E’ nuovamente settimana di Gran Premio. Due gare ancora e poi sarà pausa estiva. Il Gp d’Ungheria chiuderà la prima metà della stagione, quello del Belgio aprirà la seconda. Tempo di compendio per la F1, dunque. Anche se Hungaroring e Spa Francorchamps dovessero, a sorpresa, presentare protagonisti diversi, è e sarà la Red Bull la grande mattatrice del mondiale 2023.
Dieci vittorie su dieci, nove pole position, più del doppio dei punti rispetto al primo avversario nella classifica costruttori, Verstappen lanciato verso il terzo titolo senza un rivale credibile, a partire dal compagno di squadra staccato di 99 lunghezze, a provare a fargli un po’ di solletico.
Le tendenze sono chiare e difficilmente invertibili: il 2023 sarà una passeggiata di salute per gli uomini di Milton Keynes che, senza troppi sforzi tecnici, controllano la situazione nonostante alle spalle, da Ferrari a Mercedes passando per McLaren e Aston Martin, la concorrenza si sforzi di sdoganare update ad un velocità folle senza sostanzialmente cambiare l’inerzia.
Senza Red Bull sarebbe la F1 sognata da Liberty Media
Dietro la Red Bull c’è un mondo che si agita, che combatte e che, di gara in gara, rimescola se stesso con valori instabili e gerarchie fluide. Insomma, a debita distanza dalla RB19 n°1 la F1 si dimostra viva e sembra essere ciò che i suoi nuovi padri avevano immaginato prima che Adrian Newey venisse a rompere le uova nel paniere a Liberty Media.
La vetrina dell’automobilismo sportivo, con le regole tecniche entrate in vigore nel 2022 che erano state precedute dal castello di norme fiscali relativo al budget cap, non intendeva annullare il vantaggio di chi aveva operato meglio degli altri, ma di certo voleva bloccare le posizioni dominanti come quelle che, spesso, si erano viste in altre stagioni tecniche.
La F1, con la reintroduzione dell’aerodinamica a effetto suolo, mirava a correggere l’incapacità delle vetture di seguirsi da vicino nelle curve a velocità medio-alta creando, in teoria, più opportunità di sorpasso. Questo, in tandem con i nuovi regolamenti finanziari entrati in vigore nel 2021, avrebbe dovuto sensibilmente assottigliare il divario tra la parte superiore e quella inferiore della griglia.
Chi ha contribuito a scrivere questo castello disciplinare, ossia Pat Symonds, ha spiegato che, in accordo con l’altro padre della F1 contemporanea, Ross Brawn, era stato stabilito che c’erano alcuni pilastri da cui non si poteva deviare. Il principale è quello della meritocrazia: i team che hanno lavorato meglio devono poter vincere senza che vengano alzati muretti che ne frenino lo slancio. Questo si sarebbe però dovuto realizzare come accade nel calcio. Alla fine della stagione vince il campionato la squadra più forte ma questa, lungo la strada, perde normalmente alcune partite.
Ciò che sta accadendo quest’anno è l’antitesi di questo concetto. Red Bull, proseguendo nella metafora pallonara, non perde un match e va a avanti a suon di triplette. “Mi piacerebbe se la F1 fosse così. Non lo renderemo mai artificiale, ma mi piacerebbe se potessimo far vincere le gare ad altre persone”, ha detto Symonds. In effetti piacerebbe anche a noi e ai tifosi. Ma, evidentemente, nella stesura del testo, qualche errore è stato commesso se ci troviamo calati in un monopolio con pochissimi precedenti.
“Abbiamo avuto solo una manciata di piloti sul podio, a parte risultati strani, dal 2014. E questo non è eccezionale. Il motivo per cui guardi lo sport è l’imprevedibilità e la F1 sta diventando troppo prevedibile”. E poi la mazzata definitiva sul sogno della piena variabilità: “Probabilmente non saremo in grado di colmare il divario fino ai nuovi regolamenti, o almeno fino a un paio di anni dopo aver ottenuto le nuove norme“.
Cosa che suona abbastanza sinistra e che dice come Red Bull, grazie al vantaggio (meritatamente) acquisito, possa continuare a gestire la distanza aperta anche nelle prossime stagioni, prima che intervenga il nuovo contesto regolamentare a cui si sta lavorando in chiave 2026.
La Red Bull rompe le uova nel paniere alla F1
Quindi è Red Bull che sta facendo crollare l’impianto messo su dal duo Liberty Media – FIA. Se togliessimo dalla partita la RB19 l’ordine gerarchico cambierebbe ad ogni gara, presentando l’imprevedibilità cui alludeva Symonds. Oggi come oggi, a centro gruppo ma anche nelle retrovie, l’ordine è così cangiante che basta una Safety Car o una bandiera rossa per ribaltare completamente le prospettive che s’erano materializzate in altre fasi della gara. Questo è un evidente successo filosofico che è stato oscurato dalla capacità di progettazione degli austriaci.
Silverstone, un circuito vero, selettivo, provante, ha accentuato l’imprevedibilità a centrocampo. Lo ha sottolineato Lewis Hamilton parlando dei progressi compiuti dalla McLaren: “Hanno meritato di avere le prestazioni che hanno, quindi dobbiamo fare un lavoro migliore. Questo è uno dei momenti più emozionanti. Stiamo finalmente iniziando a vedere che i regolamenti possono avvicinare le squadre”.
“La Williams era lassù con Albon, le McLaren sono tornate, poi ci sono le Aston Martin… Abbiamo molte squadre che si avvicinano e in qualifica i distacchi sono contenuti. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno. Non vedo l’ora di vedere il resto dell’anno evolversi“, aveva detto il sette volte iridato dopo il GP casalingo.
Messa così, quindi, non si può affermare che la F1 abbia fallito nella sua visione d’insieme. E’ semplicemente stata la Red Bull più brava ad interpretare il cambiamento e, in virtù della meritocrazia che i vertici intendono comunque tutelare, a far scricchiolare l’intelaiatura concettuale eretta da Liberty Media. D’altro canto è la storia della Formula 1 a raccontarlo: il legislatore può seminare il cammino di trappole, ma ci sarà sempre qualcuno più abile a dribblarle garantendosi un vantaggio.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing
…articolo discutibile. Hanno sforato il budget cap che, nella F1 con queste regole, equivale a gareggiare dopati. La redbull avrebbe dovuto gareggiare con l’auto del 2022 e zero aggiornamenti per almeno 3 anni. Gli avrebbe fatto bene assaggiare la stessa moneta che hanno fatto assaggiare ad altri team per motivi tutti ancora da chiarire mentre qui la verità è sotto il naso di tutti. Che un articolo del genere appaia in un sito italiano è sbalorditivo e fa capire quanto la stampa nostrana sia succube degli inglese… bocciato su tutta la linea
Essere italiani non viole dire osservare il mondo col filtro rosso ferrarista. FUnoAT è la casa dell’imparzialità.