Ferrari ci proverà ancora. L’obiettivo resta sempre il medesimo: provare ad esprimere la miglior versione di se. Per farlo, ultimamente, abbiamo capito come tanti fattori si debbano allineare. Aspetti che si possono riassumere con una semplice parola: comprensione. Si tratta di capire come sosteneva il buon Binotto. Il team di Maranello non è stupido e la prima cosa che ha compreso, il febbraio scorso, riguarda il fatto che anche per il 2023 non avrebbe concorso alla vittoria.
Una doccia fredda difficile da accettare che di fatto ha dato via a un ulteriore rivoluzione ancora in atto. Un restyling del personale oramai avviato da tempo per ripristinare calma e serenità all’interno della scuderia. Un metodo di lavoro “raffazzonato” che necessariamente andava rivisto, sia a livello comunicativo ma soprattutto operativo. Questo il lavoro di Frederic Vasseur, plenipotenziario decisionale della GES deputato al recupero prestazionale.
La stagione in corso serve eccome. Lo sappiamo: un campo libero per effettuare test continui durante tutte le sessioni, verso un futuro che ad ogni costo dev’essere più roseo. Come detto vincere è una parole che nell’attuale campagna agonistica non è nemmeno contemplato. Pertanto, nell’attesa di tempi migliori, si cerca di massimizzare i risultati e mettere in pratica nuovi dettami funzionali alla causa.
Dopo la pausa estiva si giunge a Zandvoort, tredicesima tappa di questo mondiale a senso unico. Campionato dove Red Bull domina e nessuno sembra in grado di batterla. Per l’appuntamento olandese Ferrari intende mettere in pratica nuovi approcci studiato durante le vacanze estive, nel tentativo di estrapolare quanta più prestazione possibile dalla SF-23. L’attenzione è molta e le aspettative sono in rialzo. Tuttavia, come sempre, solo la pista potrà confermare lo step competitivo visto in Belgio riguardo l’intera amministrazione del fine settimana.
Ferrari: particolare abbinamento ala posteriore beam wing
Grazie all’amico e collega Albert Fabrega possiamo andare ad analizzare gli scatti realizzati direttamente in pit lane relativi alle configurazioni al posteriore delle vetture. Osservando la prima immagine a seguire confermiamo in toto quello che abbiamo scritto nella consueta anteprima tecnica del mercoledì, articolo che analizza i principali aspetti tecnici del circuito in relazione alle peculiarità del percorso olandese.
Prendendo in esame la grafica successiva andiamo a corroborare quanto atteso dalla Ferrari. I tecnici del Cavallino Rampante hanno deciso di proporre una versione di ala posteriore più carica rispetto alla concorrenza, la stessa utilizzata a Montecarlo che peraltro nasce da una versione del 2022. Benchè il main plain sia molto pronunciato, le sue parti estreme sono “meno cariche” rispetto ai competitor.
L’intento mira a ridurre ridurre nuovamente i vortici d’estremità per abbassare la resistenza all’avanzamento sviluppata. Sotto questo aspetto è interessante notare la scelta effettuata per quanto concerne la beam wing. Parliamo di una parte della vettura che all’interno dell’attuale corpo normativo ricopre un ruolo importante per quanto concerne la generazione del carico totale.
Ferrari, diversamente da quanto fatto lo scorso maggio a Monaco, ha deciso di abbinare l’ala posteriore con un pacchetto di carico inferiore. Stiamo parlando dei due elementi che compongono la beam wing. Come avevamo già analizzato in altri appuntamenti, la componente superiore è stata avanzata con incidenza molto ridotta. Lo scopo è quello di indirizzare i flussi verso il secondo elemento che possiede una corda maggiorata con l’incidenza originale.
Passando a Red Bull notiamo immediatamente come la scelta dell’ala posteriore punti a massimizzare la downforce con una specifica da altissimo carico aerodinamico (foto precedente). Sappiamo la RB19 gode di tanta efficienza e pertanto può permettersi una deportanza maggiore senza limitare tale vantaggio. Scelta condivisa da altre scuderie tra cui Mercedes e McLaren. Anche il team tedesco ha infatti rispolverato la versione utilizzata tra le stradine del Principato, con un profilo distributivo della pressione “a doppio picco”.
In ultima istanza vale la pena ricordare un fatto. Il set up all’anteriore ricoprirà un ruolo cruciale a Zandvoort. Il giusto compromesso sospensivo farà la differenza, elemento sul quale Ferrari ha speso parecchio tempo nell’ultima settimana deliberando particolari configurazioni utili alla causa. L’ottimismo su questo punto esiste. Dobbiamo ancora capire, lo faremo nella giornata di domani, se la speranza tanto bramata sarà ripagata dai fatti oppure se, al contrario, resterà un desiderio inespresso come in Ungheria.
Autori: Alessandro Arcari – @berrageiz – Niccoló Arnerich –@niccoloarnerich
Immagini: Scuderia Ferrari – Albert Fabrega – @AlbertFabrega