Mentre scivolava via l’ennesimo Gp dell’irrilevanza Ferrari, tanto più dolente quanto l’evanescenza dalle parti di Maranello è diventata norma e regola, abbiamo avuto almeno più di un sussulto da una gara che si è mostrata meno scontata del solito e che se da una parte ha visto il copione ampiamente scontato di un Verstappen sempre in totale sicurezza, dall’altra ci ha regalato una McLaren ormai tecnicamente seconda forza e un duello rusticano, antico e quindi modernissimo, fra Alonso e Perez.
E’ stata una delizia per i “vecchi” come il sottoscritto, ma anche per i giovani, godere di un tale duello con sorpasso di Perez, dopo tanti tentativi e contro-sorpasso rabbioso di Alonso a poche curve dall’arrivo. E poi il finale al fotofinish con l’asturiano che batte l’avversario per il gradino più basso del podio di “cortomuso”. Basta poco, alla fine, per ravvivare l’amore per questo sport.
Siamo rimasti tutti incollati a quel duello, al Davide contro Golia, alla spaziale Red Bull (che nelle mani di Perez lo è assai di meno), ad una rediviva Aston Martin con quel mastino che non ha voglia di appendere il casco al chiodo. Almeno un giro da cineteca e da leccarsi i baffi. Applausi a tutti e due.
Certo, Perez resta il mistero dei misteri, ma quelli saranno panni che si laveranno nelle quattro mura Red Bull. Tuttavia sono certo che se fosse per il simpatico Marko, il messicano avrebbe fatto le valigie, con destinazione ignota, da un pezzo. Già, ma cosa hanno combinato in Ferrari? Mentre scrivo ancora non ne abbiamo contezza. Sapete, a Maranello certi antichi vizi, che pensavamo abbandonati dopo i saluti del novello vendemmiatore Binotto, restano. Ad esempio: essere zitti e muti. Qui nessuno parla. Shhh!
Non sia mai che si sappia esattamente che problema è occorso a Leclerc con la nuova figuraccia mondiale da iscrivere nell’albo delle patacche mondiali. Giro di formazione, uno sbuffo di fumo leggermente azzurrino dal retrotreno della n° 16 e poi Leclerc che spettatore di una monoposto imbizzarrita si pianta e va a muro.
Riparte ma (da quel che abbiamo potuto capire) non riceve il via dalla direzione gara per non so quale cavillo del regolamento; oppure gli si ferma di nuovo (è ancora tutto assai confuso) ma non cambia l’esito: il nostro mestamente abbandona la monoposto per i campi brasiliani e torna ai box prenotando una gita a Lourdes. Charles si dice sfortunato. Ma un guasto non è mai sfortuna.
Naturalmente per qualcuno, visto che esistono anche gli odiatori di Leclerc (d’altronde esistono i terrappiattisti e quelli che credono che la terra sia cava), non poteva non esistere la teoria dell’errore del pilota camuffato da guasto tecnico. Eppure l’abbiamo sentita tutti l’intervista dove Charles avrebbe voluto precisare il guasto esatto ma, ligio agli ordini impartiti dall’accigliato addetto stampa che aveva al suo fianco, ha ripiegato su un non meglio precisato “problema idraulico”.
Intanto Sainz si lamentava di una frizione da buttare nel cestino appena tornati a Maranello e nelle tornate conclusive della gara si lamentava di un problema di inserimento delle marce. Se tanto mi dà tanto, forse è proprio la frizione (e/o gli interventi fatti prima della gara) che ha fatto le bizze. Se fosse stata la PU sarebbe addirittura tragicomico. Perché qui potevi ben smarcare una nuova unità motrice partendo ultimo ma con ampi margini di risalita.
Sappiamo bene quanto la Ferrari voglia fare bella figura a Las Vegas, per tutta una serie di motivi. Vuoi perché potrebbe essere un circuito che si confà a quel trattore della SF-23, vuoi perché il suolo americano è il primo mercato del Cavallino Rampante, e fare troppe figuracce (lo capisce pure Vigna e forse addirittura Elkann) non è un bel bigliettino da visita.
Comunque, sia come sia, la cosa più curiosa dello strano incidente occorso a Leclerc è stata che tanto mistero (che poi si rivelerà buffo, suppongo) serviva a coprire una gara comunque in salita. Vivaddio… Fossimo stati in lotta per il mondiale magari aveva un senso il segreto. Ma per un ritiro nel giro di formazione, mentre la rossa si sta giocando sì e no il secondo posto nel campionato costruttori… insomma, lascio a voi le conclusioni.
