Il budget cap ha davvero penalizzato le scuderie di F1 con gli apparati più grandi? Partiamo a bomba con la domanda delle domande. A dare un’occhiata ai mondiali 2021, 2022 e a questo 2023, la risposta è un secco no. Al di là del rimescolamento che ha visto Mercedes retrocedere dalla prima alla seconda piazza nel Costruttori, sono sempre le solite “tre sorelle” a guidare la Formula Uno, con l’aggiunta della outsider Aston Martin e della rientrante McLaren. I fatti dicono che l’apripista ha scavato un solco sulla concorrenza che dal secondo anno in cui l’istituto è stato applicato (il 2022, ndr) si è addirittura fatto più profondo.
Messa in questi termini sembrerebbe una bocciatura senza appello. Se sarà davvero così lo sapremo nei prossimi anni. La norma che ha introdotto il cost cap si era resa necessaria, nella testa di chi l’ha teorizzata negli uffici di Liberty Media Corporate, col fine di compattare valori che in Formula Uno tendevano ad essere troppo lontani tra essi. Con la naturale conseguenza di avere o dei cicli dominati da un solo team o dei blocchi di potere di un paio di scuderie con altre otto a fare da spettatrici inerti di uno show più grande di loro.
Inutile girare intorno alla faccenda: se tra qualche anno assisteremo ancora all’imperio del singolo o di una ristretta élite allora potremmo affermare che l’impianto filosofico teorizzato dalla proprietà non ha centrato il bersaglio. In tal caso, allora, diremmo che i team, ancora una volta, sono stati in grado di trovare scappatoie organizzative per aggirare le limitazioni.
Budget cap: un fallimento concettuale ormai certificato
Il budget cap, quindi, non ha assolto alla sua funzione primordiale. Anzi, ha contribuito ad ampliare il solco tra le realtà più potenti e quelle meno dotate di mezzi e strutture. La conferma l’aveva data James Vowles, team principal della Williams da circa un semestre, che è passato dal team probabilmente più strutturato a quello meno all’avanguardia. Una differenza enorme che difficilmente può essere erosa con vincoli di spesa così ottusamente anelastici.
“Alla Mercedes avevamo circa 300 milioni di dollari di attrezzature che la Williams non ha. E’ difficile costruire questi beni duraturi per i team minori. E anche se ci riuscissimo, immaginate quanto tempo ci vuole per spendere 300 milioni di dollari, a trovare un budget simile e a pianificarne lo sfruttamento. Ecco perché le grandi squadre hanno aderito al cost cap molto rapidamente. Per le piccole, invece, si tratta di lottare con un braccio dietro la schiena”.
La prova provata che in qualche misura il limite di spesa è convenuto ai big che già potevano contare su strutture all’avanguardia. Chi insegue, ora, ha meno strumenti per recuperare terreno. Come uscirne? Ovvio, con delle modifiche regolamentari o con delle deroghe operative per le franchigie più piccole.
Liberty Media ha più volte parlato di meritocrazia in relazione al dominio imposto dalla Red Bull. Ma un contesto efficiente e pienamente meritocratico è possibile se e solo se verranno tagliati quei lacci che tengono incatenatele ali delle scuderie di rango tecnico medio-basso.
F1: Williams “tradita” da Mercedes?
Di queste dinamiche si è parlato prima di Spa Francorchamps e pare che l’idea di concedere delle deroghe a chi arranca sia miseramente fallita. A darne conto è stato proprio l’ex capo delle strategie Mercedes che, nei fatti, è stato “tradito” dalla scuderia nella quale è cresciuto e si è formato. Andiamo al nocciolo della questione. I team di Formula 1 hanno tenuto colloqui per permettere investimenti extra in nuove infrastrutture per far colmare il ritardo alle scuderie più piccole.
Sul piatto c’era la proposta di garantire più fondi da investire in simulatori ed altri sistemi di base per portare le realtà di fascia bassa, progressivamente, al livello delle scuderie più strutturate. “Se ritorno al 20 febbraio, pochi giorni dopo aver iniziato qui, ho capito che noi come Williams abbiamo bisogno di aiuto. Non possiamo competere al fronte con le strutture che abbiamo in fabbrica”.
Da quel momento Vowles – insieme ad altri team principal di squadre di media fascia – ha preso a far pressione sugli organi di governo ricevendo anche delle aperture che lasciavano ben sperare. Ma i buoni auspici sono rimasti tali visto che, ad ogni incontro, la questione non si è presa di petto.
Alcuni dei presenti hanno cincischiato per assicurarsi di non perdere il vantaggio acquisito rispetto a tutti gli altri. Ad oggi non c’è possibilità che la Williams possa sforare i budget per creare nuove strutture. “Quando abbiamo parlato di chi ha bisogno di recuperare, da un lato del tavolo c’erano le squadre nella parte posteriore della griglia e dall’altro lato le squadre nella parte anteriore“, ha detto Vowles che ha così proseguito: “Non è una sorpresa che tutti quelli in fondo alla griglia erano abbastanza vicini all’unanimità mentre quelli in testa si opponevano“.
La F1, quindi, non riesce a fare quadrato quando c’è da anteporre l’interesse generale a quelli particolari. I big si arroccano nelle loro torri d’avorio, i piccoli cercano di far pressione in maniera vana visto che le norme non li aiutano quando c’è da cambiare il quadro di riferimento che essi stessi hanno contribuito a rendere immobile pensando che il budget cap fosse la mossa che poteva tirarli fuori dalle sabbie mobile. E invece sta contribuendo a rendere ancora più profondo il solco.
Nonostante la Williams si sia mossa dall’ultima posizione in classifica resta la scuderia meno attrezzata del Circus. La valutazione non è nostra bensì di Vowles a cui non mancano franchezza e umiltà per ammettere che la situazione non è proprio rosea. Per questo motivo il team non vuole lasciare nulla al caso e lavora per fare un altro tentativo per superare l’impasse e, come afferma l’ex Mercedes, “per provare a modificare la mentalità di altre persone“.
Questa, visto come si muove la Formula 1, sembra essere un’operazione titanica, di una difficoltà sovrumana. Finché le squadre di vertice saranno compatte nel chiudere ogni discorso è difficile che la storica équipe di Grove possa riuscire nei propri intenti. A meno che non trovi l’appoggio di Liberty Media che, a titolo di proprietario del giocattolo, può imporre una revisione di accordi apparentemente immodificabili.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Williams Racing, Mercedes AMG F1