giovedì, Dicembre 19, 2024

Ferrari SF-23, promesse non mantenute: pesante lezione di vita sportiva

C’era una volta la Ferrari SF-23. Era rossa con il Cavallino Rampante stampato sulla scocca. Le aspettative sue di lei erano altissime. Figlia legittima della comunque buona F1-75, la nuova monoposto italiana avrebbe dovuto sciorinare impunemente velocità iperuraniche. Questo il pensiero di Benedetto Vigna, uno dei tanti uomini che hanno il privilegio di avere a che fare con la rossa ma che, a quanto pare, non hanno colto l’occasione per farlo come si deve.

La SF-23, dicevamo, una monoposto iscritta al campionato mondiale di F1 edizione 2023. Fare la comparsa non era certo nelle mire del team di Maranello ma a conti fatti, tirando le somme, chiamando le cose con il proprio nome, la batosta inflitta tra capo collo dalla Red Bull resterà negli annali della massima categoria del motorsport. Un lezione di “vita sportiva” senza eguali. Un dominio schiacciante che ha ridicolizzato i competitor, Ferrari tra questi.

Mattia Binotto non c’è più ma continua a fare più danni della grandine. Questo è un po’ il pensiero generale dei ferraristi in quanto, sino a prova contraria, peraltro inconfutabile, la SF-23 nasce sotto il suo mandato fallimentare. Per questa ragione si può incolpare o dare responsabilità all’attuale gestione? In un certo senso no. Sappiamo che stravolgere un progetto sbagliato come il 675 non è possibile sotto la perfida scure del budget cap. Tuttavia un pensiero al riguardo bussa alla mente.

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Enrico Cardile, DT ad interim della Scuderia Ferrari al termine del GP di Monaco, affiancato da Riccardo Adami e Diego Ioverno, supplente di Mekies al muretto box della rossa

Sì perchè sebbene le cose non potevano cambiare radicalmente, per lo meno una curva di apprendimento fattuale avrebbe potuto produrre risultati differenti. Le scusanti ci sono? Forse. D’altronde perdere “pezzi tecnici” a inizio stagione e dover sopravvivere all’interno di un contesto prestazionale con risorse ridotte poi così semplice non era. E allora cosa rimane da dire? Tante cose, senza dubbio. Proviamo a farlo con massima proprietà di sintesi, per non rubare troppa vita al lettore.


Ferrari SF-23: le “caratteristiche iperuraniche” del progetto 675

La Ferrari SF-23 ha dimostrato di saper perdere molto bene. Intendiamoci… gli sforzi profusi nell’arco della stagione sono stati encomiabili. Ma in F1, esattamente come nella vita conta un sola cosa: le performance e conseguenti risultati. Su questo punto possiamo dire che la SF-23 ha fatto un sacco di capricci, sin dalla prima sgambata in pista che ha distrutto il morale dei piloti.

Una vettura difficile da capire. A volte quasi assurda, perché capace di cose strepitose in qualifica per poi affondare miseramente in gara. Una condizione tecnica che parte da basi erronee. Una sospensione anteriore debole che ha pregiudicato il resto dell’auto che forse poi così male non era. Un carico aerodinamico instabile corretto in parte dalla Spagna in poi, con una nuova struttura vorticosa più fattuale ma non del tutto esatta.

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il monegasco Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) on board sulla SF-23 – Gp Las Vegas 2023

Un reparto dinamico che ha forgiato uno schema sospensivo posteriore “a freccia”, peraltro copiato da Red Bull, capace di fornire una trazione bestiale alla rossa ma, al medesimo tempo, incapace di curare a dovere le coperture. Le gomme, proprio loro. Una parolina di 5 lettere che in F1 risulta sempre determinate. Un male oscuro, la loro gestione, che affligge Ferrari da molto tempo e sul quale i passi avanti mostrati sono sempre troppo pochi.

