Ferrari è sulla bocca di tutti, anche nell’accostamenti a Newey. Si sa, per quelli drogati di F1, quelli che Meda, il narratore principe pop del motorsport definisce petrol-head (ma non bastava scrivere “amanti dei motori?” Forse essendo scritto in italiano è démodé?) ogni cosa è buona per parlare di motorsport. Però… dai, questa storia che ogni due per tre Adrian Newey ci deve ricordare (e ammetto che per i tifosi ferraristi è un poco come spargere sale su scorticature) che ci sono state due o tre occasioni in cui forse avrebbe potuto approdare in Ferrari, francamente comincia a stufare.
Che poi non sai se il suo sia un gusto “sadico” verso gli amanti della rossa, oppure una semi freudiana ammissione che forse gli sarebbe piaciuto essere alla corte di Maranello, perché insomma, se ne parli così tanto. E come ragionamento non sembrerebbe nemmeno poi così sbagliato, visto che legare il proprio nome al Cavallino Rampante e magari essere ricordato nella storia come risolutore massimo dei suoi problemi, non avrebbe fatto altro che aggiungere una cifra al suo peraltro già immenso valore.
Ferrari: senza Newey in F1, la scuderia italiana avrebbe senza dubbio vinto di più
L’ultimo caso è relativo al podcast Beyond The Grid, dove ha ripetuto, con le varianti del caso, la solita tiritera. I tempi, la moglie, gli amici, l’ambiente etc. etc. Adrian Martin Newey nasce a Stratford–Upon–Avon il 26 dicembre del 1958 e, visto che c’è nato pure Shakespeare, qualche domanda su cosa sia il genio e se magari da qualche parte lo si respiri di più che in altre te la cominci a fare. Palmares: undici titoli mondiali piloti, undici costruttori, (con Williams, McLaren, e quello fresco fresco Red Bull), cui si aggiungerà a breve il dodicesimo piloti con Max terzo.
A pensarci ti viene da stare male. Quasi sempre le sue monoposto sono state il punto di riferimento tecnico, quelle che hanno alzato l’asticella troppo in alto per gli inseguitori. Se pensiamo a quanti mondiali avremmo potuto vincere senza avere le sue monoposto contro, ci viene quasi da piangere. Da solo, in proporzione, ha vinto in F1 più di Ferrari nella sua lunghissima e incredibile storia.
E’ possibile pensare che, in un’epoca votata ai numeri, allo sviluppo scientifico e tecnologico continuo, dove si parla addirittura (esagerando) di Intelligenza artificiale, un solo uomo possa spostare i valori, fare la fortuna di chi ce l’ha in casa e, di converso, la disgrazia di chi ce l’ha come avversario?
Di primo acchito ti verrebbe da pensare che no, non è possibile. Poi ragioni sul fatto che la F1 è, in definitiva, un ambiente tecnico altamente specializzato e piccolo, che ha soprattutto nell’Inghilterra il massimo dell’espressione se si parla di aerodinamica. E allora ti viene da dire che sì, nel 2023 un solo uomo può cambiare i valori in pista.
Però, dai torniamo un poco al solito discorso “questo matrimonio non s’ha da fare” che poi è il “sugo” della nostra storia. Nessuno obbligava Adrian ad andare in Ferrari. E nessuno glielo impediva. Ci risulta libera scelta. In definitiva è legittimo pensare che al nostro non interessasse davvero andare a Maranello. Non è un peccato mortale. E allora amen. Passerà anche il suo tempo. E, plausibilmente, Ferrari ci sarà ancora.
Ah… dimenticavo. Mentre la scuderia Red Bull festeggiava il suo sesto titolo costruttori a Suzuka, grazie all’enorme talento di Max Verstappen che praticamente questo mondiale lo ha visto da solo, Adrian Newey (che ama non solo progettare ma anche guidare) pare fosse impegnato In Italia a partecipare alla Cavalcade Classica proprio con una Ferrari, la 250 GT California.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: Scuderia Ferrari – F1