domenica, Dicembre 22, 2024

Ferrari: la competitività della SF-23 specchio della grandezza Red Bull

10/7/2022 – 2/7/2023. Stessa location, poco meno di un anno, valori del tutto stravolti. Questa è la fotografia della F1 attuale dominata in lungo e largo dalla Red Bull. In 357 giorni è passata parecchia acqua sotto ai ponti. Venti le gare disputate dal GP d’Austria 2022 sul quale la Ferrari aveva apposto il suo marchio. Di queste ben 19 (diciannove!) sono andate alla Red Bull che ha lasciato per strada solo il trionfo raccolto dalla Mercedes di George Russell in occasione del Gran Premio del Brasile.

Se qualcuno di voi gentili lettori conosce un termine diverso da “dominio” che possa fotografare questa situazione ce lo riferisca. Ieri Max Verstappen, permettendosi il lusso di fermarsi al penultimo giro per montare gomma soft e prendersi pure il punto suppletivo per il giro veloce, è arrivato alla settima sinfonia stagionale, la quinta consecutiva.

La RB19, come profetizzato da Russell dopo il Gp del Bahrain, rischia di vincerle davvero tutte grazie alla sua capacità di adattarsi ad ogni pista, alla facoltà di gestire al meglio le gomme in ogni condizione e ad un’affidabilità totale che si abbinano ad un’efficienza senza precedenti e che gli avversari non riescono a replicare nonostante gli sforzi profusi.

Red Bull
Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing), vincitore del Gp d’Austria 2023

Ferrari: in dodici mesi si è perso molto terreno dalla Red Bull

Il dato delle 19 vittorie in venti gare è impressionante perché in mezzo, oltre a tanti giorni e molte storie, c’è una penalità che, sulla carta, avrebbe dovuto limitare lo slancio tecnico di Adrian Newey e dei suoi collaboratori. La sanzione è diventata applicativa ad ottobre e finirà di produrre i suoi effetti nello stesso mese di quest’anno. Qualcuno si è accorto della sua forza afflittiva? Qualcuno ha notato problemi nel gestire il minor numero di corse in galleria del vento e dei gettoni CFD?

In Red Bull hanno fatto fruttare l’enorme vantaggio accumulato proprio dopo Spielberg 2022 quando la Ferrari, il principale competitor, si è sciolta come neve al sole tra sviluppi mancati, affidabilità latente e una riorganizzazione interna che non è ancora terminata. L’anno passato Max aveva sofferto nella gestione delle gomme, ciò che oggi la Red Bull maneggia con così tanta padronanza che potrebbe dare lezioni al mondo intero. 

Leclerc ebbe la meglio dell’olandese superandolo il pista aprendo poi un margine di sicurezza che lo portò al trionfo che tenne apertissimi i giochi iridati. Sainz, che stava piombando su una RB18 intollerante all’aria di casa, vide mortificata la sua rimonta da una power unit letteralmente esplosa in fiamme e colonne di fumo grigiastro. Altrimenti sarebbe stata una doppietta. 

Ferrari
Carlos Sainz osserva la sua F1-75 avvolta dal fumo dopo il ritiro dal GP d’Austria 2022

Il giorno che fa da contraltare alla notte che è il mondiale in corso. Un osservatore distratto guarderebbe solo lo switch delle posizioni avvenuto da un anno all’altro. Ma c’è molto molto di più sotto la punta di questo iceberg. La Ferrari non è mai stata in lotta per la vittoria, nemmeno dopo aver beneficiato di una sosta in regime di VSC. Il fatto che Verstappen abbia continuato imperterrito ha dimostrato quanto la RB19 fosse inarrivabile per la Rossa e per qualsiasi altra vettura.

Come spiegato nella nostra analisi prestazionale, la SF-23 ha pagato in media quattro decimi alla vettura austriaca. Un margine che sembra risicato ma che non lo è, per due ragioni: la prima è che Spielberg doveva essere un tracciato amico. E lo è stato quando il sole ha fatto capolino e le temperature non erano basse come successo durante la Sprint Race nella quale, comunque, Sainz non aveva sfigurato. In secondo luogo perché si parla di un tracciato breve, tra i più corti del mondiale e con un numero di curve, alcune delle quali nemmeno si possono considerare tali, davvero esiguo.

Considerando queste specificità, il balzo in avanti su base annua fatto dagli uomini di Milton Keynes è impressionante. Ma forse è il caso di dire che anche la frenata degli avversari è stata clamorosa. La RB19 è stata definita nel dettaglio durante la fine dell’estate scorsa e all’inizio dell’autunno. Si è cercato di spingere prima di conoscere i termini della pena comminata dalla FIA e, dopo la pubblicazione del dispositivo, l’obiettivo è stato quello di impostare una base solida, con la consapevolezza che sviluppare in corso d’opera, a causa del balance of performance tecnico e al -10% di quota ATR, sarebbe stato complesso. 

Red Bull
Fernando Alonso (Aston Martin) “bracca” Sergio Perez (Oracle Red Bull Racing prima della partenza del GP di Miami 2023

La vettura 2023 ha avuto solo un’evoluzione della nuova delle prese d’aria motore, ma nulla che si possa paragonare a quanto fatto da Aston Martin, Ferrari e soprattutto Mercedes che è andata a riscrivere ex novo il suo concept aerodinamico  e meccanico con una nuova sospensione anteriore. Ma, nonostante gli sforzi, le distanze restano invariate. Ieri, se Max non si fosse fermato per prendersi pure il giro veloce, avrebbe chiuso con oltre 20 secondi di margine sulla Rossa n°16. Una quota che racconta con lucidità quale sia stato il ribaltamento di prestazioni in appena dodici mesi. 

E la cosa più seria è che stanno per giungere tracciati che dovrebbero ulteriormente esaltare la RB19 e che potrebbero, di contro, rendere meno performante la SF-23. La verità è che il mondiale ha un solo padrone e questa cosa durerà almeno fino alla fine della stagione sperando che il vantaggio acquisito non metta nuovamente Milton Keynes nella posizione di presentarsi come dominus assoluto anche nel campionato 2024.


Red Bull: tre motivi per cui ha aperto il gap sulla concorrenza

Se Red Bull è così ingiocabile è per un mix di ragioni. La più elementare è che hanno lavorato meglio di tutti e lo hanno fatto sin dall’inizio “imbroccando” il concept giusto per soddisfare le caratteristiche delle vetture “next gen”. In seconda battuta è evidente che si stiano giovando di una concorrenza smarrita e che, vedasi Ferrari, ha profuso troppe energie nella ristrutturazione della Gestione Sportiva più che sulle cose tecniche. Il cambio in sella ha prodotto più di un problema, evidentemente. 

E poi c’è la terza ragione. Quella che si riferisce ad un regolamento che non consente a chi insegue di lanciarsi un una rincorsa efficace tra budget cap e contingentamento degli sviluppi. Una cosa sulla quale FIA e soprattutto Liberty Media dovrebbero seriamente interrogarsi visto che il quadro normativo attuale i cicli di dominio li sta favorendo invece di contrastarli…


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari, Aston Martin

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