Da questo punto di vista Vasseur, che ci aveva positivamente colpito per la franchezza e trasparenza delle sue dichiarazioni, è sembrato riallinearsi al “dobbiamo capire” che tanto ci piace quanto un gatto attaccato con le unghie ai gioielli di famiglia. Se però Atene piange, Sparta non ride.
La Mercedes, nobile tutto sommato recente ma con otto anni di dominio asfissiante alle spalle e record su record macinati annichilendo chiunque, è diventata anch’essa un mistero buffo. Non nelle dichiarazioni, lì abbiamo il mattatore, alias Toto Wolff, che sa sempre come e cosa dire. Il problema è che questo è il secondo progetto cannato di fila.
E se una parte di me non è scontenta di tale risultato (non ho mai nascosto un mio sottile e antico astio per la stella a tre punte, a partire dal 2013 con il fattaccio dei 1000 km di test illegali), dall’altra mi chiedo come mai un team d’eccellenza ci dica ogni volta che ha capito i problemi e poi, ogni volta, fallisca tragicamente la prova per trasformarsi da bruco a farfalla, restando in un limbo imbarazzante.
In questa pista, l’anno scorso era doppietta Mercedes. Quest’anno mangiavano le gomme dopo appena tre giri, girando più carichi quindi in teoria con pneumatici sottoposti a meno stress. Hamilton naufragava nelle retrovie e Russell addirittura si ritirava. Un epilogo che veniva plasticamente raffigurato dal volto accigliato e assai espressivo, nella granitica disperazione senza parole, di Wolff.
Per concludere, ancora una volta la schifezza–sprint ha mostrato tutti i suoi limiti e tutti i suoi paradossi, con piloti che la usano per testare la monoposto come non hanno potuto fare dopo le qualifiche anticipate al venerdì (causa il parco chiuso, un altro dei più grandi misteri della F1 moderna), altri che decidono scientemente di sacrificare le qualifiche-schifezza per la gara (che è ovviamente il bottino grosso), tenendosi le gomme nuove di pacca in “frigo” (vedi Leclerc), altri ancora che decidono di partire dalla pit lane ultimi per cambiare il set up.
E’ una serie di paradossi e cortocircuiti logico-regolamentari ben riassunti da un Verstappen sempre più leader anche fuori dalla pista quando prende in giro, e lo fa assai bene, il format tanto amato da Domenicali e da orde di nuovi tifosi che, tuttavia, pare si stiano rapidamente assottigliando. Difatti si parla già di una terza revisione del formato-schifezza. Ma non è vilipendio di cadavere accanirsi su un corpo esanime?
Gp Brasile 2023: Ferrari
Leclerc. Voto: meno Lourdes e più controlli. Enzo Ferrari, in una delle sue iperboliche frasi, affermava che in F1 “la sfortuna non esiste”. A suo modo aveva ragione, riferendosi ai guasti delle vetture. Perché se una monoposto si guasta, significa semplicemente che il lavoro svolto non è stato perfetto. E, sia chiaro, il problema del controllo qualità, chiamiamolo così, in Ferrari è piaga antica e risaputa. Tra l’altro, complice il regolamento, l’affidabilità è ormai la regola per queste monoposto. E quindi in Ferrari sono doppiamente “colpevoli”.
Sainz. Voto: di più non si poteva. Con i problemi lamentati alla fine, meglio del quinto posto proprio non si era possibile fare. E ci tiene ancora in corsa per il secondo posto nel mondiale costruttori…
Perez. Voto: cinque più. Più pimpante del solito…
Alonso. Voto: Gigante. Che bello sarebbe vederlo in Red Bull ma, si sa, i sogni finiscono all’alba…
Mercedes. Voto: alla ricerca della gloria perduta…
Schifezza sprint. Voto: schifezza. La puoi chiamare in mille modi, ti puoi inventare qualsiasi cosa, ma se una cosa non funziona, non funziona.
Ricciardo. Voto: si sta preparando alla Red Bull
Abbigliamento di Hamilton. Voto: kitsch. Bella l’idea di ricordare il grande Senna. Un po’ meno bello, a mio parere, il risultato. Ma si sa, io di moda ne capisco poco. Certamente meno di Elkann…
Norris. Voto: mistero. Sembra un talento gigantesco, ma manca quando serve. A mio parere è ancora un “incompiuto”.
P.S.: Una settimana di pausa. Serve. Soprattutto al cuore ammaccato di noi tifosi della Rossa. Amante così avara e amara, di questi tempi…
autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: Scuderia Ferrari