Il presidente mega galattico della Ferrari, al secolo John Elkann, da molti soprannominato ironicamente presidente assente, ha parlato. E già questo è un fatto rilevante. Lo ha fatto in inglese, rilasciando una lunga intervista (almeno per gli standard del nostro) alla BBC. Non capisco come mai non abbia rilasciato simili dichiarazioni alla stampa italiana… forse per l’imbarazzo di doversi far intervistare, per la maggior parte, da suoi dipendenti?
Se così fosse…Purtroppo il sottoscritto ammette di avere, talvolta, una sottile vena perfida, e tende ad escluderlo… comunque, dicevo: se così fosse, tanto di cappello. Non riporteremo in queste righe l’intervista integrale che avrete già letto in mille salse, sia quella originale, sia quella tradotta. Intanto complimenti alla BBC per l’impresa. Più che altro risultano assai interessanti alcuni passaggi, che penso di ritenere i più importanti.
Ferrari, Elkann: il punto sulla “mentalità” a Maranello.
Dice Elkann: “Nel 2020 abbiamo avuto una stagione davvero negativa e una delle cose che mi ha sorpreso allora è che in realtà abbiamo fatto peggio nei pit stop rispetto alla nostra posizione in campionato. Era un indicatore della mentalità, perché alla fine per vincere davvero bisogna essere bravi in tutto. È vero che a margine, se non hai una macchina competitiva il resto non ti farà vincere, ma se hai questa attitudine è difficile che tu possa vincere”.
Parole che non si possono non condividere. Il presidente ha ritenuto di affidare il timone della rossa a Vasseur, pensando che sia la persona giusta al posto giusto. In molti hanno più di un dubbio, ma il tempo ci dirà se ci ha preso il presidente o ci hanno preso i critici. Per John il cambiamento si è reso necessario, da Binotto a Vasseur, proprio per non cercare alibi, per non adagiarsi nella mediocrità:
“Ferrari si sta muovendo al 100% nella giusta direzione e ho sicuramente visto il cambiamento positivo che speravo; la squadra è molto più unita con Vasseur e ci sono sicuramente persone di grande talento che vogliono venire a Maranello. Non avevamo questa cultura da quando Todt e Domenicali erano alla guida. Ci aveva abbandonato ma ora abbiamo la vera responsabilità che consiste nell’assumersi le proprie colpe. La cultura precedente, sbagliata, le deviava. Non si tratta più di incolpare, ma di essere finalmente responsabili”.
E’ evidente che qui ci sia una neanche troppo velata critica alla gestione di Binotto (e aggiungo anche di Arrivabene). Altro punto interessante, sulla formazione del team: “L’importante è avere la migliore squadra possibile, ben venga se sarà composta da donne e uomini provenienti da nazionalità e background diversi; la nostra identità è chiaramente definita come italiana e la spina dorsale della nostra organizzazione è italiana, ma questo non è in alcun modo un danno. Al contrario, è una base su cui è possibile integrare talenti molto forti provenienti da luoghi diversi”.
Il presidente ha fatto poi un passaggio interessante su Las Vegas e su quanto occorso a Sainz. Meglio tardi che mai: “Da un lato, ci sono molti cambiamenti nel modo in cui avviene l’evoluzione delle tecnologie, l’importanza di essere neutrali dal punto di vista delle emissioni di carbonio; in questo contesto è importante poter definire con chiarezza le regole e le applicazioni” sostiene il newyorkese di nascita.
Poi aggiunge: “Non vogliamo che si verifichino situazioni come quella del campionato 2021 o altre come quella di Las Vegas, in cui si viene penalizzati di 10 posizioni senza alcuna colpa. Quindi, dal punto di vista normativo, in termini di regole e applicazioni e di quello che abbiamo visto con i limiti di budget, queste sono aree in cui si vorrebbe avere più chiarezza“.
Mentre scriviamo leggiamo anche che il collega Umberto Zapelloni sul suo blog scrive di aver avuto modo di parlare con Elkann e di averlo trovato arrabbiato per le molte critiche. Ciò potrebbe essere una “spia” importante. Cioè che il presidente tenga alla squadra. Anche in questo caso, c’è un solo giudice. Il tempo. John si può certamente intestare la vittoria alla 24ore di Le Mans nel WEC. Tuttavia, per ora, in F1 si naviga in acque molto più impervie e tempestose.
Parliamoci chiaro. Che ci piaccia o no, John Elkann ha uno stile comunicativo che potremmo definire da “basso profilo”, poco emozionante. Prima ce lo mettiamo in testa meglio è. Non ci possiamo aspettare da lui dichiarazioni roboanti o una leadership carismatica. E’ fatto così. E non è mica detto che sia necessariamente un male alla fine. Al contrario potrebbe pure rivelarsi la tattica giusta.
Se porterà la Ferrari a vincere di nuovo con continuità, quella sarà la cosa veramente importante. Niente altro. Quella è la vera scommessa da far tremare i polsi, se considerate che non si vince un titolo dal 2008. D’altronde, Enzo Ferrari affermava che la macchina più bella è quella che vince, non quella esteticamente più accattivante. Dunque, attendiamo e vediamo.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi