Si fa fatica a produrre uno scritto che riguardi il mondo Red Bull senza scadere nella banalità e nelle ridondanze. D’altro canto c’è poco da dire dinnanzi all’ennesima doppietta annichilente degli uomini di Milton keynes che vanno al mare (o magari in montagna) con un bottino di punti in entrambe la classifiche così sfacciatamente pingue che è noioso anche riportarlo.
I campionati non sono formalmente vinti, ma nei fatti sono archiviati. E non da ieri. A Spa Francorchamps la vettura anglo-austriaca ha dato l’ennesima lezione di superiorità esaltando le sue doti di efficienza aerodinamica e di consistenza meccanica su una pista che premia i progetti vincenti. E lo è quella rappresentato dalla macchina che vince dodici gare su dodici con distacchi bulgari costruiti con la sola gestione. Figuriamoci cosa sarebbe se i due “bibitari” si mettessero in testa di spingere senza amministrare. Doppierebbero tutti.
Red Bull: una domenica di ordinario dominio
Dichiarazioni banali per esiti scontati. La difficoltà nostra nel raccontare questa egemonia senza precedenti nella storia della F1 si riverbera perfettamente nel registro delle dichiarazioni dei piloti rese dopo aver tolto il casco.
“Vinco da qualsiasi posizione? Mi piace, è un bello spot per me. All’inizio l’importante era sopravvivere in curva 1. Ho visto che c’erano tante battaglie serrate davanti a me e ho capito che dovevo stare indietro e cercare di tenermi al sicuro. Siamo rimasti bloccati all’inizio nel treno DRS, ma poi quando ho potuto fare il mio passo è stata ancora una volta una gara molto piacevole”. Valutazione interessante come uno scambio di battute con uno sconosciuto in un ascensore di un ufficio pubblico.
La gara di Max, dopo aver sbrigato la pratica sorpassi all’inizio grazie ad un DRS potentissimo, è stata una crociera in cui si è pensato a gestire. Con un solo momento di tensione – più presunta e romanzata che reale – quando è iniziata scendere la pioggia: “Eau Rouge? Sì, lì ho avuto uno spavento e quelle sono le curve peggiori per averlo. Erano giri complicati, perché stava piovendo, ma non si riusciva a capire quanto. Sono andato di traverso ma per fortuna non è successo nulla. In quelle curve è sempre meglio che non succeda nulla”.
Che sia stato un Gp di totale gestione per entrambi i piloti lo ha sottolineato anche Horner: “Max ha gestito bene le gomme, cosa che è difficile quando sei così bloccato alle spalle degli altri, come è stato nel suo caso con Charles e Lewis. Ha recuperato posizioni nel momento giusto e con le gomme medie ha dato qualcosa in più. Perez era in testa fino a quel momento, sono stati corretti nella lotta tra di loro e poi si è trattato solo di amministrare il tutto fino alla fine”.
Sergio Perez, autore di una gara solida ma senza guizzi (un tentativo di difesa su Max sarebbe stato auspicabile, ma forse chiediamo troppo a chi secondo deve essere e secondo è), ha chiaramente spiegato come sia vivere a bordo di una macchina dominante senza poter vincere:
“Buona gara per il team. Sono partito molto bene e sono riuscito a superare Charles, che era uno degli obiettivi di oggi. Poi ho cercato di fare la mia gara. Poi è arrivato Max e nel secondo stint era davvero troppo veloce, non ho potuto farci nulla. Dopodiché ho semplicemente cercato di portare la vettura al traguardo in sicurezza, senza fare danni. Spero di non lasciare più il podio da qui a fine anno”. Parole che scorderete due secondi dopo averle lette.
Red Bull: Horner lancia un avvertimento chiaro alla F1
Per spezzare questo registro piatto è servita la puntualizzazione di Chris Horner che, pur non distinguendosi per chissà quali concetti, ha messo in chiaro che Red Bull non è paga e che si punta a rimpinguare la striscia record. Un monito per gli avversari: non c’è trippa per gatti.
“Il nostro team ha scritto la storia. Vogliamo cercare di fissare l’asticella del numero di vittorie consecutive al livello più alto possibile. Non avremmo mai potuto immaginare di vincere tutte le gare prima della sosta estiva, è qualcosa che non ha precedenti e credo che ora tutti possiamo fare una pausa per tornare più forti a Zandvoort tra qualche settimana. Abbiamo una gran macchina – ha detto il n°1 della Red Bull ai microfoni di Sky Sport F1 – con il team degli ingegneri e la squadra a Milton Keynes che sta facendo un ottimo lavoro”.
Le parole di Horner sono una specie di dichiarazione di guerra tecnico-sportiva. L’idea di vincerle tutte, cosa che da Milton Keynes allontanavano quasi infastiditi quando qualcuno ne parlava a inizio stagione, è diventata un chiodo fisso. Red Bull non vuole vincere, vuole stravincere apponendo un dominio quasi “umiliante” (notare le virgolette, non c’è accezione negativa nell’espressione) per entrare una volta e per tutte nella storia del motorsport. Verstappen e Perez saranno due diavoli nelle ultime dieci gare, scommetteteci.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing