venerdì, Novembre 22, 2024

F1: “Let them race”… Finché non piove o il giudice interviene

“Let them race”, lasciamoli correre. Quante volte abbiamo sentito questa espressione uscire dalle bocche dei team principal che si lamentavano di un troppo pressante interventismo dei commissari di gara? A fasi alterne questo principio torna in auge e, anche se si assiste alla sistematica promessa di giungere ad una F1 meno ostacolata nei principi, nella forma e nella sostanza, si ricade sempre nelle stesse dinamiche: i piloti hanno un margine operativo sempre più ristretto.

Ci sono delle catene immaginarie che frenano l’azione dei conducenti, legacci molto più stringenti di quanto si possa pensare e che, piano piano, stanno erodendo la stessa idea di driving in un processo di costante e inarrestabile mutazione genetica della categoria che produce dei professionisti dell’intrattenimento e non degli sportivi avvezzi ad adattarsi ad ogni situazione. Tre sono le condizioni che stanno determinando un contesto sempre meno libero: tecnica, giurisprudenza conservativa, disabitudine alla competizione.

F1
Charles Leclerc e Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) – F1 Sprint Belgio 2023

F1: monoposto idrofobiche

“Lasciamoli correre”. Sì, ma se non piove. Le F1 attuali sono arrivate all’apice di un processo evolutivo che le rende intolleranti all’acqua, idrofobiche. E non c’entra l’elettricità prodotta dai motogeneratori associati alla parte endotermica. Il problema è costitutivo, filosofico. I veicoli, da metà anni novanta, hanno preso a crescere in peso. Una tendenza all’aumento ormai fuori controllo che il legislatore, in chiave 2026, sta pensando di limitare come emerso dalla riunione, tenutasi venerdì, della F1 Commission

Veicoli pesanti significa tempi sul giro più alti. Per tenerli in un range compatibile con la classe regina dell’automobilismo sportivo, il legislatore ha risposto con due elementi: aumentare la downforce generale e maggiorare l’impronta a terra delle gomme con pneumatici più grandi. Cosa che ha determinato coperture in grado di espellere una quantità enorme di acqua per secondo. Le gomme attivano l’effetto spray che viene acuito dall’estrazione aerodinamica dei fondi. Le vetture a effetto suolo hanno accentuato il problema perché producono un tipo di scia più stretta e alta prolungando la dispersione delle gocce nell’aria.

Finché questa deriva – è proprio il caso di dirlo – non viene bloccata, avremo sessioni interrotte, spostate e generalmente limitate dalla pista bagnata. E il venerdì sprint del Gp del Belgio lo ha raccontato ancora una volta con incontrovertibile chiarezza. Ore trascorse ad attendere le comunicazioni della direzione gara: evento tagliato, spettacolo azzoppato. E’ questa l’idea di show che hanno in mente le teste d’uovo americane? Dicono di no, i fatti li smentiscono. 


F1: la giurisprudenza diventa sempre più conservativa

Se volessimo analizzare gli episodi, questo articolo rischierebbe di sfuggire di mano nella lunghezza. Quindi ci limitiamo alla stretta attualità. Facciamo un flashback alla sprint race e mettiamo sotto la lente d’ingrandimento il contatto tra Sergio Perez e Lewis Hamilton. Un normalissimo incidente di gara che è stato trasformato dal giudice in una penalità di 5 secondi, tra l’altro da scontare quando non ci sono pit stop e in una gara brevissima. Una pena afflittiva che è parsa assurda sia ai protagonisti sia agli osservatori del motorsport e che dà la misura di quali siano i parametri di giudizio che diventano sempre più stringenti e meno flessibili.

F1
Niels Wittich, racing director della F1

Ormai è sensazione netta che i piloti debbano guidare sui binari, che non possano uscire dalla traiettoria standard, perché anche un semplice contatto, due ruote che si sfiorano, producono la reazione smodata della direzione gara. L’episodio di ieri è l’ultimo di una lunga serie di casi analoghi che ci fanno capire che si sta solidificando una giurisprudenza al ribasso. Dal famoso caso del Canada 2019 nulla è cambiato. Anzi, le maglie del giudice si sono ristrette ulteriormente in una categoria nella quale è praticamente impossibile immaginare che si possano condurre duelli corpo a corpo. 

Comprendiamo che non possiamo tornare all’epoca della fantastica battaglia tra Arnoux e Villeneuve, ma servirebbe anche un po’ di buon senso e valutare il contesto. Ieri, con pista bagnata e generale scivolosità, era normale che si potesse giungere ad un contatto. Non vi è stata scorrettezza, nemmeno mancata cautela. Si è trattato semplicemente di una scontata dinamica di gara, un atto penalizzato eccessivamente e che crea un altro precedente che limiterà ulteriormente gli slanci dei conducenti che si sentiranno condizionati nel momento in cui si troveranno accanto un’altra monoposto.

Anche in questo caso la domanda sorge spontanea: è questa l’idea di spettacolo che Liberty Media ha per la Formula Uno? Incatenare la bravura dei conducenti, la loro aggressività naturale, il loro slancio verso la vittoria del duello in pista, significa snaturare l’essenza stessa della massima espressione dell’automobilismo. E quindi la competitività dei suoi protagonisti, sia tecnica che di pilotaggio. 

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Alpine – Gp Belgio 2023

F1: Nuove leve disabituate a correre in condizioni estreme

Macchine inadatte alle condizioni da bagnato, giudici dalla severità troppo elevata e forse fuori controllo stanno venendo a creare una categoria di piloti disabituati a correre in certe situazioni. Nell’approccio al weekend belga George Russell, alto rappresentante della GPDA, aveva detto che in condizioni da bagnato la FIA doveva valutare addirittura l’idea di sospendere l’evento. 

Alla fine della Sprint Race, Pierre Gasly ha affermato candidamente di non essersi trovato a proprio agio e che forse non c’erano le condizioni per disputare la corsa. Sono due piccoli esempi che arrivano da piloti di nuova generazione che spiegano come questi siano condizionati e soprattutto disabituati a correre quando non si manifesta la comfort zone.

Questa è la Formula Uno dei simulatori e dei test sempre più banditi, è naturale che un conducente non sviluppi gli strumenti necessari per affrontare contesti devianti da quelli che offrono sole e pista asciutta

E’ un circolo vizioso dal quale non se ne esce. Servirebbe una sterzata tecnica supportata da un cambio cultural-giurisprudenziale immediato. All’orizzonte non si vede un granché se non il fumoso tentativo di rendere le vetture più leggere e, forse, incidentalmente più consone a gestire le condizioni da bagnato. Ma senza allenamento in pista non si avranno mai piloti capaci di amministrare totalmente la scivolosità delle auto.

Basteranno palliativi allo studio come i paraschizzi? O la F1 deve mestamente avviarsi a diventare una serie da asciutto? Se così deve essere si organizzino calendari ad hoc e soprattutto si prenda esempio da quelle categorie in cui è vietato girare con la pioggia. Ma a questo punto, padroni del vapore, non chiamatela più F1…


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Alpine F1, Scuderia Ferrari, FIA

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