Ferrari continua a spingere. Lo fa in chiave futura per assicurarsi un domani migliore. Ieri, in mattinata, abbiamo disquisito sulle caratteristiche che la rossa metterà in campo in questo fine settimana. Parliamo di un tracciato senza dubbio non “ostile” come il Qatar ma comunque non del tutto amico. Il discorso resta sempre il medesimo: cambi di direzione all’interno di curve rapide in appoggio, un contesto dove la SF-23 non riesce a esprimersi al meglio. Al contrario fa molto fatica, lo sappiamo bene.
Red Bull e McLaren avranno quindi un vantaggio in tal senso che il Cavallino Rampante dovrà cercare di minimizzare. La vettura di Maranello, con ogni probabilità, considerando i feedback della campagna agonistica 2023, punterà su una messa a punta abbastanza carica proprio per non sfigurare nel T1. Per quanto riguarda il T2 e T3 punterà su due pezzi forti: trazione e potenza della sua power unit, supportata dal sistema ibrido che, tramite il nuovo software entrato in scena a settembre, è capace di favorire non poco le prestazioni.
Sono 5 gli appuntamenti iridati che condurranno alla fine della stagione. Ferrari, esattamente come le altre scuderie, si trova in una posizione delicata per quanto concerne le unità di potenza. La normale rotazione delle componenti, in Texas, prevede l’utilizzo dei motori con il chilometraggio più ridotto. Una scelta fatta per ottimizzare gli aspetti suddetti tenendo presente che, la resistenza all’avanzamento della rossa, è minore rispetto a due competitor: MCL60 e W14. Parliamo di monoposto che in terra statunitense, secondo le mire della scuderia italiana, devono restare dietro.
Ferrari SF-23: power unit “fresca” per massimizzare il rendimento della rossa
Assieme alla Malesia, COTA è probabilmente il tracciato migliore partorito dalla penna dell’ingegnere tedesco di Hermann Tilke. Parliamo di un circuito molto completo dove fanno presenza una vasta tipologia di curve. In tale scenario competitivo il supporto della power unit è notevole. Ecco che giusto per questa semplice ragione l’effetto potenza in relazione ai lap time si attesta come fattore predominante in Texas. Il motore a combustione interna sosterrà un impegno nell’arco della tornata non indifferente.
Sebbene la percentuale stimata in relazione all’apertura della farfalla dell’acceleratore non sia tra le più alte del mondiale, un 65% circa, in realtà l’altimetria della pista e il lungo tratto ad alta velocità di percorrenza ubicato nel T2 metteranno sotto stress il propulsore endotermico. Per quanto concerne la parte ibrida i valori stimati sono parecchio alti. Il supporto dei due moto generatori presenti reciterà un ruolo davvero importante. Il recupero ottenuto tramite l’entalpia dei gas di scarico grazie all’MGU-H si aggira sui 3218 KJ.
Mentre il sostegno prodotto in frenata dall’MGU-K dovrebbe convertire l’energia cinetica dissipata dalle vetture totalizzando 1135 KJ. La somma totale di 4353 KJ favoriranno un guadagno prestazionale sul giro superiore ai 3 secondi. A livello chilometrico il beneficio si traduce in quasi 20Km/h nelle velocità di punta. I dati ci fanno capire l’importanza della parte ibrida e la necessità della Ferrari di trarre il massimo vantaggio attraverso una configurazione azzeccata. Il dispendi di carburante nell’arco della gara non sarà alto. Un elemento che gioverà alla PU 066/10, potente ma al medesimo tempo non efficientissima a livello di consumi.
Per quanto riguarda la trasmissione delle wing car, invece, i valori di stress meccanico risultano tra i più alti dell’intero mondiale. Sono circa 53 le cambiate che le monoposto di F1 dovranno effettuare in ogni passaggio. Questo significa, considerando le 56 tornate necessarie a percorrere i 308.405 km utili per raggiunge la bandiera a scacchi, che saranno previste circa 2968 cambiate nell’ambito della gara sommate, ovviamente, a quelle che andranno in scena nella mini gara del sabato.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – Nicolas Carpentiers – @NicolasF1i