In tutto questo bailamme c’è forse un unico dato certo. Chi ci capiva poco prima e continua a capirci poco ora è la Scuderia di Maranello. Una “solida” certezza.


AutoreSilvia Napoletano – @silvianap13

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