La Red Bull RB19 diventerà una macchina iconica. Un mezzo le cui gesta saranno narrate negli anni a venire, una monoposto che ha già riscritto alcuni record e che, nelle dieci gare restanti di un campionato del mondo che è un inno alla monotonia, ulteriori potrebbe fissarne. La creatura di Adrian Newey è un meccanismo perfetto. Lunga è la lista delle cose che funzionano così bene che gli avversari non hanno praticamente speranza, in condizioni normali, di concorrere per la vittoria accontentandosi delle briciole lasciate per strada da Max Verstappen.
Se c’è un elemento che funziona meglio degli altri è il DRS. Con l’ala spalancata la RB19 comincia a fare cose magiche. Quando il meccanismo è attivato diminuisce ulteriormente la bassa resistenza all’avanzamento di un corpo auto già parecchio efficiente. A Spa Francorchamps ne abbiamo avuto la prova provata, se mai ce ne fosse ancora bisogno. Se all’Hungaroring le virtù della vettura ad ala spalancata non sono emerse pienamente a causa di un layout tortuoso, tra i boschi delle Ardenne si è potuto dispiegare tutto il potenziale.
Red Bull: Spa Francorchamps decreta la superiorità schiacciante della RB19
In fondo al Kemmel, nelle qualifiche del venerdì e durante la gara, Max Verstappen e Sergio Perez hanno letteralmente divorato la concorrenza in quel tratto di pista. Nonostante le configurazioni aerodinamiche a basso carico, la Red Bull ha aperto il solco sulle vetture rivali.
Che l’auto anglo-austriaca sia superiore ad ognuna delle nove concorrenti è un fatto ormai acclarato, ma in Belgio, come d’altro canto accadde l’anno passato con la RB18, le virtù sono salite a galla in maniera lampante e schiacciante. Le principali rivali, Mercedes, Ferrari, McLaren e Aston Martin, riescono a tener botta, molto parzialmente a dire il vero, solo sul giro secco. L’extra grip delle gomme nuove, specie con i componud più morbidi della gamma Pirelli, copre i punti deboli delle singole vetture. E’ in gara che le cose si fanno dure per gli altri, specie quando la RB19 può usare il Drag Reduction System.
Nell’ultimo gran premio Max non ha dovuto far altro che attendere la delibera dell’uso dell’ala mobile per iniziare una serie di sorpassi autostradali che si concretizzano ai ⅔ del rettilineo del Kemmel senza che i rivali posso nemmeno provare un accenno di difesa.
Leggiamo un po’ di cifre per farci un’idea. Sullo storico tracciato belga Lewis Hamilton è stato il più veloce all’Eau Rouge: 313,4 km/h per il britannico. Le Red Bull? Abbastanza staccate con Sergio Perez e Max Verstappen che transitavano, rispettivamente, a 307,9 e 307,2 km/h. Questo grazie al super carico che la vettura dei tori caricanti riesce a generare.
Le cose si ribaltano del tutto al punto di rilevamento prima della staccata di Les Combes. In quel punto Lewis “vira” a 333 Km/h, Sergio e Max a 340,8 e 338,8. Una differenza di oltre 20 km/h. Mentre Hamilton ne guadagna poco più di 13. Il confronto è molto probante perché Red Bull, Ferrari e la Mercedes di Hamilton avevano scelto ali posteriori con carico aerodinamico minimo.
George Russell aveva puntato su una configurazione più carica che gli costava oltre due decimi rispetto al compagno di squadra tra La Source e la fine del Kemmel. McLaren non aveva ali a basso carico e, come la W14 n°63, non ha offerto elementi probatori validi. Data l’incidenza più elevata, infatti, è normale che a DRS aperto guadagnassero di più.
Ferrari, che pure otteneva progressioni interessanti (+19 Km/h), non riusciva a raggiungere le velocità di punta toccate dalla RB19 prima di Les Combes. I dati emersi dalle osservazioni della monoposto blu hanno impressionato i rivali. Mike Elliott, nel consueto debrief di casa Mercedes, si è detto esterrefatto di quanto tempo sul giro riescano a guadagnare le RB19 una volta che l’ala posteriore è aperta. Viene da sé che in gara, anche grazie ad altre virtù in possesso del gioiello di Milton Keynes, sia impossibile concorrere ad armi pari.
F1: qualcuno vuole “azzoppare” la Red Bull RB19
Ma la differenza si percepisce anche in qualifica e nonostante le altre camuffino i difetti con l’extra grip delle gomme nuove. Proprio per tali ragioni qualcuno inizia a parlare di una sorta di balance of performance mirato che vada a penalizzare la monoposto concepita da Newey.
La F1 starebbe pensando di consentire l’uso del DRS soltanto in gara. Uno scenario regolamentare che condizionerebbe, in negativo, soprattutto la RB19. Una mossa che andrebbe a contraddire le dichiarazioni dei plenipotenziari della F1 che parlano di tutela della meritocrazia. Introdurre questa sorta di BoP regolamentare produrrebbe un principio apparentemente positivo e due negativi che ne scaturirebbero.
Quello “buono” sarebbe rappresentato da qualifiche meno scontate e più variabili. Insomma, un po’ di spettacolo a buon mercato per incollare fittiziamente i tifosi agli schermi. Ma le note dolenti arriverebbero subito: un balance of performance del genere sarebbe un artificio ingiustificato.
Il secondo effetto collaterale emergerebbe dalle caratteristiche intrinseche della RB19, una vettura così performante che, in gara, recupererebbe in un battibaleno le posizioni eventualmente perse in qualifica. Come ha dimostrato di poter fare Verstappen proprio in Belgio. E la cosa avrebbe l’effetto dello sberleffo nei riguardi di chi postulerebbe regole del genere.
La Formula 1 non ha bisogno di espedienti così pacchiani. Servono piuttosto regole meno incatenanti che consentano ai team arrancanti di investire per poter chiudere il gap. Il congelamento normativo, il budget cap e il meccanismo ATR stanno di fatto tenendo la forbice aperta. La massima serie del motorsport ragioni di questo invece di pensare a soluzioni di ripiego che sarebbero inutili ad arginare lo strapotere della Red Bull.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari