Il controsorpasso è servito. Carlos Sainz, in Belgio, dopo essere stato sopravanzato da Leclerc nella tenzone interna alla Ferrari mette nuovamente il muso davanti issandosi al quinto posto con 102 punti, tre in più del monegasco che, va detto senza falsi buonismi, è stato quasi disastroso nel weekend del Gran Premio d’Olanda.
Il feeling con la pista non è mai scattato come testimoniano i continui errori in ogni sessione che sono sublimati nel botto in Q3 e nel contatto fatale all’avvio della gara che, di fatto, insieme a topiche marchiani del box, hanno determinato un gran premio da dimenticare.
Sainz, con il quinto posto di Zandvoort, si approccia a Monza con maggior fiducia dato che la SF-23 potrebbe soffrire meno sui lunghi rettilinei brianzoli. Una piccola iniezione di serenità dopo un weekend difficilissimo in cui, probabilmente, lo spagnolo ha agguantato il massimo che si potesse racimolare con una vettura che un talento cristallino come Leclerc non è riuscito a domare. Un fine settimana storto per il monegasco a cui ha fatto da contraltare una prestazione di ottimo livello dell’ex McLaren. Ovviamente parametrandola alla modesta verve presentata dalla vettura italiana.
Ferrari: Sainz abile gestore in una gara ricca di variabili
La rappresentazione plastica di quanto annunciato dal titolo interno è determinata dalle parole che il madrileno ha rilasciato ai microfoni di Sky dopo i 72 giri di un GP tiratissimo: “Il problema nell’ultimo stint è che non avevamo più gomme e abbiamo dovuto adoperare un’intermedia che era molto usata visto che era stata montata in qualifica ed era usurata. Sapevamo che lo stint di 7 giri sarebbe stato molto duro ed è stato così. Ma almeno sono riuscito a tenere alle spalle Hamilton. E’ stato un buon risultato perché le gomme erano finite“.
Sembrerà un’operazione banale, qualcuno parlerà di semplice gestione favorita dall’impossibilità di usare il DRS da parte della W14 n°44, ma è tutt’altro che un qualcosa di facile. La SF-23 è una vettura di certo non esaltante e, data l’atavica difficoltà a mandare in temperatura le coperture, di certo non ha messo in condizioni l’iberico di girare “col braccio fuori dal finestrino”.
In momenti critici Carlos ha dato fondo all’esperienza senza perdere il controllo. E, come spesso ha fatto, si è imposto anche al suo ingegnere di pista che continuava a parlare in radio, intimandogli di restare in silenzio per non essere distratto: “Penso di aver massimizzato tutto in questo fine settimana. Abbiamo fatto tutta la gara lottando con macchine che erano molto più veloci di noi per tutto il fine settimana. E anche nelle condizioni miste di inizio gara abbiamo fatto la differenza”.
“La lotta per il podio – ha spiegato Carlos a cui non mancano realismo e onestà intellettuale – è stata un po’ casuale perché, in termini di passo, le altre erano lontanissime da noi. Sono contento di aver lottato con piloti che in questo fine settimana erano molto più veloce di noi“.
Carlos è più ottimista per Monza, specie osservando le performance della SF-23 a Spa-Francorchamps. “Sappiamo che in piste come Zandvoort o Singapore soffriremo. Ma per il momento, per Monza, mi aspetto cose migliori“. Il GP d’Italia è dietro l’angolo ma Carlos ha anche altre priorità di medio periodo, come quella che riconduce al rinnovo contrattuale il cui successo non è affatto scontato.
Ferrari può fare a meno di Sainz?
Sainz vuole chiudere la pratica presto, prima che la stagione sportiva 2024 sorga. E, a quanto pare, è questo l’intento anche di Frédéric Vasseur. Le parti vogliono reciproca chiarezza per capire se vi siano i margini per proseguire. Carlos mette la Rossa in cima alle priorità ma non esclude di battere altri sentieri se non sentirà quella fiducia che cerca per creare un contesto lavorativo sereno e produttivo.
Il punto è questo: la Ferrari può eventualmente fare a meno di un pilota così regolare che sembra completarsi perfettamente con Leclerc nel suo percorso di crescita che deve necessariamente ripartire dopo un anno pesantemente deludente? La risposta dipende da quale schema vorranno adottare in GES. Stando al team principal di Draveil, la scuderia emiliana non intende mutuare la metodologia della Red Bull che prevede un attacco ad una punta, per usare una metafora calcistica.
Se sono reali le considerazioni di Vasseur – e non abbiamo alcun dubbio a ritenerle tali – non avrebbe senso lanciarsi in un salto nel buio introducendo una variabile inedita che potrebbe spezzare un equilibrio che, tutto sommato, funziona bene. L’ultimo problema della Ferrari è la coppia piloti. Le cose che non funzionano sono altre. E forse non sono poche…
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari