Il Gran Premio di Spa Francorchamps si è chiuso con una Ferrari da bicchiere mezzo pieno. Ovviamente bisogna parametrare le cose. Il terzo posto di Charles Leclerc era il massimo raggiungibile in presenza di una Red Bull sempre più impetuosa. Ma nel “mondiale degli altri” la SF-23 si è saputa distinguere ottenendo il terzo podio stagionale.
E’ il solo Leclerc ad aver assaggiato lo champagne nelle prime dodici tappe iridate. Con due terzi posti (Belgio e Azerbaijan) e una seconda piazza, in Austria, il monegasco è ora davanti al compagno di squadra la cui prestazione belga determina la non pienezza del recipiente di vetro rosso.
Nel ritiro c’è molto di suo perché, anche se la direzione gara ha stabilito che il contatto con Oscar Piastri fosse un normale incidente di gara, c’è una buona fetta di responsabilità dello spagnolo. Che non sta brillando in questo 2023, al di là delle difese d’ufficio che perentorie ed ingiustificate si levano dalla penisola iberica.
Ferrari: una rondine non fa primavera
Maranello, dunque, si cala nella pausa estiva con qualche certezza in più dopo aver perso la bussola in più di una circostanza. Chiaramente, l’obiettivo di Frédéric Vasseur e dei suoi è tenere bassa l’asticella delle aspettative. Il lavoro è solo all’inizio e molta strada bisogna percorrere per pensare di essere stabilmente la seconda forza del campionato. Emblematiche le parole di Leclerc che ha ancora una volta chiarito che la vettura italiana è il manifesto dell’indecifrabilità. Ungheria doveva essere una tappa amica, si è rivelata un calvario senza fine.
Spa, di converso, non doveva esaltare le caratteristiche della vettura che invece se l’è cavata piuttosto bene, sia in qualifica che in gara visto che Mercedes è sembrata essere una freccia spuntata. Hamilton ci ha provato con un paio di undercut tattici ma non aveva il passo per stare negli scarichi della Rossa. Aston Martin, da qualche gara a questa parte, è caduta in una catatonia che ne sta limitando le prestazioni. McLaren, la grande sorpresa di luglio, si è smarrita forse per un eccesso di sicurezza che deve essere da lezione per il futuro.
Per queste ragioni c’è chi ritiene che a Maranello debbano andarci coi piedi di piombo perché Spa ha presentato circostanze eccezionali che potrebbero non palesarsi nuovamente. “Meglio chiarire: preferisco non considerare il terzo posto di Leclerc una vera buona notizia, ma trattarlo come un semplice avvenimento positivo che rende la pausa estiva più leggera”. Così si è espresso un realista Jean Alesi.
“Resta infatti da capire se e in che termini si sia trattato di una gara sotto misura per la Mercedes mentre lo è stata di certo per McLaren che ha scommesso sulla pioggia mandando in pista vetture troppo cariche e lente sull’asciutto. Lo dico senza contare il divario ormai permanente con la Red Bull che, a furia di osservarlo, ci fa dimenticare il vero obiettivo di un team di vertice e cioè la vittoria“, ha chiuso l’ex “27”.
Jean si è prodotto in un concentrato di lucidità in un’analisi che è molto più profonda di quello che può apparire con una lettura superficiale. Partiamo da McLaren. Escludendo Oscar Piastri, la cui gara è durata pochi metri, è su Norris che si possono fare delle analisi più concrete. L’inglese è stato vittima dell’azzardo, pedina sacrificatoria di chi pensava di fare il colpo della giornata sfruttando condizioni che non si sono materializzate. Ma non solo, la gara è stata condizionata anche da deficit della vettura che vanno ancora corretti. Vediamo.
Tramite i consistenti update presentati sulla MCL60 al Gran Premio d’Austria i tecnici di Woking hanno trovato un punto di lavoro ad alto carico. Ma il problema nasce proprio da questo fattore in quanto, per il momento, utilizzare assetti con downforce minore significa perdere i vantaggi acquisiti dagli aggiornamenti. Lo stesso Andrea Stella, a margine del week end belga, lo ha reso noto senza troppi fronzoli.
Ecco perché, secondo le informazioni raccolte dalla nostra redazione, le prossime “correzioni” andranno a lavorare sull’efficienza della vettura britannica. Un processo programmato e graduale che mira ad un ulteriore abbassamento dei riscontri cronometrici nei restanti 10 round della campagna agonistica 2023.
Questa condizione, dunque, ha prodotto un’eccessiva resistenza all’avanzamento che, su un tracciato connotato dalla presenza di molti tratti full gas, ha determinato l’impossibilità di opporsi agli attacchi dei concorrenti che hanno facilmente avuto la meglio sul driver inglese che, ad un certo punto, è stato richiamato ai box per permettergli di correre in aria libera. Anche l’ulteriore azzardo rappresentato dal montare le gomme hard per il primo stint non s’è rivelato risolutivo. Cosa che ha reso la gara un mezzo calvario finché non è stata installata la copertura morbida con la quale la MCL60 ha reso decisamente meglio.
Quindi è come se McLaren si fosse fatta fuori da sola. Anche Mercedes potrebbe avere delle giustificazioni tecnico-strategiche per un weekend non brillantissimo. Nella tre giorni belga AMG ha dovuto lottare con un vecchio nemico che si credeva definitivamente sconfitto: il porpoising. Basta dare uno sguardo all’on board di Hamilton del giro veloce ottenuto sulla sirena finale dell’evento.
Perché il limitante movimento sussultorio si è ripresentato? La “colpa” è da ascriversi ad un mix di elementi. Il primo è di certo l’aver introdotto le novità aerodinamiche in un weekend con un solo turno di libere. Poco tempo per capire, pochi chilometri per individuare il corretto setup. Il resto ce l’ha messo il fato. Fp1 sono state praticamente annullate per via dell’acqua. Qualifiche del venerdì e anche il sabato sprint sono stati comunque condizionati da una pista cangiante che non ha permesso di racimolare dati probanti e di mettere insieme un setup idoneo.
La W14, probabilmente affidandosi totalmente alle simulazioni effettuate a Brackley, ha girato ad un’altezza troppo bassa o con una configurazione delle sospensioni troppo elastica. L’attivazione del fenomeno non ha contribuito a tenere le gomme nella giusta finestra e ha portato ad avere frenate poco incisive. Ancora, e lo si può percepire con evidenza nel terzo settore, ha limitato la velocità nella percorrenza delle pieghe medio-veloci.
Lo stesso fatto che si sia trattato di un inedito stagionale spiega come la condizione è figlia di particolari elementi che sono andati a fondersi e che potrebbero non ripresentarsi più. Da qui l’idea che Ferrari possa aver goduto anche delle “sventure” altrui. Ovviamente ciò non vuole ridimensionati i meriti del team, né sminuire la grande gara di Leclerc, è solo il tentativo di osservare la realtà da un altro punto di vista.
Un risultato, il terzo posto della Ferrari, che in stagione non è stato abituale. A Maranello sanno di camminare sulle uova e per questo si muovono con circospezione: convinti di essere sul sentiero giusto ma con l’umiltà di procedere con cautela.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari, McLaren