Andretti che pretende entrare in F1 non è certo una novità. Benché l’ufficialità sulla questione non faccia ancora presenza, si parla dell’ingresso del gruppo americano nella massima categoria del motorsport oramai da parecchi mesi. In tempi non sospetti, circa duecentotrentatré giorni fa, la nostra redazione ebbe il grande piacere di intervistare l’immenso Mario Andretti. Un’occasione speciale per chiacchierare anche della storica Scuderia Ferrari, ma soprattutto disquisire sul progetto ambizioso capeggiato dal figlio Michael.
“Piedone” Andretti, così definito per il suo grande talento velocistico sciorinato nelle varie competizioni motoristiche in cui si è cimentato tenendo sempre schiacciato a tavoletta l’acceleratore, ha sempre mostrato tanta concretezza alla guida di una F1. Parliamo di una caratteristica endemica della sua persona che peraltro si rispecchia nel suo carattere fuori dalla vettura. È proprio per questo che nella chiacchierata con Formula Uno Analisi Tecnica, l’americano di adozione ci fornì diverse indicazioni concernenti l’approdo nel Circus.
Attualmente la querelle si protrae da tempo memore. L’ultima (una delle tante) deadline era fissata per luglio, in seguito ancora posticipata sino alle soglie dell’autunno. Ma la conferma definitiva latita e nessuna informazione in merito giunge da Place de la Concorde. C’è però un segnale che potrebbe in qualche modo corroborare l’imminente sbarco in F1. Un altro piccolo passo che andrebbe ad anticipare il compimento di questo anelito statunitense tanto chiacchierato.
Parliamo di un indicazione che sebbene possa sembrare di secondo piano, in realtà porta con se un grande valore simbolico: Andretti Autosport, infatti, sta abbandonando questa denominazione tramite un preciso rebranding che andrà a trasformare il gruppo a stelle e strisce in Andretti Global. Una dicitura che lascia poco spazio alla fantasia portando con se un messaggio diretto. Ma lo scopo dello scritto era un altro, tematica che andiamo a sviluppare nel seguente blocco.
F1, Andretti: la recente “non esclusiva” legata alle power unit Renault
Entrare in F1 non è certo uno scherzo. Si tratta di un investimento tecnico-finanziario mica da ridere. E già che c’è Andretti Global vuole fare le cose per bene curando ogni piccolo dettaglio. Da questo deriva la volontà del gruppo di mettere piede anche nelle categorie propedeutiche. L’obiettivo è quello di costruire una sorta di “cantera” tramite la quale vengano valorizzati i giovani talenti americani. Faccenda già largamente sottoposta alla FIA che, se ce ne fosse ancora bisogno, ribadisce la totalità del progetto Andretti.
Il tutto verrà messo in atto attraverso una base operativa europea, capace di seguire e amministrare varie tematiche quali sviluppo e mero lavoro in pista delle monoposto. Per di più c’è un pilota molto apprezzato nelle mire del team. Ha la bellezza di quarantadue anni e due titoli mondiali alle spalle. Nasce a Oviedo, ha talento da vendere e soprattutto ancora tanta velocità da esprimere alla guida di una F1. Strappare Fernando Alonso al team Aston Martin non sarà semplice, ma il tentativo esiste eccome.
Ma una wing car ha pur bisogno di una power unit. In tal senso le passate parole dell’ex CEO della scuderia transalpina Laurent Rossi aprivano allo scenario collaborativo. Il quarantasettenne ha sempre espresso con piacere l’ipotetico ingresso di Andretti all’interno del paddock, a differenza della netta presa di posizione condivisa tra Horner e Wolff impegnati in una chiara opposizione.
E infatti questo “grattacapo” ha trovato facile risoluzione parecchio tempo fa, tramite un “accordo ponte” dai noi largamente anticipato con il motorista francese Renault grazie all’intervista con Mario Andretti del 20 gennaio 2023. Questo per buona pace dei cosiddetti super informati, sempre pronti a prendersi la paternità di “esclusive di plastica cromata”. Andava detto, lo abbiamo fatto.
Autore e immagini: Alessandro Arcari –@berrageiz
Intervista per Formula Uno Analisi Tecnica a cura di: Roberto Cecere – @robertofunoat