Premessa opportuna, quasi necessaria: questo articolo va in controtendenza rispetto al tono medio dei commenti odierni sulla questione. Di getto e senza girarci intorno: le ammissioni di colpe della FIA sugli errori di Singapore sono un atto di trasparenza che ridà un pizzico di credibilità alla F1. Precisazioni tardive, direte. Forse sì, ma è meglio qualche giorno di attesa – e di dolente riflessione – che un silenzio tombale che avrebbe continuato a foraggiare il mostro della polemica che si accompagna da altre spaventose creature: dietrologia e complottismo.
Riavvolgiamo il nastro per i più distratti. Verstappen, durante le qualifiche del Gp di Singapore, è stato coinvolto in ben tre episodi controversi che avrebbero potuto portare a delle penalità in griglia. Due delle tre circostanze si sono verificate in pista con impedimenti a Yuki Tsunoda e a Logan Sargeant. Il terzo fatto è un ritardo ingiustificato nella partenza dopo che il semaforo verde era scattato in fondo alla pit lane con il campione del mondo accusato di aver deliberatamente rallentato le altre vetture durante lefasi concitate di un sabato nero per gli uomini di Milton Keynes.
Il blocco a Tsunoda ha costretto il pilota della AlphaTauri ad abortire il suo giro. Verstappen se l’è cavata con una reprimenda. Qualcuno ha fatto anche notare che nessun rappresentante del team faentino si era presentato all’incontro con i giudici che intendevano far chiarezza alludendo ad una strategia concordata tra due team riconducibili alla stessa proprietà.
La FIA ha dovuto specificare che non aveva inviato una convocazione formale ad AlphaTauri per spegnere le illazioni. Ma la cosa ne ha alimentate altre poiché l’ascolto del pilota danneggiato è una prassi più che diffusa. Perché s’è interrotta? Nessuna precisazione è giunta dagli organi federali.
L’altro caso, quello relativo alla Williams di Logan Sargeant, non è stato nemmeno considerato. Cosa che invece è stata fatta con lo stop inspiegato in pit lane. Ascoltando i team radio era chiaro che Max si aspettasse di essere oggetto di indagini visto che aveva riferito che partire 11°, 15° o ultimo non avrebbe fatto la differenza considerando le prestazioni preoccupanti della monoposto.
Per farla breve, alla fine l’olandese se l’è cavata con un pacchetto di due reprimende e una multa di 5000 dollari. Questo atteggiamento da parte dei giudici ha fatto storcere più di un naso all’interno del paddock della F1 che ha invocato una volta e per tutte coerenza nelle pene.
Le manchevolezze federali sono state così grosse che stavolta nessuno ha potuto mettere la testa sotto la sabbia. I team principal, evitando di starnazzare davanti alle telecamere, si sono fatti sentire nelle opportune sedi andando a “stanare” i decisori federali che stamattina, nella persona di Matteo Perini, steward presente sia a Marina Bay che a Suzuka, hanno fatto pubblica ammenda.
Non solo è giunta l’ammissione circa la colpevolezza di Verstappen e che non arretrarlo in griglia si è trattato di un errore fatale, è stato anche ribadito che i casi superficialmente valutati non faranno giurisprudenza: non verranno usati come precedenti giuridici in analoghe fattispecie. Il commissario, parlando dell’impeding in pit lane, ha specificato che non esiste una norma specifica del regolamento da applicare. Quindi, pure ammettendo che la pena è stata blanda, ha esortato chi scrive le regole a chiudere il buco normativo per essere ancora più trasparenti.
F1: un nuovo inizio dopo Singapore?
Da questo momento, quindi, si resetta il campo. Qualcuno fa notare che Red Bull l’ha sfangata. Non è inesatto sostenerlo. Ma sarebbe più grave se, per porre rimedio ad un errore palese e finalmente non nascosto, si agisse in maniera altrettanto sbagliata in una circostanza analoga.
Gli errori riparatori sono peggiori di quelli iniziali e la F1 deve tenersi lontana dall’umoralità della fan base. Il giustizialismo non paga, serve piuttosto istituzionalizzare il garantismo introducendo, una volta e per tutte, linee interpretative coerenti alle quali è possibile arrivare anche rendendo fisso nella composizione il collegio giudicante che oggi varia con troppa frequenza.
Red Bull, che ovviamente ha evitato penalità normalmente sacrosante, è da considerarsi anch’essa vittima di applicazioni del diritto ondivaghe. Di certo, per una questione di integrità, non è stato piacevole essere accusati per errori altrui forse figli dell’atavica sudditanza psicologica verso il più forte. Né è stato edificante passare per quelli che possono godere di un occhio di riguardo.
I top team, quelli di fascia media e gli inseguitori più attardati devono avere il medesimo trattamento. Che questo episodio rappresenti davvero un nuovo inizio per una F1 che deve categoricamente velocizzare e rendere coerente il processo decisionale in caso di infrazioni acclarate.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, FIA, Oracle Red Bull Racing
“le ammissioni di colpe della FIA sugli errori di Singapore sono un atto di trasparenza”
no, sono una toppa pietosa a una figura pessima che ha fatto in mondo visione e di cui han parlato tutti, piloti giornalisti e tifosi, finita li’
Esistono le opinioni. Che non sono verità oggettive. Non lo sono le mie le mie né le sue.