La litania del “dobbiamo capire” in Ferrari è ancora presente. Termine coniato in tempi non sospetti dall’ex team principal della rossa, al secolo Mattia Binotto. D’altronde in F1 chi non capisce non va avanti. Anzi può andare pure indietro a livello prestazionale. Ecco perché nutrire la curva di apprendimento di Maranello risulta più che necessario. Soprattutto quando il gruppo di lavoro non è al completo e determinate figure chiave non fanno presenza.
Criticare Frederic Vasseur in linea generale è sbagliato. Il francese ha di fatto ereditato una condizione davvero difficile nella quale, tra parentesi, su varie questioni ha sempre avuto le mani legate. Dal punto di vista tecnico, per esempio, pur concedendo carta bianca a Cardile, cambiare completamente la filosofia aerodinamica non era possibile. I motivi sono lampanti: tempistiche ridotte, budget cap e struttura di impatto della vettura.
L’ingegnere italiano ha aggiornato la SF-23 inserendo determinati concetti senza poter stravolgere la veste aerodinamica però. I reali cambi arriveranno solamente il prossimo anno, quando il progetto 676 virerà su determinate impostazioni più fattuali copiando e migliorando Red Bull, in teoria. Questo il target dopo aver valutato con attenzione il piano operativo futuro. Il tutto nell’attesa di rimpolpare la GES con una “spesa britannica”.
Per quanto concerne le risorse umane, appunto, il manager di Draveil si sta muovendo da mesi oramai. Agita assegni in bianco cercando di strappare alla concorrenza i loro pezzi forti. Il provvedimento però non di facile attuazione. Anche non considerando le lunghe attese legate al gardening leave, infatti, pensare che individui inseriti all’interno di un tessuto perfettamente funzionante abbandonino a cuor leggero il proprio presente per lanciarsi in un ipotetico futuro, peraltro ricco di insidie, “non è cosa”.
C’è poi un fatto oggetto di studio dove l’impegno profuso è davvero massimo: parliamo della comprensione massima della propria vettura a prescindere dal suo valore. Una SF-23 che in determinati frangenti ha fatto vedere cose davvero buone, mentre in altri quasi pessime. E giusto su questo punto che i tecnici stanno lavorando, corroborati da una consapevolezza di poter effettuare uno step evolutivo sotto questo aspetto importante.
Ferrari, Vasseur ha capito: serve dimostrarlo però
Vasseur ha recentemente dichiarato di essere contento. Il suo stato d’animo si riferisce al fatto che il rendimento della rossa offerto a Spa-Francorchamps ha superato le attese. Ciononostante il francese ha cercato di mantenere i piedi per terra, considerando che il fattore layout abbia concorso alla prestazione positiva. Per quanto ci riguarda aggiungiamo un paio di elementi analizzati durante tutto l’arco del week end, utili al ragionamento odierno.
Ferrari ha deciso e successivamente reso effettivo un determinato approccio aerodinamico in Belgio. Una configurazione alare che ha previsto una deportanza minore sull’assetto di base. L’obiettivo mirava a massimizzare T1 e T2, tratti ad altissima velocità, per poi limitare i danni nel secondo settore, sezione del tracciato dove le curve in percorrenza necessitano di una buona spinta verticale per essere gestite a dovere. L’idea di base ha funzionato e per di più in gara, la domenica, malgrado una messa a punto più scarica, la gestione gomme non ha creato i soliti grattacapi.
Il secondo punto interessante da menzionare riguarda l’amministrazione dell’handling da parte dei piloti, aspetto legato alla considerazione precedente. Sainz è stato sfortunato, se così vogliamo definire l’incontro ravvicinato con Piastri in curva 1. Situazione che ha pregiudicato la sua gara privandolo di un’ottima occasione per fare ben. Mentre Leclerc ha saputo valorizzare al massimo la vettura tramite un guida differente, pensata e resa fattuale direttamente in pista, per gestire una monoposto con meno downforce al posteriore.
I due aspetti menzionati non vanno presi alla leggera. Capire come sfruttare appieno il materiale a disposizione e riuscirci, di fatti, si attesta come valore di merito non indifferente. La cosa bella sarebbe riuscirci sempre. Se cosi fosse, con ogni probabilità, Ferrari in questo momento comanderebbe la classifica degli inseguitori. Sempre lontana dalla solidissima Red Bull, monoposto davvero imbattibile, ma comunque davanti al resto del plotone.
“Sminuire” il risultato tra i boschi delle Ardenne parlando di sole caratteristiche favorevoli del tracciato ci può stare. Allontana lo stress competitivo e in qualche modo tiene alta la concentrazione. Tuttavia i meriti restano tenendo presente la misura competitiva della rossa e tutta la situazione pregressa suddetta che di certo non aiuta. Frederic menziona il “dobbiamo capire”. Ma lui stesso, al di là delle dichiarazioni di facciata, sa bene che qualcosa l’hanno capito da tempo.
In breve, per riassumere: Ferrari porta con se evidenti limiti su più fronti che nei prossimi mesi saranno ulteriormente limati grazie all’arrivo di ulteriori aggiornamenti. Ma nel frattempo, avendo di fatto capito come rendere al massimo durante un fine settimana, non resta altro che farlo. Quando non ci sono riusciti, di fatto, la discriminate principale non va attribuita al tipo di pista ma bensì ad una somma di demeriti.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – Oracle Red Bull Racing