Desumere un ragionamento dal mondo Ferrari può risultare semplice ma al contempo parecchio complicato. Questo perchè la storica scuderia italiana porta con se uno scenario davvero complicato, a livello comunicativo, rispetto ai restanti nove team che popolano la massima categoria del motorsport. Figuriamoci in tempi difficili, dove la vettura non è all’altezza e il quadro societario tanto meno.
Tuttavia le interviste fioccano visto che i protagonisti non possono tirarsi indietro per contratto. Nel mare della banalità che prontamente emerge, tra le varie e stucchevoli dichiarazioni di plastica cromata (Mariano Froldi docet), c’è chi invece sa andare oltre. O forse sarebbe meglio dire che proprio non sa nascondere le proprie emozioni, in alcuni contesti.
Parliamo ad esempio di Leclerc, eletto all’unisono come “redentore”. Pilota dalle potenzialità enormi in grado di liberare il Cavallino Rampante da una “schiavitù” prolungata: continuare a perdere. Il monegasco ha proprio tutto per riuscirci tranne una cosa: la monoposto. L’ha avuta a tratti e in tale contesto l’abilità di sfruttare l’occasione non è mai mancata, regalando le poche gioie racimolate negli ultimi anni dal popolo ferrarista.
Esiste un fatto però sul quale difficilmente si discute. Forse perché non vende come una polemica o magari perché è meno interessante a più. Chissà… chi ci capisce è bravo in tale senso. Fatto sta che Charles, arrivando al centro dell’argomentazione odierna, ha sempre spinto verso un unico obiettivo. Target che ovviamente, non potrebbe essere altrimenti, coincide esattamente con il suo: vincere.
L’importanza di Leclerc in Ferrari
Vettel è stato un grande pilota di Formula Uno. Si è portato a casa ben quattro titoli mondiali quando militava tra le fila Red Bull, riuscendo a eguagliare a livello di titoli un certo Alain Prost. Mica bruscolini. Le statistiche del tedesco in Ferrari lo collocano in questa speciale classifica come terzo pilota più vincente nella storia della rossa. A una sola lunghezza da Niki Lauda, dietro l’insormontabile connazionale e idolo di infanzia Michael Schumacher.
La storia di Sebastian a Maranello ci ha insegnato tante cose. Una straordinaria sensibilità caratteriale, talento al volante e soprattutto l’approccio maniacale nella “costruzione” del fine settimana. Un supporto totalizzante verso meccanici e tecnici nell’uniformare gli sforzi profusi per produrre la miglior versione di se. Concetto molto lontano dall’individualismo. Leclerc ha condiviso una stagione con il teutonico nella quale, per sua stessa ammissione, ha raffinato e migliorato una caratteristica di per se già presente all’interno del suo bagaglio operativo.
Parliamo dell’unione di intenti suddetta, elemento cruciale che facilità enormemente il raggiungimento della meta prefissata. Proprio questo punto difficilmente viene menzionato quando si parla di Charles. Al contrario si tende a sottolineare errori o reazioni a caldo, tralasciando troppo spesso un fattore umano cruciale: l’autocritica. Tradotto, la capacità del monegasco nell’auto commentare in maniera leale la sua condotta, dentro e fuori dalla pista.
Eppure tramite le comunicazioni radio presenti negli on board o direttamente dopo le sessioni, il fatto menzionato nel paragrafo precedente emerge in maniera prepotente. Impossibile non vederlo. Il rapporto con gli uomini che lavorano nel suo garage è sempre molto diretto. Non ci sono filtri. Cazzate, proprio come dice Frederic Vasseur, non se ne raccontano insomma. Proprio Mai. D’altra parte non servirebbero a nulla.
Leclerc cerca di spingere l’intero team ad utilizzare il medesimo approccio a costo di essere “rompipalle”. Perché quello che gli interessa è raggiungere il massimo ogni giorno, anche in fabbrica e non solo durante i week end di gara. Il confronto con la squadra è assiduo non certo per creare problemi ma bensì per risolverli tramite faccia a faccia costruttivi.
In una campagna agonistica come la nefanda 2023 dove tutto è andato a rotoli prematuramente è più difficile. Ci sta. Ma è proprio in questi momenti dove si costruisce il futuro. Ancor prima della mera questione tecnica. Questo è quello che Charles, oramai da anni, sta provando a fare in Ferrari. La motivazione è sempre la solita, lo sappiamo bene oramai: vincere con la rossa per coronare il sogno che nutre fortemente da quando ha memoria.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari