Red Bull non ha rivali. La banalità che apre l’articolo va sottolineata in funzione di alcuni aspetti tecnici sui quali vale la pena disquisire. Il tema riguarda il Drs e l’utilizzo strepitoso che la RB19 ne riesce a trarre. Prima di entrare nel vivo della questione però, cerchiamo di approfondire e di riflesso capire un principio aerodinamico che “vive” alla base della soluzione suddetta.
C’era un volta lo stallo del fondo, pratica assai comune sino alla campagna agonistica 2023, ottenuta utilizzando la sospensione al retrotreno per avere una risposta del terzo elemento non lineare che, con un certo quantitativo di carico applicato, andava a “cedere” abbassando il posteriore della vettura. Una pratica che Red Bull utilizzava parecchio bene al pari di Ferrari e Mercedes.
Tornando al presente, considerando l’attuale corpo normativo, cercare lo stallo degli elementi aerodinamici non è affatto semplice. Inoltre rispetto al passato l’effettività relativa ai vantaggi fruibili è senz’altro minore. Il punto complicato riguarda il processo per il quale la vena fluida dev’essere “riattaccata” al corpo della monoposto una volta tornati alla fase di carico. In altre parole, stallare una componente aerodinamica significa che lo strato limite adiacente al fondo non seguire la “parete” su cui scorre e si distacca da essa.
Di conseguenza la spinta verticale generata dall’elemento in questione diminuisce improvvisamente e di riflesso aumenta esponenzialmente la resistenza all’avanzamento. Aspetto da evitare altrimenti “il sacrifico” messo in atto non sarà in grado di fornire un utile proporzionato alla causa. Per tale ragione, in questo delicato frangente, si cerca di ridurre la turbolenza generata per isolare il fenomeno alla sola perdita di carico verticale.
Red Bull: il super DRS della RB19
L’elemento che dalla stagione 2022 è stato messo sotto stretta sorveglianza da tecnici e ingegneri risponde al nome di beam wing. Parliamo di un elemento che trova ubicazione alla base dell’ala posteriore. Sebbene non presenti ingombri importanti produce effetti notevoli sul carico generato aumentando l’estrazione del diffusore. Per le sue caratteristiche, amministrato nella forma corretta, questa componente è capace di “reggere” lo stallo aerodinamico.
Dobbiamo peraltro aggiungere che l’operazione avviene quando si utilizza l’ala mobile per ridurre la resistenza all’avanzamento della vettura. In questo Red Bull sa sfruttare al massimo le possibilità offerte, fattore in grado di abbassare notevolmente i riscontri cronometrici. Per rendere fattuale il contesto menzionato l’ala posteriore deve lavorare con un angolo d’attacco superiore tramite un gradiente di pressione elevato.
Quando il sistema DRS è in funzione si riduce l’effetto upwash prodotto abbassando la downforce, con il solo main plain che possiede un’inclinazione minore deputato alla generazione del carico. Scenario nel quale i flussi si “staccano” dalla specifica con un’angolazione minore. Questa attività ha un preciso impatto sulla beam wing che pertanto lavora in un campo di pressione differente dando vita allo stallo. Compito, come detto in precedenza tutt’altro che facile. Red Bull utilizza il primo profilo della beam wing per ridurre le turbolenze e centrare l’obbiettivo alla perfezione.
Nel corso delle ultime gare però, in molti hanno ipotizzato che tale vantaggio nello sfruttare l’iperuranico DRS fosse diminuito grazie alla bravura degli avversari. Tuttavia la verità è un’altra. Godendo di un vantaggio prestazionale importante, il reparto dinamico ha suggerito assetti più carichi sfruttando l’enorme efficienza del corpo vettura, capace di fornire a prescindere ottime velocità di punta. Questo provvedimento ha ulteriormente potenziato l’amministrazione delle coperture, sia nell’attivazione che nella gestione degrado.
Per di più, prendendo in esame l’evoluzione della RB19 nella prima parte del campionato, un elemento lampante salta alla vista. Mentre le altre scuderie si fanno in quattro per correggere filosofie aerodinamiche non effettive, i tecnici di Milton Keynes si limitano ad affinare le caratteristiche vincenti di una vettura che, in fase di progetto, è stata pensata per generare tanto carico aerodinamico.
Prerogativa che durante gli ultimi appuntamenti iridati ha sommato diverse cifre al proprio valore di per se giù molto alto. Sotto questo aspetto è passato forse in sordina un elemento importante che di fatto ha fornito una maggiore stabilità ai bolidi austriaci.
Red Bull RB19: modificato il fondo per ricalibrare il bilanciamento
Durante il fine settimana in Ungheria il team Red Bull ha presentato alcuni aggiornamenti nella zona dell’undercut. Parliamo dello svaso che trova posto nella porzione iniziale delle pance che caratterizza il concetto della RB19. Il suo volume è stato aumentato per incrementare la pressione statica. Provvedimento che però ha prodotto alcune conseguenze. Una pressione più grande si traduce in maggior carico e proprio per questo, i tecnici vestisti blue racing sono stati “costretti” a modificare la zona inferiore del fondo.
L’obiettivo mirava chiaramente a ri-bilanciare la vettura a seguito dello step evolutivo ungherese. A livello visivo non risulta affatto semplice analizzare la parte inferiore della Red Bull attraverso lo scatto “rubato”. Ciò malgrado possiamo disquisire sul piccolo aggiornamento collocato nel “sottosuolo” della magnifica opera di ingegneria aero-meccanica partorita dal gruppo di lavoro capeggiato da Adrian Newey.
Esaminando con attenzione lo scatto della numero 18 effettuato nelle Fp1 del venerdì, alla luce dello scontro di Checo nelle barriere in curva 5, notiamo come sulla mirabolante RB19 siano comparse alcune appendici aerodinamiche nella zona più esterna del pavimento. Lo scopo studiato a tavolino riguarda la volontà di estrarre una parte del flusso lateralmente.
La “cascata” di paratie in questione accerchiata dall’anello di colore verde è ben visibile, malgrado il dettaglio non sia certamente dei migliori. L’aumento del carico centrale sulla vettura, appunto “causato” dal recente pacchetto di aggiornamenti introdotto nella zona delle pance, ha di fatto generato uno sbilanciamento della spinta verticale prodotta verso l’anteriore.
Attraverso la piccola modifica menzionata nel paragrafo precedente, Red Bull ha cercato di produrre un certo quantitativo di downforce più arretrato e, di riflesso, concedere nuovamente alla monoposto un bilanciamento lineare. Tale aspetto oltre che risultare decisamente effettivo, ne abbiamo avuto prova a Spa-Francorchamps, evidenzia un fatto palese: il team campione del mondo si è concentrato nell’ottimizzare il grip al retrotreno riducendo l’arma DRS.
Autori: Alessandro Arcari – @berrageiz – Niccoló Arnerich –@niccoloarnerich
Immagini: Albert Fabrega – @AlbertFabrega