La F1 non affascina più? Domanda scabrosa dalla risposta difficile. I trend televisivi, almeno limitando il campo d’osservazione all’Italia, non sono un granché confortanti nell’anno che sta per concludersi. Pesa l’assenza della Ferrari dalle posizioni di vertice, vero, ma questa non è una novità. La serie ha conosciuto tempi migliori anche quando le rosse erano appannate.
Il mondo cambia rapidamente e forse la sfera della comunicazione lo fa ancor più velocemente. Oggi le TV e le radio non sono più i medium di riferimento. Gli strumenti e le piattaforme di rilevamento sono cambiate, i termometri della passione sono altri. Imperano le piattaforme streaming come Twitch e i social network che sono sempre più parte integrante della nostra vita: Twitter, Facebook, Instagram, TikTok e via citando. Ed è su queste arene virtuali che il dibattito, le interazioni che tanti profitti generano, si è spostato. Un enorme bar dello sport che remunera solo lasciando che i tifosi chiacchierino.
4,4 miliardi di dollari. Questa la cifra investita da John C. Malone nel 2016 per prendersi, con il suo gruppo, il pacchetto di maggioranza in possesso di un Bernie Ecclestone che vendette a cuore piuttosto leggero salvo poi iniziare una campagna di critiche abbastanza dure circa il modo di gestire le cose da parte degli americani.
Uno dei primi cambiamenti che si sono notati sin dai primi vagiti dell’era Liberty Media Corporation è la spinta forte sul mondo social, sui nuovi medium, sullo svecchiamento della fan base avvenuto usando strumenti che piacciano alle nuove leve del tifo, quelle che spostano montagne di soldi a suon di visualizzazioni ed interazioni che i colossi del web pagano a peso d’oro.
I primi risultati tangibili sono stati una crescita dell’80% delle conversazioni. Questo nel periodo 2016-2022 a cui si è associata una crescita esponenziale e prorompente del numero dei seguaci, i cosiddetti follower, su tutte le reti sociali che sono diventate uno strumento indispensabile per intrattenere ed informare.
Inutile sottolinearlo: la stagione migliore in termini di interazioni nel regno Liberty Media è stata quella 2021. Non a caso il mondiale più combattuto degli ultimi lustri che, in termini di contatti e ricavi, ha fatto la fortuna di chi ha investito tempo e risorse nel far crescere questo tipo di strumenti grazie al boost del duello Hamilton – Verstappen in cui non sono mancati colpi bassi e polemiche che sono un moltiplicatore di reazioni social. In linea generale, i canali della F1 sono quelli che hanno mostrato la crescita più rapida tra tutti i principali sport a livello globale.
I risultati straordinari del 2021 hanno generato un effetto trascinamento anche sul 2022, la new era della F1 caratterizzata dalle tante novità tecniche, dal duello iniziale tra Red Bull e Ferrari, dalla crisi dei vecchi dominatori della Mercedes e da tante altre storie secondarie che hanno accresciuto ulteriormente l’interesse che però è crollato di botto nel mondiale in corso cannibalizzato dalla Red Bull di Max Verstappen. Quel dominio che, a parole, non spaventava Stefano Domenicali ma che, osservando i report recenti, preoccupa le teste d’uovo del Colorado.
F1: numeri social preoccupano
La fotografia della frenata sta tutta in questi numeri: La Formula 1 è passata da 6,14 milioni di menzioni social nel 2022 a 1,83 nel 2023. I nuovi follower sono calati del 46%. Nel 2022 le persone raggiunte erano 61 miliardi, a tre mesi dalla fine dell’anno sono 22. Quindi la proiezione è una chiusura inferiore ai 30 miliardi. Crollano i numeri e cambia, in negativo, il registro delle conversazioni che sono orientate alla noia e alla piattezza della serie. Non si tratta di valutazioni congetturali ma di analisi fatte sulle parole chiave usate dagli utenti.
I proprietari della F1 hanno peccato di lungimiranza e si sono cullati su una crescita di trasporto. Il 2022 è l’anno del grande inganno perché si pensava che un dominio, prima abbozzato e poi concretizzatosi nella seconda fase del campionato, potesse non incidere sull’interesse generale dei tifosi. Per un anno i vertici della categoria hanno minimizzato circa l’inefficacia del nuovo quadro regolamentare tecnico, sportivo e finanziario. Ma i nodi sono venuti al pettine.
La F1 deve superare il dogmatismo
Le vetture tutte sorpassi e maneggevolezza in aria sporca non si sono mai viste. Lo spettacolo annunciato è rimasto nella penna di chi ha teorizzato il quadro normativo. L’instabilità prestazionale e l’imprevedibilità generale pure. Dopo quasi due anni di “F1 next gen” è emerso un solo soggetto, la Red Bull, a far man bassa di vittorie che hanno prodotto la flessione dei dati relativi all’engagement che ora preoccupa i proprietari.
Liberty Media si è incatenata le mani da sola con regole stringenti e che limitano gli slanci di chi è attardato. L’unica speranza è che la paventata e pluriannunciata convergenza prestazionale sortisca effetti concreti sin dal mondiale 2024. Ma siamo nell’ambito delle teorie non comprovabili: chi ci dice che Red Bull smarrisca il vantaggio acquisito nel breve volgere di un inverno?
La F1 sa che la rivoluzione programmata del 2026 rappresenta una grande opportunità. Ma non deve mancare il coraggio al legislatore imbeccato dalla proprietà americana. Le sole norme tecniche non bastano, serve alleggerire il peso di regole fiscali troppo rigide che favoriscono l’immobilismo. Stesso dicasi per il meccanismo ATR che non andrebbe cestinato ma migliorato pensando che quello attuale non sia un dogma in cui credere fideisticamente.
Il rischio è quello di mettere mano solo ad un lato della questione arrivando ad una rivoluzione monca e che non crea quella serie imprevedibile che Liberty Media vuole per vendere meglio il prodotto. Perché, alla fine, senza essere ipocriti, gli americani sono nello sport per fare business e non per romantico ed infruttuoso mecenatismo. E proprio questo potrebbe essere l’espediente per creare una F1 davvero combattuta e apprezzata dai tifosi che la guardano in TV e la commentano sui social.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, FIA, Liberty Media Corporation
Che articolo… e la noia pre 2021? Come si fa a comparare 2021 fine ciclo con un inizio ciclo tecnico? Tanti più che, esclusi red bull, tutto il resto é stato un successo: sbalzi di prestazioni grazie allo sviluppo, ordini di forza che cambiano di gran premio in gran premio, field molto compatto. Roba mai vista prima. La realtà mi sembra molto diversa da come la desiderate dipingere.
E’ un articolo che evidenzia, numeri alla mano, che l’hype generale verso la F1 è in fase calante. Le nuove regole non servivano per compattare il midfield, ma rendere TUTTA la categoria equilibrata e per creare auto che non generassero i problemi a stare in scia tipici delle vetture “old gen”. Evidentemente abbiamo altri metri valutativi. Saluti.