La F1 si gode l’ultima settimana di pausa estiva prima di ripartire a rotta di collo nell’ultima parte di un mondiale dagli esiti delineati ma che offre ancora degli spunti d’interesse, soprattutto per quanto riguarda la lotta alle spalle delle Red Bull che, con il rientro della McLaren, si fa molto calda. Woking, Ferrari (Leclerc s’è detto sicuro che chiuderanno al secondo posto), Mercedes e Aston Martin: quattro scuderie per una sola piazza. Ci sarà da divertirsi.
Mentre questa storia si compirà altre iniziano ad abbozzarsi all’orizzonte. Il 2026 è l’anno in cui la Formula 1 rivedrà profondamente i suoi dettami tecnici, specie per quanto concerne le motorizzazioni. Le nuove power unit resteranno uguali sulla cilindrata e il frazionamento, ma diversi cambiamenti investiranno altre aree. Oltre all’alimentazione che sarà basata su carburanti sempre più ecosostenibili, le modifiche più radicali si avranno sulla parte elettrica. La potenza dell’ MGU-K passerà da 120 a 350 kW. Il motogeneratore MGU-H, quello attualmente collegato al turbo, sparirà. La parte ibrida, dunque, avrà bisogno di più energia per essere alimentata.
Il motore endotermico, pertanto, sarà usato anche come generatore, visto che parte della potenza prodotta verrà dirottata a quello che era il vecchio Kers. Ciò determinerà macchine meno veloci in rettilineo, specie sui circuiti con lunghi tratti full gas dove l’ICE diverrà l’organo di supporto al motore elettrico potenziato.
Messa così sembra una contraddizione ed è per questo che in corso c’è una lotta politica per vedere i rapporti di potenza dei motori mutati. Si sta giocando un acceso match tra Toto Wolff e Christian Horner. Il team principal della Red Bull ha chiesto di rivedere l’apporto della parte elettrica riducendola di circa il 5-10%. Il timore del manager britannico è che l’ICE, come anticipato in precedenza, possa diventare un mezzo per ricaricare la batteria. Il problema, quindi, potrebbe essere risolto aggiustando il rapporto tra la potenza elettrica e quella proveniente dalla sezione termica.
Proposta che Wolff nemmeno ha voluto sentire rigettandola in maniera piuttosto perentoria. “Non accadrà, ci sono zero possibilità. Forse quello che lo spaventa [Horner] di più è che il loro programma del motore non sta procedendo come dovrebbe”. Chiaro che dietro tutto questo ci sia una guerra di interessi particolaristici alla quale, recentemente, si è aggiunta la Ferrari che ha sposato la linea Wolff.
Red Bull accerchiata?
Quando sei il team egemone è normale che gli altri sodalizi vogliano abbatterti creando delle coalizioni che durano il tempo di esaurire le proprie funzioni. La F1 è uno sport in cui salde e sante alleanze si sono dissolte col mutare della direzione della brezza. Accadrà anche per la questione motoristica, ma nel frattempo è chiaro che Red Bull sia nel mirino dei potenti del motorsport.
La ratifica del fatto che Red Bull sia nel mirino dei concorrenti arriva da Helmut Marko. Riferendosi alla questione dei bilanciamento della quota potenza l’ex pilota di Graz si è così espresso a Motorsport-Total: “Ci sono squadre che hanno le stesse preoccupazioni, ma nessuno è nostro alleato al momento. Frédéric Vasseur continua a coltivare la sua storia d’amore con Toto Wolff, dunque queste preoccupazioni hanno poca eco in Ferrari, mentre in Renault non sanno cosa stiano facendo”.
Marko è scettico su ciò che si prevede. Molti sostengono che le batterie perderanno la metà del peso e avranno il doppio dell’autonomia. Si tratta di congetture ottimistiche per il consulente Red Bull che, come Horner, vuole ridurre l’importanza dell’elettrico e riportare il bilanciamento sul 60-40 in favore della sezione endotermica.
Le batterie potrebbero realisticamente essere più pesanti e innescare questioni di sicurezza: “Abbiamo vetture che aumentano in termini di peso e dimensioni, ma i circuiti rimangono gli stessi. Dovremmo allargarli tutti di un metro per stare al passo con lo sviluppo delle auto. Dobbiamo tornare a vetture più leggere e piccole, ma se hai bisogno di 30 litri di carburante solo per caricare la batteria allora c’è qualcosa che non va”.
Red Bull: braccata ma sicura di sé
A leggere le parole di Marko, incrociandole con le dichiarazioni recenti fornite da Horner, sembra che a Milton Keynes aleggino dei timori e che lo sviluppo della power unit nel comparto powertrains che potrà contare sul supporto della Ford sia in ritardo rispetto alla concorrenza. Ovviamente nessuno fornisce particolari sensibili sulle tabelle di marcia, ma Marko esprime una certa baldanza quando parla di Red Bull avvantaggiata.
“Non credo che siamo indietro a livello tecnico. Abbiamo coinvolto motoristi provenienti da Ferrari, Mercedes, Renault e Cosworth, abbiamo Ford come partner, abbiamo personale di assoluto livello a lavorare sul motore a combustione e due menti molto brillanti sul lato elettrico. Siamo ad agosto e stiamo facendo funzionare un motore a combustione completo con MGU-K e batteria: siamo miglia avanti a Ferrari e Audi“.
Sarà vero? Con Marko nulla è scontato. Il confine tra la provocazione e la notizia concreta è molto labile quando c’è di mezzo un oratore scafato che ama la provocazione più di ogni altra cosa. Vero è che Red Bull, dovendo mettere su un comparto ex novo, ha cominciato a lavorare con largo anticipo. E ciò potrebbe garantire un vantaggio; ma è altresì vero che non sarà semplice muoversi senza il supporto della Honda, uno dei segreti dell’imperio delle vetture di Milton Keynes.
Ancora, se non si avessero paure di sorta, Red Bull non starebbe conducendo una lotta per vedere redistribuita la quota potenza andando incontro alle loro necessità. Si ritiene che la concorrenza, a partire da Mercedes, sia più avanti nella definizione del pacchetto motore. Da qui le paturnie di Marko e Horner che in questa battaglia sembrano abbastanza isolati e dunque potenzialmente perdenti.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing