Perfezione. Sostantivo che descrive il grado qualitativo più elevato di un dato elemento. Qualcosa di così puro da escludere qualsiasi la presenza di difetto. Questo è il modello a cui tende la Red Bull per la quale, ormai, non esistono più aggettivi per descriverne la grandezza.
Il Gran Premio d’Olanda è stato una lotteria ma, non grazie al fato, è emerso (è il caso di dirlo considerando la fitta pioggia che a tratti ha condizionato le operazioni) sempre e solo lui: Max Verstappen giunto alla undicesima vittoria stagionale, la nona consecutiva. Tredici su tredici sono invece i trionfi raggranellati dalla scuderia anglo-austriaca che è sempre più nella storia della F1.
Man mano che si succedono i gran premi l’obiettivo di mettere a segno l’en plein è sempre più concreto. Anche perché la concorrenza, quando ne avrebbe occasione, non è in grado di sfruttare gli assist che le circostanze le offrono. In questo scenario è facile mettere la palla in buca come accaduto ieri. Peccato solo per l’ennesima gara condizionata da errori di Sergio Perez, altrimenti la doppietta avrebbe ornato un bel pacco infiocchettato ad arte.
Non poteva che essere felice l’olandese dopo la vittoria che ha mandato in visibilio il pubblico amico: “Il meteo non ci ha reso la vita facile. Non era semplice prendere sempre la decisione giusta. Avevo già la pelle d’oca quando ha suonato l’inno nazionale prima della partenza. Malgrado la pioggia e il brutto tempo i fan ci hanno dato dentro alla grande, è un pubblico incredibile. Superare record di Vettel? Ci penseremo settimana prossima, adesso godiamoci questo weekend. La pressione era molto alta, sono felice di aver vinto”.
Parole di chi sa di aver sbrigato un’altra pratica archiviando il faldone sullo scaffale dei ricordi. In Red Bull si pensa già al Gran Premio d’Italia per allungare la striscia e dare sfoggio nuovamente della sagacia gestionale del team che funziona sotto ogni aspetto, da quello tecnico a quello strategico. Perché per essere dominanti serve essere perfetti in ogni ambito.
Red Bull: il vantaggio gestionale nasce negli anni della rincorsa
È nelle difficoltà che Red Bull ha messo a punto il proprio paradigma vincente. E lo ha fatto sia sul versante tecnico che su quello organizzativo e tattico, quando le varie RB non potevano contare su una power unit così efficiente e forte come quella Honda. Anche i telaisti hanno dovuto sopperire a questa difficoltà creando auto molto performanti. Adrian Newey, negli anni del dominio Mercedes, ha spesso azzardato istituzionalizzando l’idea di perfezione. Un modo di operare che sta dando i frutti in questi anni con un vantaggio tecnico che si è riscontrato pochissime volte nella lunghissima storia della massima categoria del motorsport.
Mutatis mutandis, questa attitudine è stata sublimata anche nelle strategie. Quando le Red Bull non erano le vetture da battere il muretto puntava ad essere quanto più preciso per sfruttare ogni occasione che la pista forniva. Una palestra operativa che dopo anni è stata istituzionalizzata come paradigma vincente. Ieri si è visto ancora una volta all’opera questo modello che fa riferimento a Hannah Schmitz, uno dei segreti della scuderia di Milton Keynes.
Nelle difficoltà del recente passato affondano quindi le radici della forza che oggi la compagine ha sviluppato. E va fatto un plauso alla Red Bull perché è riuscita laddove altri hanno fallito. La Ferrari, che viene da lunghissimi anni di difficoltà, sembra che non riesca mai ad imparare dai propri errori. Ieri, l’episodio del pitstop di Leclerc nel quale mancavano le gomme e in cui non è stata sostituita un’ala danneggiata, è l’ennesima plastica dimostrazione di una realtà che non riesce ad cementificare schemi virtuosi che sappiano superare indenni i momenti di stress.
Mercedes, dal canto suo, è incorsa nell’errore opposto, quello di adagiarsi su un vantaggio tecnico smisurato. Negli otto anni del suo imperio la Stella a Tre Punte è come se non avesse avuto bisogno di sviluppare strumenti strategici idonei a garantire loro il vantaggio sulla concorrenza. Ora che invece bisogna lottare punto su punto, decimo su decimo, si vede quanto la lettura degli episodi sia importante.
Nelle prime fasi del Gran Premio d’Olanda, sia con Hamilton che con Russell, sono state del tutto sbagliate le strategie da parte dello staff degli analisti, tanto da far piombare i due piloti nelle retrovie condizionando negativamente una gara che non poteva che avere un epilogo negativo. Non è la prima volta che il muretto della Mercedes si dimostra inefficace ed incapace di leggere le condizioni cangianti della pista. Manca appunto quell’attitudine ad ottimizzare ogni dettaglio che invece in Red Bull è diventata negli anni maniacale.
La differenza tra la Mercedes del dominio e questa Red Bull egemone è che a Milton Keynes hanno continuato a spingere forte sul versante strategico non sentendosi affatto arrivati e sapendo che il recupero delle altre scuderie. nel lungo periodo, è sempre possibile. Nel momento in cui il campo si restringerà, se mai dovesse accadere in virtù di una convergenza prestazionale, Red Bull si garantirà un vantaggio operativo non da poco, che potrebbe fare la differenza quando c’è da battagliare punto su punto. Un po’ quello che accadde nel 2021, con un mondiale vinto sulla sirena finale.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Mercedes AMG