domenica, Settembre 8, 2024

Ferrari bifronte: Leclerc ottimizza e va a podio, Sainz “costa” punti

L’azzardo non sempre paga anche nelle migliori circostanze. Ferrari a Spa punta sul rosso con un assetto più scarico, conquista la sfida contro i rivali a discapito di condizioni di pista che restano variabili per tutto il weekend. L’altra faccia della monetina, Sainz scommette in curva 1 come se la sua gara dovesse disputarsi tutta lì – e perde, si perde tradito dalla troppa foga, qualcosa di già visto. È proprio vero che in quel di Maranello si vince e si sprecano opportunità insieme: una vettura al suo terzo podio, e l’altra costretta al ritiro. 

Terzo era anche l’appuntamento con la F1 Sprint nel corso di questo mondiale – un formato abbreviato di cui il Cavallino Rampante sembra riuscire sempre ad approfittare per sopravanzare i rivali nella preparazione al weekend in fabbrica. Difatti, dove la rossa si era detta troppo conservativa ai Gran Premi di Silverstone e Ungheria, l’incognita di una sola sessione di libere completamente invalidata dalla pioggia – traditrice per alcuni, come la troppo “pesante” McLaren – non ha intimidito i tecnici di Maranello. 

“Preferisco non leggere troppo nelle statistiche,” scherza un Vasseur poco incline a sbilanciarsi di fronte ai numeri. “Magari questi erano circuiti che a Charles piacciono particolarmente, magari abbiamo fatto un lavoro migliore dei nostri competitors prima ancora di scendere in pista il venerdì – oppure, ancora, magari hanno lavorato male loro. Chissà.”

Proprio per questo motivo, il Gran Premio del Belgio poteva – e forse doveva, sebbene un po’ “a sorpresa” – divenire un ghiotto campo di raccolta per una Ferrari dalle performance altalenanti. Persi punti alla sfortuna nella F1 Sprint del sabato, la gara domenicale metteva in palio una posizione sul podio ed una immediatamente dietro. Tra la strategia eseguita perfettamente – “Plan B for Bravo”, a coprire ogni mossa della Mercedes di Hamilton, che ha spinto a due-tre secondi da Leclerc per tutta la gara – due soste veloci ed una guida di puro management del monegasco, gli uomini della scuderia festeggiano la chiusura della prima fase del mondiale 2023 con un bagno di spumante, sotto un podio dominato dall’ancora lontana – troppo lontana – Red Bull.

Ferrari
Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) a bordo della sua SF-23 durante l’ultimo stint nel Gran Premio del Belgio 2023

A luci spente, restano i “se” e restano purtroppo anche i “ma”. Tralasciando gli scenari ipotetici dipinti dai primi, il fermo immagine sul sorriso amaro di Leclerc – che oltre al terzo podio stagionale conquista anche due posizioni in classifica, superando Russell ed il compagno di squadra Sainz – regala una considerazione che più che demoralizzare, soprattutto se unita alle lodi che Charles non risparmia mai al team, deve alimentare il lavoro dei tecnici della rossa, come benzina per un motore: il gap accusato nei confronti della Red Bull è mostruoso. Non si è mai ridotto da inizio campionato e non si ridurrà nel breve termine.


Ferrari, Leclerc al suo terzo podio: costanza e nervi saldi

Lì dove si ritrova a gareggiare contro vetture nettamente più veloci della sua, faceva notare Jock Clear qualche tempo fa, Leclerc si fa sempre onere di chiudere quel gap di puro piede. Tuttavia, il talento innegabile del monegasco non può vincere contro le leggi della fisica. “Loro [Red Bull] possono spingere sempre, dall’inizio alla fine, non capiamo cosa fanno con le gomme,” spiega Charles. “Noi al contrario dobbiamo sempre preoccuparci di fare tyre management, troppo tyre management. Così anche quando siamo veloci, non riusciamo mai a spingere.” 

La situazione in cui si ritrova il monegasco durante il suo ultimo stint – un problema che lo costringe a fare tanto lifting proprio quando si sta avvicinando alla RB19 di Pérez, molto più lento di Verstappen – toglie qualche punto d’onore al buon passo che la SF-23 numero 16 aveva dimostrato per tutta la gara. Charles risulta il terzo pilota più veloce in pista – il primo, come in Austria, come a Baku, dietro una prepotente Red Bull.

Hamilton, che aveva azzardato come Ferrari optando per un setup più scarico rispetto a quello del compagno di squadra, si avvicina e a tratti anche recupera la performance della rossa nel primo e nel terzo settore, ma perde tra i tre e i cinque decimi al giro nel secondo, dove Leclerc aveva già fatto la differenza in qualifica. 

