Ambizione. Una prerogativa che non manca a chi ora guida la F1. Questa disciplina viene vista come un semplice sport, ma in realtà è molto di più. Si tratta di un concentrato di tecnica che spesso ha fatto da apripista a soluzioni che usiamo tutti i giorni nelle nostre automobili e non solo, specie se consideriamo l’aspetto della ricerca sui materiali.
C’è un po’ di F1 in diversi ambiti del nostro quotidiano e questa natura non si realizza per caso, ma grazie a quella spinta innovatrice che la massima disciplina del motorsport ha sempre promosso. Chi ora possiede il pacchetto di maggioranza intende istituzionalizzare questo ruolo da locomotiva del progresso proponendosi come soggetto che traccia una strada che possa essere in grado di far curvare traiettorie preimpostate forse in maniera un po’ troppo frettolosa.
Il tema è di quelli spinosi visto che si riferisce alle motorizzazioni del futuro. Semplificando all’estremo ci sono due filosofie confliggenti: da un lato chi spinge per il full electric, come i burocrati europei, dall’altro chi ritiene che il motore a combustione interna sia arrivato ad un tale livello di sviluppo che non se ne può fare a meno, soprattutto se lo si adopera con benzine pienamente ecosostenibili sia nella creazione sia nelle emissioni allo scarico.
E’ quest’ultimo il messaggio di cui la F1 intende farsi latrice. Una visione, non utopistica e basata su elementi concreti che intende dimostrare come sia possibile conciliare propulsione “tradizionale” ed esigenze ambientali. Quello delle benzine drop-in (i propellenti next-gen che si adattano ai motori esistenti producendo emissioni pari allo zero) è il mercato del futuro.
I colossi del petrolio devono fronteggiare l’inevitabile abbandono delle fonti fossili. Riconvertire la produzione è un obbligo per mantenere le quote di mercato e, magari, per incrementarle a scapito di quei soggetti che non riusciranno a cavalcare l’onda del cambiamento.
In F1, dal 2026 debutterà una nuova generazione di power unit che sarà basata su benzine ecosostenibili. L’obiettivo della FIA e di Liberty Media è quello di soddisfare il programma Net Zero Carbon che si prefigge di arrivare ad una Formula Uno Full Green entro il 2030.
Operazione ambiziosa ma necessaria nella quale credono soggetti già coinvolti in Formula 1. L’anno scorso, Petronas, in collaborazione con Mercedes che aveva testato su un proprio camion un carburante ecologico nello spostamento da Zandvoort a Monza, ha iniziato a studiare un carburante avio per alimentare i motori a reazione portando il “concetto verde” anche negli spostamenti aerei. La realizzazione di una tale tecnologia sarebbe rivoluzionaria, una pietra miliare vera e propria alla quale i vertici di Liberty Media guardano con estremo interesse. La partita è di enorme importanza e gli interessi economici derivanti mastodontici.
La F1 può bloccare la cieca svolta full electric
L’obiettivo ancora più ambizioso della F1 – forse celato ai più – è quello di aprire una strada filosofica che faccia vacillare le decisioni prese da politici burocrati con visioni di corto respiro e che rischiano di devastare il settore automobilistico in nome di una riconversione elettrica forzata e per la quale, forse, non siamo ancora pronti.
Il Parlamento Europeo, tramite il programma “Fit for 55”, ha stabilito che vieterà l’immissione sul mercato di auto nuove con motore a combustione interna entro il 2035 per poi arrivare ad un ban totale alla circolazione nel 2050. Chiaramente la palla deve passare alla Commissione Europea che è l’organo che fattivamente legifera.
E’ proprio in questo cammino decisionale che la Formula Uno può e deve incunearsi. Le aziende petrolchimiche, tutelando i loro legittimi interessi commerciali, devono essere in grado di fare quadrato, con la collaborazione dei team, e di dimostrare che è possibile definire benzine verdi sia allo scarico sia nel processo di produzione.
Se questo avverrà, e pare che lo scenario sia piuttosto concreto, l’Unione Europea, ma anche alcuni stati federali statunitensi che hanno predisposto politiche elettriche molto stringenti, possono rendersi conto con elementi tangibili di poter intraprendere un percorso alternativo. Talvolta è necessario creare degli esempi concreti per convincere chi, probabilmente, non ha competenze tecniche specifiche ma legifera comunque.
E quel castello di prove materiali intende crearlo la massima serie del motorsport, come ha spiegato il suo CEO, Stefano Domenicali, in un’intervista rilasciata a Motorsport: “Come Formula 1 dobbiamo chiederci cosa possiamo accelerare in termini di sviluppo. Il tema dei carburanti sostenibili è fondamentale. La percezione su questo, lo dimostra il mercato, sta cambiando. Credo che sia stata fatta un’ottima scelta quando per primi abbiamo deciso di imboccare questa strada”.
“Non vogliamo fare guerre tecnologiche contro la mobilità full electric, è una tecnologia che avrà un suo mercato, ma crediamo che la Formula 1 possa accelerare la possibilità di avere benzine sostenibili al giusto prezzo. Questo sarà un grande aiuto per la mobilità in senso assoluto, inclusa quella commerciale, aeronautica, e quella che include il parco vetture attualmente circolanti nel mondo che sono circa un miliardo e mezzo. È una sfida molto importante e sono certo che aiuterà anche a compattare la visione di tutte le squadre”, ha spiegato l’ex Ferrari.
F1: trasformare i carburanti drop-in un prodotto di massa
La vera sfida è dunque sui costi. I carburanti drop-in a ecosostenibili potranno avere successo solo se non saranno una miscela per bolidi da corsa, ma diverranno un bene di massa con prezzi contenuti ed accessibili a tutti. Per rendere questo scenario concreto serve il supporto della politica. Ecco che la fase due deve essere quella dell’interlocuzione, della trattativa diretta con i soggetti preposti a prendere quelle decisioni che determinano i destini economici, ambientali e culturali dei popoli.
La F1, con i tempi che si è data, è in anticipo rispetto a quanto alcune realtà statuali hanno stabilito. Questa differenza programmatica può essere decisiva per reimpostare certe scelte. Anche perché, a livello globale, la maggioranza dei paesi intende andare avanti con motorizzazioni endotermiche. E questi potrebbero acquisire le tecnologie provenienti della classe regina diventando apripista per chi oggi pensa di esserlo. La partita è appena iniziata e la posta in palio è altissima.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari