Se pensi alla F1, tra le cose che vengono immediatamente in mente, c’è Monza. Il tracciato brianzolo sul quale oggi scatterà la prima sessione del quattordicesimo appuntamento stagionale, è una delle tappe storiche del motorsport di massimo livello. Un appuntamento la cui consumazione diamo per scontata ma che deve difendersi dagli attacchi di promoter ricchi che bussano alle porta di Liberty Media con pacchi di soldi freschi. Questo problema è comune a molte realtà europee che si affannano a reperire fondi e a tenersi al passo con le richieste della proprietà americana che si fanno sempre più pressanti in termini infrastrutturali e logistici.
L’accordo tra il circuito lombardo e la F1 scade nel 2025. Tre, quindi, sono le edizioni in cassaforte. Del futuro, però, non v’è certezza anche se Angelo Sticchi Damiani, presentando l’evento 2023, non ha nascosto un moderato ottimismo: “Parliamo del futuro del GP d’Italia che è nelle nostre mani: noi tutti, insieme, siamo in grado di lavorare per il prolungamento del contratto oltre il 2025.
“Monza è il circuito con la storia più importante, ma deve poter sfoggiare una capacità di accoglienza al passo con i tempi. Siamo in una fase concretamente avanzata nell’adeguamento dei sottopassi e di rifacimento del manto della pista. I tempi sono corretti e in linea con le attese. Una commissione sta esaminando i progetti di 14 imprese che si candidano ad essere invitate alla gara”.
Monza deve difendersi dagli attacchi esteri
I promoter sanno che l’impianto è vetusto in alcune caratteristiche che Liberty Media invece pretende rinnovate. Cosa che non può essere ulteriormente procrastinata perché le piste che bussano alle porte della F1 sono tante e soprattutto perché la proprietà americana ha dimostrato di non avere nella storia e nella tradizioni i valori di riferimento da seguire. Insomma, detta fuori dai denti, il blasone è qualcosa che non fa presa. Al primo posto vi sono lo spettacolo, l’intrattenimento e la capacità di generare profitti: Monza, così com’è, non eccelle in queste facoltà.
Ecco che il tempio della velocità rischia di entrare nel nuovo, cinico, meccanismo messo in piedi dagli americani: le rotazioni. Nessuno è sicuro, specie nel Vecchio Continente. Una pista all’avanguardia come Zandvoort rischia di finirci dentro. Idem per Spa-Francorchamps che negli ultimi anni sta profondendo sforzi ciclopici per adeguarsi ai desiderata di Stefano Domenicali e soci. Proprio questi due palcoscenici, tra qualche stagione, potrebbero alternarsi. E non è detto che lo stesso non accadrà con Monza per evitare di sparire.
Monza: il “cinismo” di Liberty Media un potenziale problema
Catastrofismo? Affatto, è elementare realismo. Liberty Media non ha impiegato più di un nanosecondo a tener fuori paesi cardine come la Francia e la Germania che non erano più disposti a spendere moneta sonante. Plastica dimostrazione che le tradizioni sono un dettaglio bypassabile. Ed essere politicamente più forti di Imola, in termini di supporto politico, non è una discriminante che fa dormire tra due comodi guanciali gli appassionati italiani.
Per questo Sticchi Damiani, nella conferenza di inizio settimana, ha affermato che altre iniziative sono in cantiere, come la copertura dei box, un’area per il paddock-club più grande e attrattiva e nuove tribune che possano costituire un microcosmo confortevole e ricco di servizi di ogni genere. “Alcune tribune oggi sono particolarmente datate. Da soli non possiamo fare tutto. Per questo avremo però bisogno di un ulteriore sostegno dal punto di vista economico, ma non solo”.
“Abbiamo fretta perché mi devo sedere al tavolo con Liberty Media per lavorare al rinnovo del contratto. Dell’attuale restano due anni e come si sa questo è il tempo per negoziare. Guardando al futuro, le condizioni economiche per mantenere la F1 a Monza saranno più pesanti, ma facendo squadra tutti insieme possiamo raggiungere l’obiettivo”.
Leggendo le dichiarazioni del presidente dell’ACI resta un pizzico di paura. Tanti buoni propositi, diversi progetti più o meno messi in cantiere, ma anche la certezza che serve una spinta finanziaria e politica che non è detto arrivino da Roma e dalla regione Lombardia. Serve fare squadra, è vero, ma serve anche rapidità e soprattutto concretezza.
Il mancato sold-out del prossimo gran premio è un segnale che Liberty Media potrebbe leggere non positivamente portando la cosa al tavolo delle contrattazione con una certa ritrosia ad aprirsi. Il futuro di Monza è tutto da scrivere e per ora è avvolto in minacciosi nubi.
Autore e foto Spa: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, ACI, Scuderia Ferrari