Una power unit straripante, la migliore sulla potenza nominale a quanto ci hanno detto, che però non ha dimostrato l’affidabilità richiesta. Questo come promesso il quadretto tecnico sbrigativo che ha dato vita ai risultati ottenuti in questa campagna agonistica. Ma ovviamente oltre al mero lavoro di ingegneri e tecnici relativi alla bontà delle proprie idee pensate sulla carta, esiste anche l’amministrazione delle capacità cognitive espresse attraverso l’opera aero-meccanica messa in pista per 22 domeniche.


Ferrari SF-23: l’amministrazione “curiosa” del progetto 675 favorisce la supremazia Mercedes

Per gestire al meglio le proprie risorse la cosa più importante è conoscersi. Capire e affrontare i propri limiti. Studiarli per poi correggerli, magari copiando da chi, a differenza tua, ha mostrato di saperlo fare senza troppi indugi. E invece pare che in Via Abetone Inferiore 4 tale scenario non abbia abitato a sufficienza i pensieri. Oppure, se al contrario di quanto detto lo ha fatto, risulta evidente come una soluzione al “grattacapo amministrazione” non abbia fatto presenza.

Il frutto maturo di questa condizione ha fatto si, ad esempio, che Mercedes sia stata in grado di precedere Ferrari nella classifica costruttori. E pazienza se si guadagnerà meno soldi, l’ultimo dei problemi della rossa. Anzi, se volgiamo dirla tutta, arrivare terzi significherà avere più tempo da spendere tra CFD e galleria del vento, due strumenti che fanno sempre molto comodo anche a stagione in corso e non solo in fase di progettazione.

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Lewis Hamilton (Mercedes AMG F1 Team e Carlos Sainz (Scuderia Ferrari)

Il fatto è che la W14 rivoltata come un calzino ha battuto la SF-23 e non va bene. È una questione di principio? Sì, lo è. Non doveva accadere tenendo presente che il team di Brackley, come nel 2022, aveva ancora una volta “ceffato” il progetto tecnico credendo nuovamente alle mirabolanti promesse dell’impostazione “zero pod”, strepitosa sulla carta ma totalmente ingestibile in pista.

Il quadretto che dipinge sulla tela del mondiale 2023 la “rossa dietro la nera” sottolinea con forza un concetto: la prerogativa massimizzare le risorse, caratteristica fondamentale in F1, è una pratica dove Mercedes ne sa decisamente di più. Lo sapevamo bene e durante gli ultimi mesi ne abbiamo avuto ulteriore conferma, purtroppo. In altre parole: strategie errate e speranzose, in molti casi nate da pensieri contaminati dalla paura, hanno fatto di Ferrari una perdente più di quanto poteva essere.


Ferrari: le promesse stile Vigna sulla SF-23 lasciamole ai politici

Il tema piloti non può essere tralasciato. Ferrari vede stringere i suoi volanti da due ragazzi giovani, pieni di grinta e talento. Quello del monegasco è superiore, d’accordo, ma quello dell’iberico di certo non sfigura. Eppure a fare brutta figura a più riprese sono stati proprio loro, “costretti” di frequente a governare una vettura inguidabile. Poi, quando la SF-23 ha finalmente deciso di essere più malleabile, le carenze tecniche hanno comunque affievolito lo spirito dei suoi alfieri.

I “due Carlo” hanno rinnovato. Estendere il loro contratto non è un solo gesto d’amore. D’altro canto i milioni di euro che pioveranno nelle tasche dei piloti convincono molto più di 1000 parole. Ma è pur vero che forse qualche altra soluzione futuribile c’era. Congetture inutili a parte, resta in fatto che i due continueranno a poggiare il culo sulla rossa e senza dubbio questo è un gran bene.

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Carlos Sainz e Charles Leclerc con le divise edizione Las Vegas

In tutto questo una precisazione va senz’altro fatta in vista dell’anno prossimo: non bisogna assolutamente promettere a Charles Leclerc e Carlos Sainz una monoposto vincente per la stagione 2024. Non si deve fare, nemmeno se le previsioni al simulatore saranno fenomenali. Meglio partire “a profilo basso”, anzi rasoterra se possibile. Non illudere nessuno, insomma. Le campagne elettorali lasciamole ai politici che forse ne hanno più bisogno.


Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz 

Immagini: Scuderia Ferrari

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