L’autunno della F1, sul fronte del mercato dei piloti, solitamente presenta temperature ben più bollenti di quelle che si riscontrano nei mesi estivi. Le contrattazioni entrano nel vivo nella fase calante della stagione e quest’anno vi sono diverse cose interessanti da sistemare. Mercedes deve annunciare i rinnovi di Hamilton e Russell, Ferrari vorrebbe chiudere con anticipo le situazioni relative a Leclerc e Sainz e altre mosse apparentemente minori dovranno essere fissate. E Red Bull? Per ora osserva.
Di sicuro c’è che Sergio Perez, pur dovendo fare da spalla di Max Verstappen, sta deludendo le attese. Dopo le prime quattro gare in cui ha convinto (e vinto), il messicano è caduto in una specie di catatonia dalla quale sembra si stia riprendendo. Non senza fatica. Il team anglo-austriaco, in ogni caso, non è mai stato troppo convinto dell’investimento. Pare, infatti, che i legali della Red Bull abbiano fatto firmare una clausola contrattuale al pilota che prevede la decurtazione di parte dello stipendio se la forbice in punti da Max Verstappen è troppo aperta.
La postilla si attiva se le lunghezze sono 125, proprio il gap che attualmente separa i due alfieri. Bella grana per il messicano che, col suo nome, porta un bel po’ di vendite di bibite energetiche nel mercato sudamericano. Ma a Milton Keynes e negli uffici dirigenziali di Red Bull GmbH è il cinismo ad alimentare il motore delle vittorie e dei fatturati, quindi si osservano le fredde carte senza concessioni e particolari occhi di riguardo.
Perez, forse temendo che questa possibilità potesse concretizzarsi, aveva fatto inserire nel contratto un’appendice che vieta al team di arretrarlo in AlphaTauri come accaduto con illustri predecessori che rispondono ai nomi di Alex Albon, Daniil Kvyat e Pierre Gasly. Forse per questo il messicano si sente relativamente tranquillo nonostante la promozione di Daniel Ricciardo che per qualcuno è uno spettro che aleggia sulla testa del buon Sergio.
Forse, ancora, è questo il motivo per il quale nel 2024 la Red Bull resterà così com’è nella line-up nonostante, qualche mese fa, la linea sembrava un’altra. Facciamo qualche passo indietro per arrivare al weekend del GP di Gran Bretagna. Helmut Marko, senza nascondersi troppo dai teleobiettivi indiscreti dei fotografi, aveva incontrato il manager di Norris, Mark Berryman, nel paddock di Silverstone. Normali meeting in un’area che è luogo di interazioni e di scambi di idee. Ma la cosa saltò all’occhio andandosi a incastrare con un altro evento correlato.
Il pilota della McLaren, insieme ad altri colleghi, fu ospite a casa di Chris Horner per un ”barbecue motoristico” dietro al quale qualcuno ha voluto leggere qualcosa in più di una semplice rimpatriata tra colleghi. Non è un mistero che Max e Lando siano amici e che ci sia un grande rispetto reciproco. L’incontro col manager da parte di Marko e la grigliata del team principal hanno alimentato più di una speculazione.
Lando Norris ha un contratto che lo lega a McLaren fino al 2025. La sua insofferenza per una vettura poco efficace non è stata nascosta negli ultimi due anni. Prima che la MCL60 iniziasse a offrire prestazioni di rilievo (che devono consolidarsi definitivamente) il “mal di pancia” di Lando si era fatto sentire, col pilota che s’era iniziato a guardare intorno.
E non è detto che non lo stia facendo ancora perché il trittico Silverstone-Austria-Ungheria potrebbe essere una rondine che non farà primavera. Gli elementi per un abboccamento tra le parti ci sarebbero tutti, ma Helmut Marko, in una giravolta mediatica (una delle tante) ha allontanato una prospettiva che fino a qualche settimana fa sembrava molto concreta.
Red Bull: Marko chiude le porte a Lando Norris
Il titoletto qui in alto spiega più di mille analisi: il superconsulente di Graz non intende rompere gli equilibri che affannosamente si sono trovati nel team. “Per il pubblico, la televisione e i giornalisti sarebbe certamente l’ideale, ma non per la gestione e il successo del team che, come squadra, vuole vincere il Mondiale. È meglio se si ha una certa gerarchia in cui è chiaro chi sia il più veloce“. Parole riferite a Motorsport-Magazin che confermano, semmai ce ne fosse ulteriore bisogno, che in Red Bull esistono gerarchie ben precise che mettono Verstappen al centro della squadra.
“Se hai due stelle potrebbe non andare bene: per esempio Ayrton Senna e Alain Prost si occupavano solo dei loro interessi e mettevano la squadra in secondo piano“. L’ultimo passaggio è esplicativo di quale sia la politica dei campioni del mondo in carica e di come il paradigma ad una punta sia lo schema vincente da tutelare in ogni modo.
Per tale motivazione – e per la clausola presente nel suo contratto – la posizione di Perez in chiave 2024 sembra ritornata ad essere abbastanza solida. Sergio, al di là di certe affermazioni pubbliche, è conscio del suo ruolo e tutto sommato lo accetta senza essere troppo recalcitrante.
Nel 2025 il messicano potrebbe non essere in squadra, questo è un fatto. Ma è chiaro che Milton Keynes non affiancherà una stella a Verstappen. Se si tratterà di un pilota dell’accademia o di un driver esterno non è dato sapere. Ma è certo che Max non dovrà troppo curarsi della concorrenza interna.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing