Ferrari voleva di più da Suzuka. Negarlo sarebbe sciocco. Questo nonostante il risultato ottenuto, considerando i mezzi a disposizione, sia comunque in linea con le aspettative. Le tediose curve in appoggio ad alta velocità di percorrenza non fanno dormire sogni tranquilli a tecnici e piloti della rossa. Il Cavallino Rampante sapeva benissimo che le difficoltà sarebbero state diverse, ma pensava, dati alla mano, di poter gestire meglio le cose.
Il venerdì nipponico aveva in parte illuso la scuderia di Maranello, tornata sul pianeta terra il sabato mattina quando, le modifiche al setup della vettura, per quanto fattuali in certo senso, non hanno cambiato il rendimento in percorrenza delle SF-23. L’obbiettivo è stato pertanto ridimensionato, spostando la massima attenzione sul tema degrado. Un aspetto sul quale un leggero step in avanti è comunque arrivato, a quanto pare.
Abbassare il ritmo per amministrare le gomme limita le performance della vettura. In ogni caso, ricordando il passo gara mantenuto in altre piste dalle medesime caratteristiche, il computo totale dei laptime ha visto un miglioramento in percentuale significativo per la Ferrari. Forse trattasi di magra consolazione, ma in parte, saper ottimizzare le cose e rendere più digeribile la delicata equazione ritmo/degrado, non fa affatto male allo spirito della squadra.
Proprio in mattinata abbiamo realizzato un articolo dedicato alle gesta nipponiche delle vetture modenesi. Prendendo in esame una pletora infinita di dati attraverso diversi grafici realizzati direttamente dalla nostra redazione, emerge con fermezza quanto dichiarato dallo stesso Frederic Vasseur a margine della corsa in terra orientale: “Siamo migliorati nella gestione delle gomme“, una frase che racchiude un po’ tutto il fine settimana della rossa.
Suzuka: Ferrari ha saputo mantenere sotto controllo il degrado delle SF-23
Uno dei difetti connaturati del “progetto 675″ riguarda la mera amministrazione delle coperture. Situazione ereditata dalle vecchie monoposto che il reparto dinamico in GES non sembra ancora essere in grado di risolvere del tutto. La struttura vorticosa di una F1 è complicatissima e, contestualmente, soggetta a svariate variabili. I vari aggiornamenti proposti sulla SF-23 hanno cercato di correggere, per quanto possibile in epoca budget cap, alcuni problemi legati alla circolazione dei flussi attorno alla monoposto.
L’ultima modifica in ordine cronologico riguarda il fondo. Parliamo di cambiamenti visibili nella parte esterna che però “nascondono” una rimodellazione della suddetta struttura vorticosa che scivola al di sotto del pavimento. La mira degli aerodinamici è chiara: conferire più carico alla vettura derivante dalla gestione dei canali venturi, aspetto fondamentale nelle moderne wing car a effetto suolo. Resta da capire, probabilmente lo faremo solamente durante i prossimi appuntamenti iridati, quanto l’update in questione abbia migliorato la SF-23.
Nel mentre possiamo commentare un fatto al riguardo: con il nuovo fondo è stato decisamente più semplice gestire il passo gara in merito al consumo delle coperture. Chiaramente non sappiamo se si tratta di sola coincidenza o se l’aggiornamento ha in qualche modo a che vedere con i risultati. Ma come detto, nel breve futuro, senza dubbio saremo in grado di acquisire più informazioni al riguardo, utili per farci un’idea più precisa in merito ai fatti.
A tal proposito una considerazione ulteriore emerge. Attraverso l’ausilio dello splendido strumento che risponde al nome di “on board“, sin dalle tornate che precedono il posizionamento delle vetture in griglia, abbiamo notato una certa tensione verso la tematica consumo gomme. Davvero tanto interesse con relativa preoccupazione che di fatto pare aver “limitato mentalmente” l’approccio strategico alla gara.
Si perché in F1 le impostazioni utilizzate per ipotizzare le prospettive e di conseguenza le azioni studiate a tavolino da mettere in pratica durante una corsa, spesso risultano molto importanti. Capaci di farti raggiungere un obiettivo superiore rispetto a quello stimato con “la coda tra le gambe”. Il team principal della rossa sembra certificarlo tramite le sue dichiarazioni sostenendo che, a differenza di quanto pensassero, amministrare il degrado è stato più facile a farsi che a dirsi.
Aspetto che in talune occasioni può pregiudicare le scelte durante un corsa, restringendo il campo d’azione strategico e conseguente target raggiungibile. Forse proprio per questo, invece di essere costretti a estendere inutilmente il secondo stint di Carlos sulle Medium, sperando di recuperare l’undercut messo in atto da Hamilton, con un minimo di consapevolezza strategica in più, il britannico poteva restare dietro lo spagnolo a prescindere.
Ferrari SF-23: l’importanza intrinseca di Carlos Sainz
In ultima istanza due parole sull’iberico che guida la rossa. Sainz ha saputo mostrare gran parte del suo valore durante le ultime gare. Classifica piloti a parte, dove il mero punteggio non può e non deve giudicare la bravura dell’individuo, il madrileño ha tenuto testa al compagno di squadra decisamente più blasonato. Lo ha fatto sfruttando al meglio le caratteristiche della SF-23 e adattandosi in un contesto competitivo di certo non perfetto.
Ancora. Tenendo presente che la dirigenza in tempi non sospetti ha reso noto indirettamente il suo primo pilota, giudicando Charles Leclerc come talento più adatto sul quale puntare nell’ipotetico scenario dove Ferrari sarebbe capace di giocarsi un mondiale, la squadra di Maranello dovrebbe fare tutto il possibile per confermare Carlos, anche negli anni venturi. Il motivo è semplice e si può racchiudere con una semplice parolina: sintonia.
L’ex McLaren si lamenta quando le cose non vanno bene. Ma parliamoci chiaro… lo fanno tutti: Verstappen, Hamilton, Alonso e pure Leclerc, senza andare troppo indietro nel passato. Tuttavia, sebbene di errori ne abbia commesso come tanti colleghi, ha dato prova di tenerci parecchio alla squadra sebbene, come è giusto che sia, in determinate occasioni abbia dato priorità agli obiettivi personali. Fattore che però non ha minimante intaccato l’intesa con la sua squadra.
Senza contare la sua migliore capacità: visione di gara. Si tratta di una “qualità endemica” che non si trova sugli scaffali del supermercato e nemmeno si può acquisire con il solo tempo a base di pratica. Dev’essere qualcosa che già alberga nel tuo pacchetto cognitivo. Una capacità che può sì crescere ma comunque deve far parte di te a priori. Sainz possiede questo tratto distintivo naturale e Ferrari non può far altro che trovarne giovamento.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari