Red Bull a differenza di Mercedes e Ferrari possiede “il tecnico”. Sì perché Adrian Newey è stato capace di vedere oltre agli albori del nuovo corpo normativo. Ha capito rispetto alla concorrenza, ad esempio, in maniera assai anticipata, che il tedioso effetto porpoising poteva doveva un fenomeno importante sul quale lavorare in fase di progetto, con l’obiettivo di minimizzarlo per poter utilizzare le giuste altezze da terra.
Inoltre ha effettuato diverse scelte progettuali che hanno permesso di massimizzare l’effetto suolo (tematica sulla quale ha peraltro realizzato la sua tesi di laurea), dando forma a due vetture, RB18 e RB19, capaci di generare tanto carico “gratis” con il fondo. Parliamo di una chiara prerogativa che per di più ha concesso una penetrazione aerodinamica davvero ottimale alle monoposto austriache.
Tanta downforce e molta efficienza anche grazie all’attenzione posta nella zona compresa tra la spalla della gomma posteriore e il muro laterale del diffusore. C’è poi la perfetta interazione tra ala e sospensione anteriore. Senza contare lo straordinario lavoro del reparto dinamico al retrotreno. Copiato lo schema sospensivo al posteriore della Ferrari e reso decisamente più fattuale, la gestione degrado è stata sempre stupefacente.
Così come la capacità di attivazione delle mescole in qualsiasi scenario, grazie a una finestra di setup davvero ampia. Durante la prima parte del campionato 2022, malgrado l’impostazione tecnica differente, la F1-75 pareva una vettura capace di lottare con Red Bull per il titolo. Tuttavia sappiamo bene come è andata a finire una volta che, direttiva tecnica TD039 a parte, i tecnici capeggiati dal genio di Stratford-upon-Avon hanno aggiornato la vettura austriaca dalla seconda parte del campionato in poi.
Red Bull, sulla carta, ha provato eccome a far funzionare il concetto Mercedes “zero pod”
In tutto questo Mercedes ha scelto una strada davvero complicata. L’obiettivo era quello di sorprendere i propri avversari tramite un concetto estremo che, almeno sulla carta, prometteva prestazioni mirabolanti. Purtroppo però, sin dai pre season test in Bahrain, si era capito come il progetto denominato “zero pod” non riusciva a produrre in pista i riscontri messia assieme al simulatore.
All’inizio si pensava che il tempo avrebbe aggiustato le cose e una volta ottimizzati i punti forti del principio tutto sarebbe andato per il meglio. E invece no. La mancanza intrinseca di carico prodotto dal fondo era praticamente insanabile. Fattore che abbassava tremendamente i riscontri cronometrici della W13. Ciononostante la particolare impostazione non venne abbandonata e al contrario Mercedes continuò a spingere.
Nella seconda parte della campagna agonistica 2022 le cose migliorarono sino a che, in Brasile, la vettura tedesca ottenne addirittura la sua prima vittoria. Aspetto che convinse l’allora direttore tecnico Mike Elliott nel continuare a nutrire questo sogno aerodinamico rivedendolo durante l’inverno, con il target di presentarsi ai nastri di partenza del campionato 2023 con in mano l’arma perfetta. Così no fu nemmeno questa volta però e giusto qualche mese fa, il concetto “zero pod” venne definitivamente abbandonato.
In F1 tutti studiano tutti e quando possono copiano. Non c’è nulla di strano e di sbagliato. Anche il fenomenale Newey lo ha fatto in passato e potrebbe rifarlo in futuro. Al contrario di quello che si racconta, secondo le informazioni racimolate dalla nostra redazione, la scuderia campione del mondo in carica ha esaminato eccome Mercedes e la sua creazione “zero pod”. Lo ha fatto tramite un reparto operativo che ha dedicato diverso tempo alla questione.
In tutto questo, almeno in parte, Newey era addirittura convinto di poter far rendere molto meglio i principi aerodinamici pensati dalla scuderia di Brackley. Tuttavia, considerando gli ottimi risultati della RB18 e l’ampio margine di crescita stimato al quale peraltro abbiamo assisto quest’anno, la RB19 ha seguito la filosofia della sua progenitrice centrando alla perfezione i punti salienti discussi in precedenza.
In ultima istanza possiamo asserire con certezza come ancora una volta la capacità Red Bull abbia fatto la differenza. E non parliamo di mera aerodinamica, in quanto telaio e parti meccaniche hanno lo stesso merito, essendo capaci di interagire alla perfezione con il resto della monoposto colorata blue racing. Elementi, in epoca budget cap, difficilmente modificabili come per quanto concerne l’aerodinamica. Mercedes lo sa, Ferrari lo sa. Ed è per questo che nel 2024 si adegueranno alle brillanti idee della Red Bull.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Mercedes AMG F1 Team – Oracle Red Bull Racing