“Adoro” Toto Wolff. Giuro. E lo “adorerei” ancora di più se fosse team principal della Ferrari, tanto da rasentare l’idolatria. Totone, quasi due metri di origine austriaca e fisico invidiabile a 51anni, ha indubbie capacità manageriali e organizzative, oltre ad avere naturali doti istrioniche e a sapere dire tutto senza dire nulla davanti alle telecamere (anche questa una qualità di pochi). Naturalmente ora alla corte di Maranello c’è Frederic Vasseur e me lo tengo, sperando sia all’altezza del gravoso compito.
Inoltre credo che Toto resterà sempre in Mercedes. D’altronde c’è una differenza sostanziale fra un team come Mercedes e la Scuderia Ferrari. Wolff è, in parte, anche proprietario del team di Brackley (dal 2020 la proprietà della squadra è divisa in tre parti uguali fra Wolff, Daimler AMG e Ineos, colosso chimico britannico). La squadra tedesca alla fine risponde a Ola Källenius (CEO del gruppo automobilistico Mercedes-Benz), ma di Mercedes c’è praticamente solo l’adesivo della stella a tre punte. Si tratta in tutto e per tutto di una scuderia inglese.
Ma questo è il segreto di Pulcinella, direte. Ovvio, ma era giusto ricordarlo. Invece la Scuderia Ferrari risponde direttamente alla Ferrari SPA, di cui è presidente John Elkann e il rapporto con lui e l’amministratore delegato Vigna è necessariamente molto più stretto e vincolante, con tutti i disastri che potenzialmente possono accadere, soprattutto se chi ti sta sopra mastica poco di motori, benzina e piste.
Comunque, torniamo al discorso iniziale. Saranno forse i due anni in cui il nostro “non tocca palla”, sarà forse il fatto che sino ad oggi i suoi ci hanno capito poco con i nuovi regolamenti (ah! Quanto è distante il 2014…), ultimamente anche il palestrato manager austriaco sta prendendo qualche cantonata. Tanto da sembrare, a taluni, il Toto Wolff prima versione, quello piagnone del 2012 o 13 (non ricordo esattamente). Ve lo ricordate?
Mentre le sue monoposto mangiavano le gomme in pista come se non ci fosse un domani, lui strillava a mezzo stampa più o meno “se non vinciamo ci ritiriamo” un giorno sì e l’altro pure; e per non farsi mancare nulla si omaggiava del famigerato test illegale nella pista di Barcellona. Sono almeno due i punti critici del Toto vecchio-nuovo.
Mercedes: i tanti problemi di Toto Wolff
Primo: la querelle francamente imbarazzante sull’entrata di un nuovo team in F1, nella fattispecie Andretti, che sembra essere diventato (e così lo dipingono in F1 diversi protagonisti) una sorta di immondo demone inviato direttamente dall’inferno per distruggere il “pinnacolo” del motorsport. Ora Totone s’è inventato pure problemi di sicurezza nei circuiti. Con due monoposto in più. Toto, sei serio?
Dico io, una volta tanto non sarebbe più onesto e saggio e trasparente affermare tranquillamente: “Non vogliamo un altro team perché la fetta di torta da spartirci (i soldi) sarebbe più piccola con un commensale in più?“
Altro punto dove la verve oratoria del nostro sembra perdere colpi è lo “scontro” politico con la Red Bull. E’ chiaro che quando Wolff (e non ha mica tutti i torti) vede una RB19 i suoi occhi virano di default al rosso, tuttavia nella recente polemica sui regolamenti del 2026 le sue argomentazioni non convincono e, diradate le cortine fumogene delle parole, si riducono ad un semplice e scarno “niet”!
Mi riferisco in particolare al versante power unit che, con il nuovo regolamento, vede un rapporto fra potenza dell’endotermico e potenza della parte ibrida 50/50, con la cancellazione dell’MGU-H (uno dei due motogeneratori che attualmente ricaricano la batteria di una monoposto di F1). Come fare monoposto veloci non costrette a rallentare per ricaricare la parte ibrida (in determinati circuiti), rappresenta a tutt’oggi un vero e proprio rebus tecnologico. Succede quando la politica prende il sopravvento sulla tecnologia.
Ma Totone non vuole sentire ragioni, forse non vede l’ora di ripetere il 2014 e si lancia in diktat (“non cambierà nulla, Horner se lo può scordare”) che non sembrano ragionevoli. Mentre Horner (difficile farlo sembrare simpatico ma nello scontro fra i due Wolff ci riesce) con pacatezza riflette sulle criticità reali del regolamento 2026 (ne parlano in tanti, motoristi ed esperti compresi) e sul fatto che ci si dovrebbe sedere attorno a un tavolo per ragionare almeno sul rapporto 50/50 di cui parlavamo prima.
Forse a Toto serve qualche vittoria in pista per ragionare con più calma e lucidità. Si sa che chi vince festeggia e chi perde si lamenta o si giustifica. A malincuore anche noi siamo costretti a sperare che Wolff torni almeno a contendere la vittoria di tappa alla Red Bull. Non foss’altro per vedere delle gare meno scontate e monotone. Il campionato no! E’ troppo per le nostre corde, memori del lunghissimo settennato che sembrava non finire mai di Re Luigi (e i quasi due lustri di dominio grigio-nero).
Però ecco, rendere le vittorie un poco più difficili alla scuderia di Milton Keynes, dove Max Verstappen domina incontrastato questo sì (e per fortuna che abbiamo un Perez in stato di dis-grazia). D’altronde si sa, talvolta è necessario vendere l’anima al diavolo per raggiungere un obiettivo…
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: Mercedes AMG F1 Team