Con sette gare al termine della stagione è inverosimile pensare che la McLaren possa fare i punti necessari per chiudere al secondo posto alle spalle della Red Bull. Dopo il Gran Premio di Singapore il team di Woking è quinto con un ritardo dalla Mercedes (seconda) di 150 lunghezze. E’ come se la scuderia inglese si fosse svegliata un po’ troppo tardi per pensare di rendere indimenticabile la stagione. Ma non è un male perché l’obiettivo reale è quello di assestarsi gradualmente per sferrare gli attacchi decisivi negli anni a venire.
Della gara dell’altro ieri si è molto parlato di una Ferrari capace di rompere un digiuno che durava da oltre un anno e soprattutto di spezzare l’egemonia mortifera (per la F1) e soporifera (per i tifosi) della Red Bull che sta ancora cercando se stessa dopo essersi smarrita tra i guard rail di Marina Bay. Si è detto molto anche della strategia di una Mercedes a cui è mancata il coraggio di azzardare un altro pizzico per provare a portarsi a casa il bottino pieno. Poco, forse, si è parlato dell’ennesima prestazione da incorniciare di un Lando Norris la cui maturità tecnica è ormai evidente.
McLaren: quella strana alleanza con la Ferrari
Il pilota di Bristol ha riformato con Sainz una coppia che aveva funzionato in McLaren qualche anno fa, un sodalizio temporaneo che è servito per ricacciare gli attacchi delle due Frecce Nere che producevano un ritmo indiavolato grazie alle gomme medie più fresche montate durante la Virtual Safety Car. Lando, da buon ragioniere, ha preferito portare a casa 18 punti piuttosto che rischiare di fare il botto provando a vincerla: la saggezza che deriva dall’esperienza.
“Stavo proteggendo la seconda posizione. George non è riuscito a superarmi e faceva fatica a passare pur avendo un vantaggio di cinque – sei decimi, quindi non c’era alcuna possibilità che io riuscissi a superare Carlos con un vantaggio di un decimo. Ha giocato d’astuzia”. Queste le considerazioni a caldo dell’alfiere della McLaren che conferma la scelta conservativa e ragionata.
“Non c’era bisogno che cercassi di attaccare Sainz. Se l’avessi fatto probabilmente sarei stato più vulnerabile nei confronti di chi stava dietro. Ho urtato il muro dove ha sbattuto anche George e sono andato un po’ nel panico pensando di aver rovinato tutto. Ho danneggiato un po’ lo sterzo ma per fortuna non era niente di serio“.
Norris ha quindi fatto il massimo sublimando l’ennesimo sforzo tecnico in cui si è prodotto il suo team. Dopo un avvio difficile e del quale, nel sodalizio britannico, a partire da Andrea Stella, hanno tutti parlato senza addurre scuse, è partita una campagna di sviluppi che hanno dato effetti immediati ogni volta che sono arrivati sulla vettura. Dal GP d’Austria in poi la MCL60 ha letteralmente svoltato ponendosi spesso come la seconda forza alle spalle della Red Bull RB19.
McLaren: solidità della MCL60 e ATR sono uno spauracchio per la Red Bull
La direzione di sviluppo impostata a Woking si è subito rivelata vincente e il recente debutto della nuova galleria del vento ha sicuramente accelerato un processo che è sotto osservazione di team ambiziosi come Ferrari e Mercedes che hanno ora la prova provata che è possibile recuperare pesanti decimi di secondo in stagione nonostante il budget cup, le regole incatenanti – rese più rigide dalla TD018 – e il meccanismo ATR che limita l’azione dei progettisti.
Tra cinque tre, a Suzuka, anche Oscar Piastri potrà contare sul nuovo pacchetto di aggiornamenti, cosa che inizia a spaventare i competitor più vicini che temono che le vetture che si inseriscono alle spalle della RB19 possano raddoppiare. Per McLaren è l’occasione di validare ulteriormente le migliorie già promosse da Norris in un cammino che deve portare il team a scattare ai nastri di partenza della stagione 2024 come protagonista assoluto, senza annaspare nelle difficoltà tecniche emerse sin dai test invernali del Bahrain.
Se la storica e blasonata scuderia inglese dovesse effettivamente chiudere in quinta piazza, la cosa potrebbe rappresentare una seria minaccia per chi ora detta il passo in F1. Il meccanismo dell’Aerodynamic Test Regulation offrirebbe molte più ore di lavoro nella nuovissima galleria del vento di Woking e ai sistemi CFD. Aston Martin, che l’anno passato ha chiuso nelle retrovie, ha dimostrato come in inverno, avendo più tempo di lavoro a disposizione, siano contemplabili recuperi di un certo rilievo.
E se la base è solida come la MCL60 di questa seconda fase di campionato sta dimostrando, allora le possibilità di ritenere la franchigia di Zack Brown come una seria contendente a rompere le uova nel paniere ai rivali di Milton Keynes crescono in maniera esponenziale.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, McLaren