mercoledì, Dicembre 18, 2024

F1: antistorico, antisportivo e anacronistico il “no” ad Andretti

La querelle in F1 Andretti SI o Andretti NO nel Circus mi ha suggerito un’analogia storica. Parallelismo forzato? Vediamo… Seguitemi. Ned Ludd, mitico (e probabilmente mai esistito) operaio, distrusse ai primordi della rivoluzione industriale un telaio meccanico. Da cui deriva il termine luddismo, che in senso ampio riguarda, con chiaro intento denigratorio, le resistenze operaie (e non solo) al mutamento tecnologico.

AI primordi dell’utilizzo dell’energia elettrica nelle abitazioni (fine 1800), molti giornali titolarono a caratteri cubitali che la morte silenziosa avrebbe ucciso inermi cittadini. Nel mitico e spesso inventato selvaggio West le ferrovia sappiamo come vennero accolte, tuttavia ciò non impedì che collegassero gli Usa da Oriente ad Occidente, da Oceano Atlantico a Oceano Pacifico.

Anzi, possiamo dire che il mito della frontiera finì per due motivi. Banalmente perché non c’era più nulla da “conquistare” e, in secondo luogo, perché la ferrovia era arrivata ovunque, distruggendo ciò che di misterioso e inconosciuto poteva esserci in quell’enorme parte di continente americano.

Non è che chi si è opposto al progresso non avesse, in più di un caso, ottimi motivi per farlo. E’ che semplicemente i vantaggi superavano gli svantaggi e soprattutto il progresso, nella storia umana, è come un fiume in piena che travolge, inevitabilmente, tutto ciò che incontra rimodellando continuamente la realtà che ci circonda, il nostro modo di vivere e pure il nostro modo di pensare. Piaccia o meno, crei problemi o meno, non lo si può arrestare, e questo è un fatto.

F1
Michael Andretti, n°1 di Andretti Autosport, il gruppo che sta provando ad entrare in F1

Tutta la vicenda legata alla famiglia Andretti che viene “rimbalzata” da quasi tutti i team e dai plenipotenziari della F1 nella sua richiesta di entrare nella massima categoria del motorsport, mi ha fatto pensare al progresso. Paragone un poco ardito, direte. E ci sta. Però io sono convinto che non dobbiamo porci la domanda se qualcuno possa entrare o meno nella massima categoria del motorsport con una nuova scuderia, semmai quando questo accadrà.


F1: l’accordo esiste già, si trattano i dettagli a favore

La Formula Uno ha avuto ben più di 10 scuderia nella sua storia. Non vedo perché non dovrebbe accadere ora che qualcun altro possa gareggiare. Nuovi sponsor, più piloti, maggiori entrate per tutti. Vero. Ma il diavolo si nasconde nei particolari. Per questo capisco le legittime e feroci ostilità del Circus verso Andretti. Alla fine è un brutale e banale ragionamento. Se entrano tot soldi e siamo in dieci a spartirci il denaro, arriva un undicesimo team e a noi tocca un poco meno grana.

Questo perché con il vigente Patto della Concordia non cambia il monte premi totale da dare alle squadre, che siano 10, 11 o 12 e via discorrendo, mentre prima la fetta da ripartire era più “elastico”. Tra l’altro proprio per “scoraggiare” un nuovo team ad entrare in F1, è pure prevista una “tassa d’ingresso” di 200 milioni di dollari (che verrebbe ripartita fra i 10 team esistenti, dando loro 20 milioni a testa).

Alla fine, vedrete, qualche soluzione si troverà. Magari modificando le norme relative alla quota che Liberty Media tiene per sé. Mi spiego meglio. Prendete i numeri con le pinze, non sono dati esatti ma estrapolati da diversi calcoli che ci danno comunque l’idea di come funzioni il “giocattolo F1” dal punto di vista economico.

F1
un sorridente Stefano Domenicali, presidente e amministratore delegato del Formula One Group

Liberty Media ha fatturato nel 2022 circa due miliardi e rotti di dollari. Quasi un miliardo entra direttamente nelle sue casse, più o meno 800 milioni. Un’altra parte riguarda i bonus cosiddetti storici (in base alla presenza da sempre in F1, vedi Ferrari, o al palmares e via discorrendo) e un miliardo circa è la fetta che si distribuiscono in team proporzionalmente in base alla posizione che hanno nel mondiale costruttori. Chiaramente questa parte va aggiornata con la classifica costruttori di anno in anno).

E’ ovvio che più circuiti significano ancora maggiori entrate, e questo spiega perché nessuno si sia stracciato le vesti per un campionato che l’anno prossimo conterà 24 tappe. In sintesi: tutti sanno che un nuovo team, soprattutto un marchio come Andretti, porterebbe ad ampliare ancora il possibile bacino di spettatori soprattutto negli Stati Uniti e “piatto ricco mi ci ficco”. Quindi alla fine si tratterà di accordarsi. Perché, come cantava Battisti, “Come può uno scoglio arginare il mare?” Scommettiamo?


Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

Immagini: Formula Uno

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1 commento

  1. Il problema sono i circuiti, c’è la fila di case automobilistiche che vogliono entrare in F1, ma non puoi girare a Montecarlo in 24 o 26 macchine, invece aggiungere tappe non solo è possibile ma è anche redditizio per le squadre e piacevole per i tifosi.

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