Ferrari ha mostrato un importante step evolutivo a Monza. L’obiettivo per il Gran Premio di casa consisteva nell’estrarre il massimo dalla SF-23 davanti al pubblico amico. Per farlo è stata studiata una messa a punto ad hoc che potesse esaltare i punti forti della vettura e, al medesimo tempo, cercare di limitare quanto più possibile i difetti della rossa. A quasi una settimana di distanza possiamo ancora una volta sostenere che il target prefissato è stato raggiunto con successo.
E poco importa se la vittoria è sfumata. Red Bull era e resta troppo forte per tutti. Una vettura solida la RB19, pensata per funzionare alla perfezione in qualsiasi layout, grazie alla sua enorme finestra di setup che permette sistematicamente ai suoi alfieri di trovare il punto di lavoro ottimale. Giusto su questo aspetto sta lavorando senza sosta il Cavallino Rampante, sebbene non disponga delle evidenze vincenti che caratterizzano i bolidi austriaci.
Ne abbiamo parlato qualche giorno fa anticipando i tempi, andando a rimorchio sulle brevi dichiarazioni di Frederic Vasseur a margine della gara italiana: “Abbiamo compreso maggiormente le cose dopo Zandvoort e pensiamo di poter fare un passo avanti anche in altri tipi di piste“. Passate in sordina come le solite parole di circostanza, noi di Formula Uno Analisi Tecnica siamo andati a fondo sulla questione racimolando dettagli parecchio interessanti al riguardo.
L’appuntamento olandese è stato archiviato con tanta delusione se di mero risultato parliamo. Tuttavia, sebbene tale contesto abbia dato forma a un normale disagio all’interno della gestione sportiva Ferrari, di li a poco, in seguito a particolari esami svolti nel post weekend, una determinata consapevolezza si è fatta spazio nelle menti pensanti di Maranello. Il risultato recita questo: “l’equazione che regola gli equilibri del progetto 675 ha trovato alcune risoluzioni”.
Ferrari SF-23: la difficile interazione tra gli elementi che generano carico aerodinamico
I grattacapi che non fanno dormire sogni tranquilli al team italiano sono diversi. Enrico Cardile ha lavorato senza freni per conferire una competitività maggiore alla capricciosa SF-23. Una vettura disobbediente, bizzosa e bizzarra in certi suoi comportamenti, che spesso sembra fare di tutto per rendere più difficile la vita ai propri piloti. Portare al limite la rossa è davvero complicato e quando ci si riesce guidarla risulta molto più impegnativo di quanto sembra.
All’interno di questo ambito la linea di demarcazione tra massima performance ed errore è davvero sottile. Condizione che in più di una circostanza ha portato i ferraristi a commettere sbagli peraltro fatali. Ma come detto da Monza qualcosa sembra essere cambiato. Innanzitutto, lungo le curve che danno vita al tracciato brianzolo, l’auto italiana ha mostrato un atteggiamento più maturo, abbandonando i soliti “capricci” legati al bilanciamento.
Secondo poi si è mostrata molto più reattiva ai cambiamenti, aspetto alquanto importante nella rincorsa alla messa a punto ideale. Quanto detto trova conferma nel lavoro svolto venerdì mattina, quando dopo il primo run nelle Fp1 gli aggiustamenti meccanici all’anteriore hanno corretto e conferito la giusta strada concettuale nella definizione del “settaggio”. Un compromesso aero-meccanico che di fatto ha poi funzionato a dovere per tutto il weekend.
Da qui ci possiamo collegare alle considerazioni tecniche sviscerate con cura due giorni fa. Parliamo della sospensione anteriore della SF-23 che a differenza della posteriore, vituperata dai più e indicata come vero male della rossa, non ha ricevuto le attenzioni adeguate. L’interazione tra lo schema sospensivo all’avantreno e l’ala anteriore è di cruciale importanza in queste wing car. Ne abbiamo ricevuto conferma disquisendo a porte chiuse con più di un tecnico che lavora in F1.
D’altronde è proprio in questa zona della vettura dove la struttura vorticosa che successivamente investe il resto della monoposto prende forma. Pertanto è assai facile capire come, a livello aerodinamico, far funzionare a dovere l’accoppiata fondo-diffusore con l’aiuto della beam wing, appendice moto utile per bilanciare il carico, dipenda in gran parte dalla corrente dei flussi che arriva appunto dall’avantreno.
Ferrari è una vettura front-limited. E sulla SF-23, al contrario di quanto si pensi, aumentare l’incidenza delle ali non cambia le cose ma bensì, come abbiamo chiaramente notato attraverso gli on board, effettuare quest’operazione significa dar vita a un fastidioso sottosterzo. Contesto nel quale sommare carico significa spostare il punto di lavoro ottimale dell’auto studiato per la pista. Inoltre, oltre a non risolvere il problema, si aumenta anche la resistenza all’avanzamento.
Il recupero di camber della Ferrari è insufficiente, non è una novità. Lo sappiamo dai pre-season test del Bahrain. Si tratta dell’abilità del sistema sospensivo nel mantenere stabile l’inclinazione statica della ruota. Elemento che gestito al meglio fornisce stabilità alla parte anteriore della piattaforma aerodinamica, allarga la finestra di messa a punto e consente l’utilizzo di altezze da terra decisamente più effettive.
La Ferrari SF-23 è pronta per un ulteriore salto di qualità a Singapore
I tecnici della GES non sono affatto degli schiocchi. Al contrario sono molto preparati e sanno bene cosa non funziona nella propria vettura. Tuttavia è chiaro che in epoca budget cap resta complicato stravolgere i concetti di una monoposto. Mercedes ha introdotto una nuova sospensione anteriore a Monaco. Come risultanza, per stessa ammissione di Toto Wolff, la W14 ha migliorato non poco il suo rendimento alle velocità medio basse. Aspetto che conferma la nostra analisi.
Ferrari è pertanto decisa a proseguire il proprio percorso sugli aggiornamenti. Il reparto aerodinamico sta producendo un ulteriore pacchetto di update per raddrizzare sempre più il comportamento della vettura e grazie agli “attrezzi cognitivi” raggiunti, mira a realizzare uno step importante nelle prossime settimane. Nell’attesa delle novità, considerando che qualche piccolo intervento potrebbe già arrivare a Singapore, l’appuntamento asiatico sarà un test mica da ridere sotto questo aspetto. Un circuito perfetto dove poter corroborare lo scenario ipotetico che attende validazione in pista.
Tramite il recente test Pirelli è andato in onda un ulteriore esame provativo. Un vantaggio nella costruzione del setup per l’imminente appuntamento iridato, in quanto la raccolta dati effettuata a Fiorano ha preso corpo disponendo della configurazione da alto carico prevista per Marina Bay. Vien da se come un fattore del genere possa condurre a particolari benedici nell’avvicinamento a questo quindicesimo round della campagna agonista 2023.
Secondo quanto c’è stato riferito nella giornata di ieri, l’ottimismo relativo al suddetto step in avanti è stato confermato. Tuttavia solo tra circa una settimana arriverà la validazione oggettiva. Un campo ipotetico che Ferrari ha tutta l’intenzione di rendere effettivo, prima di introdurre le nuove modiche che andranno a sommare, a quanto sembra, più di una cifra al valore della SF-23. Non ci resta che attendere…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari