La Red Bull vince perché ha un trucco ed è illegale. No, la Red Bull vince perché ha lavorato meglio degli altri. Sono queste, pressappoco, le due grandi risposte che danno gli appassionati della F1, soprattutto italiani (per evidenti motivi, non esente la frustrazione di non vincere da secoli), all’ipotetica domanda sul perché il team di Milton Keynes vada così (e tanto) più forte degli altri. “Quid est veritas?” E aggiungo: dov’è la verità?
Il “Rasoio di Occam” da questo punto di vista ci aiuta. Non si tratta di un rasoio particolarmente affilato per fare la barba, ma di un postulato filosofico. La metafora del rasoio parte dell’idea che sia opportuno, dal punto di vista metodologico, eliminare nettamente le ipotesi più complicate quando si affronta un problema cercando di arrivare alla soluzione. Il principio può essere formulato così: “A parità di fattori, la spiegazione più semplice è quella da preferire”.
E perché ci aiuta il “rasoio”, parlando di lattine volanti? Perché è molto più lineare e vicino alla realtà pensare che la Red Bull abbia semplicemente lavorato meglio, rispetto agli altri, piuttosto che inventarsi incredibili trucchi e marchingegni associati. Il motivo del contendere è soprattutto il DRS che dà un enorme vantaggio ai bibitari, in particolare ove ci siano lunghi rettilinei. La RB19 riesce in un “miracolo” fisico: genera tanto carico dal corpo vettura e contemporaneamente è straordinariamente efficiente. Come è possibile? Quale alchimia?
In parte la soluzione la suggerisce Waché, direttore tecnico della Red Bull: “La cosa assurda è che la gente ne parla due anni dopo che l’abbiamo introdotta (parlando della beam wing e in generale della monoposto ndr)”, ha dichiarato a Motorsport.com. “Abbiamo avuto centinaia di test da parte della FIA per verificare se avessimo utilizzato un trucco o altro, e la gente non capisce il perché sulle piste ad alta deportanza il vantaggio scompaia. Ok, significa che non sono ancora riusciti a capirlo. E questo ci sorprende molto”.
Provo a dire la mia non da ingegnere (non mi permetterei mai) ma da grande appassionato anche di tecnica. Se tu hai una monoposto che riesce a mantenere un’altezza costante da terra, sfrutti al massimo il carico che può generare l’effetto suolo nelle pance. Quindi ti puoi permettere di correre con ali meno cariche e quando fai stallare l’ala, su lunghi rettilinei, hai un ulteriore vantaggio. Stop. Fine.
Certo, d’altra parte ci sono obiezioni ragionevoli: ma i tecnici di tutti gli altri team, a partire da Mercedes, sono all’improvviso diventati brocchi? Si potrebbe rispondere che no, non è certo così, ma che con gli attuali regolamenti è abbastanza complicato stravolgere una monoposto e che sia Ferrari che Mercedes si sono arroccate su idee progettuali che non hanno funzionato. E ora devono prima capire come funziona la filosofia aerodinamica della Red Bull, e poi usarla a proprio vantaggio nelle prossime monoposto. Facile a dirsi…
Red Bull: la cospirazione tecnica inesistente
E’ irragionevole pensare ad un mega complotto. Che poi, la cosa curiosa è che i complotti sono come i ragazzi che si ingegnano a copiare i compiti in classe. Si inventano complicatissimi modi, alcuni davvero geniali, dispiegando i loro neuroni per raggiungere un risultato, copiare, con uno sforzo superiore, molto probabilmente, a quello che avrebbero fatto provando a studiare sul serio. Quindi, la fatica per inventarsi un super trucco (e soprattutto mantenerlo nascosto, con i mezzi di oggi) non ha molto senso logico.ù
Se le altre scuderie avessero anche un lontano sospetto di qualcosa di tecnicamente fuori norma sarebbero a questuare, lanciando strazianti lamenti come se non ci fosse un domani, davanti a Place de La Concorde. Ne ha molto di più (senso logico) lavorare bene, aver avuto la giusta intuizione e, quindi, mantenere un vantaggio sulla concorrenza che invece ha disperso le sue energie preziose su progetti che alla fine non funzionano.
Però, a questo punto, bisogna anche dire che i complottisti non è che non abbiano frecce al loro arco, soprattutto guardando con disincanto alla storia della F1. Sollevatori idraulici che aggiravano l’abolizione delle minigonne negli anni ottanta, monoposto con mega ventolone al posteriore, serbatoi finti e veri, regolatori di assetto vietati, rimessi, vietati di nuovo, motori usati per far funzionare gli scarichi soffiati con deroghe per l’affidabilità (che fa ridere ma è successo davvero), monoposto con il buco che hanno vinto il mondiale.
C’è solo l’imbarazzo della scelta quando si tratta di trovare trucchi talvolta al limite della legalità, spesso illegali, per vincere. E ovviamente, anche in questo caso si tratta di materia ambigua, nel senso che non ci si deve stupire che, a seconda di dove tiri il potere politico, certe soluzioni vengano viste con maggiore o minore “empatia” se fatte da uno piuttosto che da un altro. Aggiungo, non me ne vogliano gli amanti anglofili, quasi sempre si tratta di monoposto di sua maestà.
Famosa, in questo senso, la dichiarazione di qualche mese fa di Adrian Newey per il quale le Brawn GP (con il famigerato doppio diffusore) che vinsero il mondiale 2009 erano palesemente irregolari, ma Mosley (allora presidente FIA) lasciò correre perché voleva punire Ferrari e McLaren, in rotta con lui. Era l’epoca in cui l’idea di un mondiale alternativo a ruote scoperte non era affatto una chimera. E la Ferrari era stata capofila dell’idea. Va da sé che poi questo si rivelò un clamoroso bluff di Montezemolo, ma questa è un’altra storia.
Chiaro che la materia del doppio diffusore non si possa esaurire in un articolo (e Mosley smentì decisamente la ricostruzione di Newey) a pochi giorni da ferragosto; la segnalo giusto per dire che la F1 è uno sport dannatamente complicato dove la politica è dannatamente importante. E per chiarire ancora: qui non si dice che ci sia un potere occulto che decide a tavolino chi vinca o chi perda, ma che semplicemente ci sono relazioni, aderenze, scambi di favori che talvolta possono indirizzare o meno l’ente che deve fare da arbitro.
Detto questo, non penso proprio che Red Bull abbia qualcosa di illegale, per quanto spiegato nella prima parte dell’articolo. Mi direte… e il budget cap? Non è una sorta di doping, non è “barare”? Rispondo: sì, certo che lo è. Se tu usi più risorse ti avvantaggi (probabilmente). E, una volta che qualcuno sia trovato davvero colpevole (anche nello sport vige la presunzione di innocenza), è chiaro che ti aspetti sia sanzionato pesantemente. E qui ritorniamo nella materia ostica di cui si parlava in parte dell’articolo. E magari qualche dubbio è lecito averlo.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: Formula Uno