Osservare e giudicare è una pratica che presenta anche delle difficoltà intrinseche, ma è anche un agire maledettamente comodo. Stai seduto, guardi, ascolti, ti fai un’idea ed emetti un verdetto. Facile, no? Se la passa peggio l’oggetto di studio, chi fattivamente prende delle decisioni che riguardano la sua azienda ma che sono esposte alle critiche di tutti. E’ così che va in F1, è così che funziona in Ferrari.
Tra i tanti compiti di un team principal c’è anche quello di gestire i piloti, di motivarli e stimolarli. Ma anche quello più gravoso: creare il contesto operativo nel quale possano esprimersi al meglio per il bene della squadra. Semplice pure questo, nevvero? E invece no, si tratta di un lavoro assai complesso perché ci sono pressioni endogene ed esogene pesantissime da amministrare. Specie se sei alla guida del convoglio rosso che ha gli occhi di tutti puntati addosso.
F1, Ferrari: quale dei due modelli di gestione delle line-up piloti è più utile?
Ci sono due paradigmi da prendere in considerazione quando si parla di amministrazione dei piloti. La prima è quella che riporta alla Red Bull. Se consideriamo come stanno andando le cose dalle parti di Milton Keynes appare chiaro che abbiano saputo gestire la situazione, dalla scelta dei nomi alla definizione della strategia comune.
Red Bull ha optato per un attacco ad una sola punta: Max Verstappen. Il punto chiave di questa strategia è che tutto il team si concentra sull’olandese, cercando quindi di racimolare ogni singolo punto proprio per conferirgli una posizione di vantaggio sugli altri. Il compito di Sergio Pérez, o di chi per esso, è quello di fargli da spalla. Il vantaggio dello schema è la leggibilità: si tratta di una strategia, per quanto cinica, sicuramente pulita e chiara. Il rovescio della medaglia è la difficile gestione dell’insoddisfazione del secondo conducente.
Un altro modo di gestire i piloti è quello in uso alla Mercedes. In questo caso è la pista a definire chi sia il primo e chi il secondo. La scuderia tedesca lascia Lewis Hamilton e George Russell liberi di correre, così come accadde con Valtteri Bottas e prima ancora con Nico Rosberg. L’imperativo è non arrecare danno al team cercando di massimizzare i punti. Ovviamente questo schema è valido finché la classifica non impone delle scelte per le quali uno dei due deve mettersi al servizio dell’altro.
Una variante di questa intelaiatura è quella che porta al modello Ferrari che, per certi versi, è sembrato un’estremizzazione del sistema Mercedes. E forse non perché previsto a tavolino ma poiché la gestione della coppia non è stata perfetta. Negli ultimi anni abbiamo visto un po’ troppa libertà tra i conducenti che qualche problema in pista l’hanno avuto. Ma dei correttivi sono stati impostati nella gestione Vasseur che, accusato da certa stampa di essere lo sponsor di Charles Leclerc, ha voluto sottolineare che a Maranello non si fanno distinzioni sul materiale e sulle opportunità fornite e che la pista è il giudice che decreta le gerarchie.
Il pensiero dell’ex Sauber è sintetizzato in un passaggio di una recente intervista: “[…] Se vuoi puntare al campionato piloti, a un certo punto della stagione devi fare una scelta e favorire quelli più in alto in classifica. Tuttavia, oggi non siamo in queste condizioni”.
Frédéric Vasseur ha respinto con forza l’idea secondo cui Leclerc sia il numero uno: “Non è così. Ho iniziato questo lavoro 25 anni fa pensando che due piloti dovessero ricevere lo stesso supporto e non ho intenzione di cambiare. Tutte le squadre si muovono in questo modo, ad eccezione della Red Bull con Verstappen e Perez“.
Vasseur crede in questo tipo di politica nonostante le situazioni contrattuali di Sainz e Leclerc siano tanto simili quanto diverse. Il monegasco è in procinto di rinnovare, come vi abbiamo anticipato in uno scritto di qualche settimana fa, mentre Sainz, che pure mette la Ferrari in cima alle sue preferenze ha iniziato a guardarsi seriamente intorno per vedere se altrove trova quelle condizioni che lo mettono veramente al centro del progetto come pivot intorno al quale ruota il team, un po’, mutatis mutandis, ciò che accade in Red Bull con Max Verstappen.
Nonostante questo apparente sbilanciamento, Vasseur non intende recedere dai suoi propositi. Il paradigma di riferimento è quello di partire totalmente alla pari e sarà così anche nel 2024. Sarà poi la pista a dire eventualmente chi dovrà essere il secondo che dovrà avere la forza e la capacità di mettersi a disposizione del suo compagno di squadra. Il modello Red Bull, quello ad una punta dal quale Fred rifugge, può funzionare soltanto se la coppia è molto sbilanciata.
Questo, pur riconoscendo in Leclerc doti di pilotaggio superiori a quella dello spagnolo, non avviene in Ferrari. Almeno per il momento, quindi, Charles dovrà avere la forza – e ce l’ha tutta – di conquistarsi in pista il ruolo di prima guida. Solo allora sarà più facile per Sainz accettare la poco comoda posizione di spalla di driver “subordinato”.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari, Oracle Red Bull Racing