giovedì, Dicembre 19, 2024

Zandvoort: un modello per l’Italia in crisi e per la F1

Ferragosto si avvicina e in F1 è tutto apparentemente silente. Situazione che perdurerà per poco ancora: tra meno di due settimane il Circus sarà di scena a Zandvoort, in Olanda, per il primo gran premio di un back-to-back che si chiude con Monza.

Le due gare vivono momenti diametralmente opposti: se in Olanda il sold-out è stato centrato pochi giorni dopo che i promoter hanno messo in vendita i biglietti, in Italia non ci sarà il pienone. Lo ha annunciato Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’ACI, che ha detto, senza filtri, che bisogna dimenticarsi del record di 330mila persone dell’anno scorso. Monza pagherà la stagione opaca della Ferrari ma anche i tanti disservizi che emersero dodici mesi fa e che hanno condizionato un pubblico che ha pesato ciò che accade dietro le telecamere. 

Lo storico tracciato brianzolo è lo specchio della sofferenza di alcune piste europee che fanno fatica ad adeguarsi alla parabola descritta da Liberty Media, in termini di richieste logistico-organizzative, e che annaspano ancora di più nel tentativo di adeguarsi alla smisurata  disponibilità economica di realtà come quelle mediorientali o nordamericane che sembrano non dover fare i conti con la moneta. 

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L’affetto della “Orange Army” per Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing F1)

Il progressivo spostamento dell’asse della Formula 1 verso altre zone del globo si spiega anche con un’incapacità di adeguarsi a una serie in continua ed inarrestabile evoluzione. Alcuni promoter del Vecchio Continente hanno capito che con gli americani di Liberty Media nulla è scontato. Il dogmatismo col quale si procedeva negli anni addietro è una visione superata. Non ci sono totem incrollabili.

Ecco che certi organizzatori hanno preso a rinnovare i propri impianti all’interno e soprattutto nella capacità di generare eventi correlati. Hungaroring e Spa-Francorchamps ne sono l’esempio più lampante. Non è un caso che Budapest abbia siglato un rinnovo pluriennale e che il tracciato belga, dopo le difficoltà accusate nel recente passato, sia stato inserito anche nel calendario 2024. Una cosa non scontata. 

L’imperativo per sopravvivere è rinnovarsi. Oltre che trovare un pacco di soldi per soddisfare la voracità finanziaria di Liberty Media. Le due cose, spesso, vanno di pari passo. Impianti funzionali e che sappiano diversificare l’offerta attirano pubblico e sponsor e racimolare le cifre blu pretese da Stefano Domenicali e soci diventa molto più semplice.


F1, Zandvoort: un modello di sopravvivenza europea 

Zandvoort, da questo punto di vista, ha tracciato una strada che può rappresentare un modello da seguire per quelle realtà il cui futuro non è proprio luminosissimo. Vedasi ad esempio Imola e Monza. Domenicali, recentemente, si è pubblicamente congratulato con i promotori olandesi perché sono stati in grado di portare aria fresca alla comunità europea dei circuiti.

E lo hanno fatto nonostante una pista relativamente piccola, e nonostante avessero  strutture vecchie. “Hanno portato un nuovo modo di avere un evento incredibile: in termini di persone appassionate, in termini di senso di comunità, in termini di intrattenimento, in termini di musica e in termini di energia”, ha riferito il CEO della F1.

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Stefano Domenicali, CEO della F1

Domenicali pensa che il successo di Zandvoort abbia bilanciato i giusti elementi di intrattenimento, sport e coinvolgimento dei fan. Sono stati i primi ad inserire eventi musicali e che facessero ballare le persone. Un tipo di intrattenimento in linea con i desiderata di Liberty Media e che vuole essere lo standard da inseguire.

Una ventata d’aria fresca per la F1 che si giova anche dell’effetto Verstappen. Ma non può essere questa la sola spiegazione di un format vincente. “Sono stati loro a credere al progetto, sono stati loro a mettere i soldi sul tavolo, e hanno promosso questo evento in un modo incredibile“, ha evidenziato il manager imolese ex Ferrari

L’effetto Verstappen, ossia il boost che lo straordinario momento dell’olandese offre, potrebbe essere motivo di appagamento. I promoter sono uomini avveduti e hanno capito che bisogna proseguire sul solco dell’innovazione perché il “magic moment” di Max non sarà eterno. 


Zandvoort modello di mobilità: no alle auto, sì ai mezzi alternativi

La capacità di Zandvoort di guidare l’essere apripista va oltre Verstappen e soprattutto oltre l’intrattenimento fine a se stesso, ponendo una forte enfasi sulla sostenibilità. L’anno scorso solo il tre percento dei visitatori è arrivato in auto: il 43% ha usato mezzi pubblici, il 37% la bicicletta, il 5% + vento a piedi e il 12% ha organizzato minivan per ottimizzare i costi di movimento. L’obiettivo degli olandesi è raggiungere il 98% di mobilità “alternativa” nel 2023 e portarlo al 100% entro il 2025.

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Gp Olanda 2021: Max Verstappen (Red Bull Racing Honda) viene acclamato dalla marea ‘orange’ accorsa a Zandvoort per sostenerlo.

Questa dinamica incontra pienamente i dettami del programma Net Zero Carbon che FIA e Liberty Media hanno impostato per il 2023. E sappiamo quanto sia decisivo soddisfare questi parametri che diventano obbligatori anche per i team e per il gommista del futuro che, nel bando di concorso per il triennio 2025-2027, si è trovato dinnanzi una serie di vincoli ecologici da rispettare in maniera puntualissima. 

Zandvoort, dunque, non è solo spettacolo e tributo ad una F1 che vive del “fattore orange”, è anche e soprattutto un nuovo benchmark che ogni altro gruppo che intende fare domanda di ammissione al Circus deve considerare. In questo modo l’Olanda si assicura un futuro radioso che, ahinoi, non si intravede in Italia dove si continua a vivere alla giornata e nella speranza che una forza esterna intervenga per superare problemi che andrebbero sconfitti una volta e per tutte, con scelte drastiche. Ma si sa che il nostro è il paese dei compromessi al ribasso…


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Oracle Red Bull Racing

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