Persa la lead nel giro di partenza, persa anche la posizione su un Verstappen che Charles in radio aveva bofonchiato fosse “inutile bloccare”, la gara del monegasco è stata certamente frustrante nei risultati, ma anche gestita in maniera esemplare. Disturbato per qualche minuto dalla pioggia, poi da forti ed improvvise raffiche di vento, il problema sul finale, Leclerc dimostra ancora una volta che quando Ferrari riesce a centrare l’assetto per il weekend, lui è pronto a ripagare gli sforzi e la fiducia degli uomini in fabbrica affermandosi in pista come “il migliore degli altri”.

Ferrari
Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) inseguito da Lewis Hamilton (Mercedes AGG F1 team) – Gp Belgio 2023

Del monegasco non serve ribadire che sia veloce. Anzi, talvolta questa grande ovvietà diviene una critica alla magra di risultati raccolti in carriera (20 Pole Position con quella di venerdì, solo 5 vittorie) – ma di piloti come lui, che sembrano già sul tetto della performance, affascina il modo in cui puntino sempre più in alto. A Spa il ferrarista non guida come fa di solito – adotta uno stile contrapposto alle sue preferenze dopo averne individuati i punti critici. Su pista umida, dove aveva avuto difficoltà con la capricciosa, sottosterzante SF-23, il monegasco dimostra un’eccellente, caparbia costanza, i nervi saldi – soprattutto nel confronto con un Sainz troppo precipitoso.


Ferrari, Sainz: chi troppo vuole, stringe troppo in curva 1

“Un errore dettato dall’inesperienza”: così Carlos definisce il maldestro patatrac alla prima curva del Gran Premio del Belgio – un contatto che porta al ritiro immediato dell’imputato rookie Piastri ed una lenta agonia durata 22 giri per lo spagnolo. Una lettura degli eventi prevedibilmente di parte, quasi paternalistica nel “rimprovero” – per un incidente di gara che andava definito come tale, e nulla di più. 

Senza spendersi in inutili analisi psicologiche, un primo sguardo a quanto accaduto a La Source rivela che il pilota madrileño, nel tentativo di sorpassare Hamilton, arriva in ritardo sui freni e va al bloccaggio. La conseguenza genera il contatto tra i due che porta Sainz alla ramanzina verso Piastri: nel post-gara, l’iberico dichiara di aver puntato la vettura verso l’interno per “chiudere” l’improbabile sorpasso sulla Mercedes dell’inglese.

Dietro di lui, tuttavia, la MCL060 di Piastri si era ritrovata la strada sbarrata da quel repentino cambio di direzione. Stretto in uno spazio inesistente, l’australiano tocca il muro e rimbalza verso Ferrari di Carlos pungendo il lato destro della numero 55. Un contatto, insomma, inevitabile – definizione di un incidente di gara scaturito da quel bloccaggio iniziale.

Ciò che invece si poteva evitare, o almeno contenere, era appunto l’ardore – disgraziato protagonista di una dinamica vista più volte in partenza a Spa. Al di là delle polemiche sulle dichiarazioni in sé, Sainz in Belgio “costa” punti a se stesso e alla Ferrari – il team a cui non chiede scusa, e che è stato più volte invece troppo veloce ad accusare. Anche in occasioni in cui, come in Austria, le ragioni non sembravano poi così ovvie.

Egoismo e agonismo non solo fanno rima, ma diventano praticamente sinonimi in F1. In pista, nel garage, c’è sempre qualcun altro che viene comodo come capo espiratorio, l’importante è tenersi a galla, rinforzare la propria forma. Eppure l’immagine di un Leclerc che sul balcone del podio si allontana dal duo della Red Bull per andare a fare la doccia ai suoi, gli abbracci in parc fermé, le parole di ringraziamento, di gioia e rivendicazione, regalano un sorriso ai nostalgici della scuderia di Schumacher che ricorda come alla base di una squadra ci sia sempre la condivisione. 


Autore: Sara Esposito – @_allthatglitz

Immagini: F1 Tv

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1 commento

  1. – Finora RB ha 2 auto in grado di battere la concorrenza.
    – Tuttavia da telemetria, è evidente che ci sono 2 RB19.
    – Il Clan Verstappen teme SP. Non vuole auto uguali. In modo subdolo favorisce MV
    – La RB19_A di MV va +forte 1,5-1s/giro (per via della macchina) di tutte l’altre auto, incluso della RB-B di SP,
    – Dopo Baku l’auto SP senza trazione e sbilanciato in frenata.
    – In settori c/curve lente SP perde sistematicamente 0,3s mentre a Baku neanche 0,05s/40g
    – A vera parità di macchine, Perez ha già dimostrato ampiamente che può battere Verstappen in pista.
    – Se non ci fossero tutti questi favoritismi meccanici e dal muretto RB, Verstappen dovrebbe sudarsela molto per potere vincere il mondiale e non sarebbe così noioso e scontato come pare adesso.

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